In un’indagine mirata, la Guardia di Finanza tre volte su quattro ha tolto il reddito di cittadinanza. Non solo, ha spiegato quali sono le principali cause di evasione fiscale: frodi e truffe.
Reddito di cittadinanza tolto tre volte su quattro. È questo ciò che emerge da un’indagine della Guardia di Finanza, che ha voluto precisare che questo è solo il risultato di ricerche mirate. Le Forze dell’Ordine hanno quindi eseguito i controlli solo per i casi “sospetti”, con il risultato che circa i tre quarti delle persone controllate non percepivano legittimamente il reddito.
Mentre il Governo Meloni stringe sul reddito di cittadinanza e numerose famiglie temono di finire al di sotto della soglia di povertà, i furbetti continuano a lucrare su questo sussidio e tra il 2020 e il 2021 sono state scoperte truffe per 127 milioni di euro, causando un accanimento da parte di una buona parte delle forze politiche.
Eppure, il reddito di cittadinanza non è l’unico sussidio sul quale si lucra, anzi. Infatti, come dimostrato da un rapporto della commissione europea del 2019 a gravare sull’economia italiana è sicuramente l’intero sistema dell’evasione fiscale che solo nel 2018 è costato allo stato 103 miliardi di euro, contro il quale il Governo non è intervenuto, anzi proponendo inizialmente un aumento del tetto
massimo dei pagamenti in contanti, norma che avrebbe potuto favorire l’evasione.
Ed è proprio su questo che si concentrano gli sforzi e le indagini della Guardia di Finanza, la quale ha spiegato come stanno realmente le cose con il reddito di cittadinanza e quali sono le principali cause dell’evasione fiscale. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Reddito di cittadinanza tolto tre volte su quattro: ecco cosa sta accadendo
Solo un percettore su quattro del Rdc sarebbe in regola secondo le indagini della Guardia di Finanza, la quale ha precisato che questo risultato è frutto di ricerche mirate proprio tra i “casi sospetti” in Sardegna.
Un dato che rimane significativo per il comandante interregionale della Guardia di finanza dell’Italia centrale, il generale di corpo d’armata, Bruno Buratti, il quale dopo la visita alla caserma “Efisio Satta” del comando regionale della Sardegna ha dichiarato che l’Italia si trova “in una situazione economica e di congiuntura internazionale non facile”.
Proveniamo da una situazione finanziaria che, già prima della crisi pandemica, era già abbastanza aggravata sul fronte del debito pubblico. In questo momento, abbiamo una grande sfida da sostenere, cioè quella della ripresa dell’economia che si basa molto sull’efficacia del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che con i suoi 235 miliardi complessivi, di cui un miliardo e mezzo sicuramente destinato alla Sardegna, gioca un ruolo abbastanza importante.
Il comandante ha poi puntualizzato che il compito del corpo della Guardia di Finanza è proprio quello di garantire che il sistema dell’economia venga “depurato” dai fenomeni di truffa e frode e da altre attività definite come “poste in essere da parassiti che non danno lavoro, che non producono ricchezza ma che, semplicemente, sfruttano il territorio per poi distogliere ricchezza per finalità personali” solitamente investendo o spostando i soldi fuori dall’Italia.
Evasione fiscale, quali sono le principali frodi: lo spiega la Guardia di Finanza
Il comandante Buratti ha infatti poi voluto spiegare quali sono i maggiori (e gravi) casi di truffa e frode che gravano sul sistema economico italiano. Come quei fenomeni di frodi strutturali, realizzati da professionisti, come l’evasione fiscale internazionale, cioè con la “delocalizzazione all’estero da parte di grossi gruppi industriali economici di attività prodotte in Italia”.
Concentrandosi sulla regione della Sardegna, Buratti ha infatti spiegato che questo è un fenomeno certamente “meno presente”, rispetto ad altre regioni d’Italia, ma non per questo assente. Nell’Isola ad esmepio sono state diverse frodi poste attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Ancora, spiega il comandante, ultimamente si è diffuso il fenomeno delle cosiddette partite Iva “apri e chiudi”, chiuse per sottrarsi agli adempimenti. Altro problema strutturale è quello dei prodotti che arrivano da oltre Europa - tendenzialmente dall’area asiatica - concentrando tutta l’immissione sul mercato e la competitività sulla “base di illeciti”. Prodotti che entrano in Italia con un valore dichiarato fortemente inferiore al reale, innescando una catena di società “apri e chiudi” che fa “lievitare” artificialmente il prezzo, rivestiti poi da etichette che ne dichiarano l’“italianità” come “ideato in Italia”. E come dichiarato da Buratti, la Guardia di Finanza farà di tutto pur di intervenire tempestivamente prima che questi fenomeni arrechino ulteriori danni economici all’Italia.
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