Reddito di cittadinanza tolto agli occupabili: chi sono e qual è la stretta pensata dal governo Meloni?
Il reddito di cittadinanza verrà tolto agli occupabili, ossia a coloro che sono nella condizione di poter lavorare. Il governo Meloni sembra aver deciso in favore della stretta al reddito di cittadinanza, penalizzando tutti coloro che nei primi 18 mesi di percezione della misura non hanno sfruttato a sufficienza le opportunità offerte dalla politica attiva connessa al provvedimento, non riuscendo a trovare un lavoro.
Sembra essere questo l’orientamento in vista della Legge di bilancio 2023 che verrà approvata oggi, con Giorgia Meloni che sembra essersi persino scontrata con la ministra del Lavoro Marina Calderone, che per il reddito di cittadinanza avrebbe preferito un approccio soft.
Una stretta ci sarà quindi e a farne le spese saranno i cosiddetti occupabili. Ma di chi si tratta? Chi sono i beneficiari che rischiano di perdere, se non ora tra 6 mesi, il diritto alla misura? Si tratta, secondo le stime dell’Inps, di circa 600 mila persone, che potrebbero ridursi a 300 mila qualora si decidesse di tutelare i nuclei familiari con minori o disabili a carico.
Chi sono i soggetti occupabili che prendono il reddito di cittadinanza
La normativa che ha introdotto il reddito di cittadinanza suddivide la platea dei beneficiari in due categorie: gli occupabili e i non. È sui primi che si concentrerà la stretta al reddito di cittadinanza annunciata dal governo, i quali rischiano di perdere il diritto alla misura nell’immediato futuro.
Nel dettaglio, l’occupabilità di un soggetto è data dall’età anagrafica nonché dalle condizioni di salute, come pure dallo stato sociale. Chiariamo, secondo normativa, sono occupabili - ai fini del reddito di cittadinanza - i soggetti:
- di età compresa tra i 18 anni (compiuti) e i 65 anni (non compiuti);
- con uno stato di salute che non impedisce lo svolgimento delle mansioni proprie all’attività lavorativa. Ad esempio, non sono occupabili gli invalidi con capacità lavorativa ridotta di almeno il 45%, come pure le donne in gravidanza;
- che non svolgono già un’attività lavorativa, sia come autonomi che come subordinati;
- che non frequentano un corso di studi o di formazione, purché quest’ultimo preveda il conseguimento di un titolo riconosciuto a livello regionale.
Quindi, chi è maggiorenne, con meno di 65 anni, non ha un lavoro e non frequenta corsi di studio o formazione, ed è nella condizione psico-fisica per poter andare a lavorare, è considerato un soggetto occupabile e quindi è soggetto al rispetto degli obblighi imposti dalla normativa, come ad esempio la sottoscrizione del Patto per il lavoro con il centro per l’impiego.
L’unica eccezione è rappresentata da coloro sui quali gravano incarichi di cura sui minori di 3 anni o sulle persone con disabilità grave: questi, infatti, sono esonerati dal rispetto della condizionalità e quindi non sono obbligati a intraprendere un percorso di reinserimento nel mercato del lavoro.
Agli occupabili verrà tolto il reddito di cittadinanza?
Agli occupabili verrà dato un tempo limite per trovare un nuovo impiego, dopodiché il reddito di cittadinanza verrà tolto. Secondo le indiscrezioni, verrà posto un limite di 18 mesi, al pari di quanto già previsto oggi.
Tuttavia, a differenza di quanto accaduto fino a ora, al termine dei 18 mesi di percezione gli occupabili non potranno rinnovare il reddito di cittadinanza.
Bisognerà capire se questo meccanismo verrà attuato fin da subito o solamente tra 6 mesi, quel che è certo è che il governo intende procedere con un giro di vite che, a seconda dei casi, potrebbe coinvolgere dalle 600 alle 300 mila persone.
A quali occupabili verrà tolto il reddito di cittadinanza?
Secondo le stime dell’Inps, sono 660 mila le persone che prendono il reddito di cittadinanza ma sono nella condizione di poter lavorare. Tuttavia, il governo potrebbe decidere di concentrarsi solamente su coloro che fanno parte di nuclei familiari dove non ci sono minori o disabili, il che ridurrebbe la platea a 372 mila persone.
Reddito di cittadinanza tolto anche a chi non manda i figli a scuola
Ma il reddito di cittadinanza verrà tolto anche per i nuclei familiari che non rispettano l’obbligo scolastico per i minori a carico. Laddove i genitori dovessero decidere di non mandare i figli a scuola, allora il reddito di cittadinanza verrà tolto.
D’altronde, secondo i numeri che circolano nella maggioranza, è proprio nei nuclei familiari più poveri, dove appunto si ha diritto al reddito di cittadinanza, che gli abbandoni scolastici sono più frequenti.
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