Reddito di cittadinanza, secondo il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, c’è solo una cosa da fare: “Chi perderà il sussidio deve mettersi fin da subito alla ricerca di un lavoro”.
Reddito di cittadinanza, parole dure di Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro per il governo Meloni: “Chi è in grado di lavorare si attivi subito per cercare uno tra i 500 mila posti vacanti presso le aziende italiane”.
Che tra il reddito di cittadinanza e uno dei maggiori esponenti della Lega non fosse scoccata la scintilla non è un mistero, anche se va detto che quando la misura venne approvata, nel 2019, Durigon faceva parte del governo Conte in qualità di sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro. Insomma, contribuì, insieme a Di Maio, allora ministro del Lavoro, ad approvare la misura che ha poi smantellato con la legge di Bilancio 2023, con cui la durata massima viene portata - con alcune eccezioni - a 7 mesi e ne viene disposta la totale cancellazione a partire dal 2024.
E negli ultimi giorni la trattazione a riguardo si è fatta persino più severa nei confronti di quei beneficiari del Rdc considerati occupabili: se da una parte c’è chi, come la ministra del Lavoro Marina Calderone, assicura che verrà fatto il possibile per supportare i suddetti percettori nella ricerca di un lavoro, contribuendo alla loro formazione laddove necessario, dall’altra c’è chi come Durigon pretende che siano questi a doversi attivare in prima persona, dal momento che secondo gli ultimi dati i posti messi a disposizione dalle aziende italiane sono sufficienti per dare lavoro alla maggior parte degli occupabili che perderanno Reddito di cittadinanza nei prossimi mesi.
Ma è davvero così?
Ecco cosa deve fare, secondo Durigon, chi perde il Reddito di cittadinanza
Secondo il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, le ultime prospettive del mercato del lavoro sono incoraggianti e confermano che il governo ha preso la giusta decisione nel tagliare il Reddito di cittadinanza già nel 2023 (riducendo la durata massima da 12 a 7 mesi).
Nel dettaglio, secondo Unioncamere e Anpal, nel mese di gennaio le imprese saranno alla ricerca di 504 mila lavoratori, ed entro fine marzo saranno 1,3 milioni i posti disponibili per le assunzioni. Una crescita del 10,1% rispetto allo scorso anno, quando i posti messi a disposizione delle aziende erano 46 mila in meno.
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Ed è per questo motivo che, secondo Durigon, chi sta per perdere il Reddito di cittadinanza dovrebbe mettersi subito alla ricerca di un lavoro:
La vera sfida non è dare un sussidio, ma il lavoro. E le offerte non mancano, visto che le aziende cercano 500 mila lavoratori secondo Anpal-Unioncamere.
Il compito del governo sarà duplice: da una parte potenziare formazione e incentivi, in quanto “lo Stato ha il dovere di prospettare soluzioni agli occupabili”, e dall’altra “cercare di fare il possibile per incrociare domanda e offerta”, mettendo quindi a disposizione dei percettori del Rdc le varie opportunità d’impiego.
Reddito di cittadinanza, nessun passo indietro
Una cosa è certa, sul Reddito di cittadinanza non ci saranno ritorni al passato: anzi, il governo è pronto a utilizzare il pugno duro nei confronti di chi è nella condizione di poter lavorare.
“Il sistema del Reddito ha fallito: è evidente a tutti”, dichiara Durigon, il quale poi assicura che il governo lo toglierà solamente “a chi può lavorare e si adagia nella sua condizione attuale”.
Quello che Durigon non dice
Intanto è bene smentire una dichiarazione del sottosegretario, ossia quella secondo cui il Rdc verrà tolto solo a chi è nella condizione di poter lavorare. Ebbene, non è così: la legge di Bilancio 2023, infatti, ne riduce per tutti la durata da 12 a 7 mesi, senza preoccuparsi di valutare se il nucleo familiare è composto da persone occupabili o meno.
L’unica deroga riguarda i nuclei dove ci sono minori, disabili oppure over 60: questi continueranno a prendere il Rdc per 12 mesi, anche qualora nel nucleo ci siano altri componenti che risultano occupabili.
Il Rdc, quindi, viene tolto a tutti, eccetto che per i nuclei in cui c’è almeno un componente under 18, over 60 o disabile. Negli altri casi non viene fatta distinzione tra chi effettivamente non vuole lavorare e chi invece non può farlo, ad esempio perché nel frattempo ha intrapreso un percorso di studi o formazione.
E ancora, sembra essere troppo semplicistica la dichiarazione per cui “ci sono 500 mila posti di lavoro a disposizione dei beneficiari del Reddito di cittadinanza”. Siamo sicuri che le aziende siano effettivamente disposte ad assumere un percettore di Rdc, che - stando ai dati - nella maggior parte dei casi manca di titoli e competenze per poter svolgere alcuni dei lavori più richiesti al momento? Senza dimenticare poi che tra le regioni in cui si cerca manodopera o personale la maggior parte riferiscono al Nord Italia, mentre il maggior numero di percettori di Rdc è al Sud.
Insomma, l’incrocio tra domanda e offerta non sembra essere così semplice come invece lo si vuole far passare, e lo stesso vale per la formazione di chi non ha competenze o titoli per lavorare: già in questi anni si è tentato, persino con il contributo degli enti privati, di fornire una formazione adeguata ai percettori del Rdc, ma con scarsi risultati.
Perché nel 2023 questa situazione dovrebbe cambiare? Meloni parla di risorse del Pnrr, ma bisogna considerare quanto tempo ci vorrà prima che il sistema venga messo a punto, probabilmente anni mentre il Reddito di cittadinanza verrà tagliato tra 7 mesi.
Insomma, con questo non vogliamo criticare la decisione, politica, del governo Meloni di cancellare il Rdc, ma è importante d’altra parte evitare dichiarazioni troppo semplicistiche, facendo passare il messaggio che chi oggi non ha un lavoro e prende il Rdc lo ha fatto per scelta personale.
Spesso il lavoro per questi percettori non c’è e di certo non sono i 43 mila posti in più rispetto a gennaio 2022 a risolvere il problema.
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