La Misura d’inclusione attiva (Mia) “farà più danni che altro”. Il nuovo Reddito di Cittadinanza, con queste parole, è stato bocciato dagli esperti di politiche economiche di contrasto alla povertà.
Il governo Meloni è iniziato con una promessa: eliminare il Reddito di Cittadinanza. Dopo mesi di lavoro, e passando attraverso una modifica significativa del RdC, si è giunti finalmente alla Misura di inclusione attiva, meglio nota come Mia. Non è un nuovo Reddito di Cittadinanza perché cambia tutto, dai requisiti agli importi.
Mia è stata presentata come una misura in grado di rispondere e risolvere i problemi del Reddito di Cittadinanza, ma secondo gli esperti la Misura di inclusione attiva non risolve proprio nulla, anzi. Secondo il professore di Politica Economica del Dipartimento di Economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, la nuova misura accentuerà le problematicità non solo del RdC, ma in generale della condizione di povertà.
Baldini non è l’unico a criticare Mia. Insieme a Cristiano Gori, docente di Politica Sociale all’Università di Trento, hanno realizzato il rapporto Caritas sul Reddito di Cittadinanza. Nel rapporto criticano il sistema perché questo sfugge a chi è davvero in condizioni di povertà e avrebbe bisogno di supporto. Anche la riforma Mia ha gli stessi problemi alla basa, se non di più.
Ecco cosa dicono gli esperti di economia e di politiche economiche di contrasto alla povertà sulla riforma del Reddito di Cittadinanza e perché hanno bocciato la Misura di inclusione attiva (Mia).
Mia non migliora il Reddito di Cittadinanza: il problema degli “occupabili”
L’Espresso ha intervistato i professori Gori e Baldini per avere un commento sul nuovo sistema di sostegno alla povertà chiamato “Mia”, ovvero Misura di inclusione attiva. Cristiano Gori è stato il più caustico sulla misura, sottolineando come questa farà un sacco di danni. Il motivo è che la riforma ha scelto di continuare a definire gli “occupabili” in base alla composizione famigliare. “Una scelta fatale e che a cascata farà un sacco di danni”, dice Gori.
Secondo Gori infatti non si possono definire “occupabili” coloro che non hanno un figlio minorenne o altri carichi famigliari (un disabili o un ultrasessantenne a carico), perché questo vuol dire definire “occupabili” anche le persone che non lo sono perché hanno condizioni economiche, sociali e famigliari di grande complessità e gravità.
“Ridurre loro la misura di sostegno al reddito significa buttarle in mezzo alla strada”, continua, spiegando che così facendo si stanno costruendo le basi per il fallimento della riforma stessa, che non è in grado di individuare chi davvero può entrare nel mondo lavorativo.
Mia e inflazione: diminuzione contributo e assenza di sostegno per l’affitto
Il professore Massimo Baldini punta la propria critica all’espetto economico, dalla riduzione della soglia Isee, all’eliminazione del sostegno all’affitto. La soglia Isee preoccupa il professore perché crea disparità regionale, tra chi vive al Nord e chi vive al Sud. Anche con il RdC si era presentato il problema del costo di vita. Seppur con un Isee maggiore, il costo della vita al Nord rendeva e rende equiparabili le condizioni di povertà in tutta la penisola. In altre parole “la misura non tiene conto del fatto che vivere al Nord costa di più ed è quindi necessario un maggiore contributo per evitare di finire in povertà”, dice Baldini.
Un dato ancora più preoccupante, alla luce dell’aumento del costo della vita, è l’assenza di un contributo per l’affitto. il governo intende valutare soluzioni alternative e sembra esserci l’intenzione di modulare il contributo affitto in base al numero di componenti, ma intanto l’unica certezza è che nella bozza è sparito il riferimento all’affitto.
L’assenza del contributo è grave, soprattutto se si considera che è stato proprio il governo Meloni a far saltare il Fondo nazionale per gli affitti che serviva per evitare gli sfratti.
Shock povertà: Mia e il governo non pensano all’occupazione
L’eliminazione del Rdc ha come scopo non velato quello di aumentare l’occupazione contro i cosiddetti “furbetti”. Il problema è che mancano le condizioni per l’attivazione di un lavoro a una platea così ampia. È vero che ci sono molti annunci di lavoro, anche solo nei mesi di marzo-aprile, ma esiste un importante disallineamento tra le competenze richieste e quelle possedute dai cosiddetti occupabili.
Se il RdC - almeno prima della pandemia di coronavirus - aveva come scopo quello di reintrodurre le persone nel mondo del lavoro; Mia al contrario non ammette l’assenza o la carenza di politiche attive del lavoro e di strumenti per l’attivazione al lavoro. Per usare le parole conclusive del professor Baldini, sembra che trovare lavoro sia un problema dei poveri che devono risolvere da soli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA