Reddito di cittadinanza, cambia tutto e si suddivide in due diverse misure: nascono Garanzia d’inclusione e Garanzia per l’attivazione lavorativa. Ecco chi ne avrà diritto e di che importi si tratta.
Il nuovo Reddito di cittadinanza non si chiamerà Misura d’inclusione attiva: sarà suddiviso in due diverse misure, di cui la prima si chiamerà Garanzia per l’inclusione e verrà riconosciuta ai soli nuclei in cui sono presenti almeno un minore, un disabile o un over 60, mentre l’altra - Garanzia per l’attivazione lavorativa - a tutte le altre famiglie in condizione di povertà.
Rispetto a quanto circolato con la prima bozza della riforma del Reddito di cittadinanza sono cambiati anche importi e requisiti, quindi è necessario un aggiornamento.
Il provvedimento definitivo dovrebbe arrivare sul tavolo al più presto sul tavolo del Consiglio dei ministri così da fornire ai percettori del Reddito di cittadinanza una prospettiva per il futuro. Confermata quindi la distinzione tra due platee di beneficiari, così come la mancata stretta agli occupabili: l’unico criterio con cui verrà definito se una famiglia ha diritto all’una o all’altra misura riguarda il nucleo familiare, in quanto non ci saranno strette per coloro che al loro interno hanno almeno un componente minore, disabile oppure over 60.
Anche il nuovo Reddito di cittadinanza sarà legato in ogni caso alla partecipazione a una politica attiva: bisognerà quindi impegnarsi per la ricerca attiva di un lavoro, nonché frequentare un corso di formazione laddove se ne rilevi la necessità. E per i furbetti tornano le sanzioni penali: da 2 a 6 anni di carcere.
Ma andiamo con ordine e facciamo chiarezza - tenendo conto che si tratta ancora di indiscrezioni - su come è cambiata la riforma del Reddito di cittadinanza nelle ultime settimane nonché su quali saranno beneficiari e importi delle nuove prestazioni.
Chi ne avrà diritto
Dimenticate quanto avevamo detto riguardo alla Misura d’inclusione attiva: come vi avevamo anticipato si trattava di una bozza soggetta a modifiche ed effettivamente così è stato visto che il governo ha ritenuto necessario aggiustare il tiro rivedendone alcuni aspetti, a partire dal nome.
Nel dettaglio, avremo:
- Garanzia d’inclusione per i nuclei in cui è presente almeno un minore, un disabile o un over 60;
- Garanzia per l’attivazione lavorativa per tutte le altre famiglie in condizione di povertà.
Il nuovo provvedimento, ancora in bozza, conta di 43 articoli e sarà un prossimo Consiglio dei ministri a valutarne l’approvazione. Per adesso sappiamo che ad averne diritto saranno le famiglie che soddisfano dei requisiti più severi rispetto a quelli previsti dal Reddito di cittadinanza: ad esempio, il limite Isee passerà dagli attuali 9.360 a 7.200 euro nel caso della Garanzia per l’inclusione, mentre per la Garanzia per l’attivazione lavorativa il limite scende persino a 6.000 euro.
Il reddito familiare, invece, non deve essere superiore a 6.000 euro, soglia che verrà moltiplicata per il parametro di scala di equivalenza per i nuclei familiari più numerosi. Parametro che verrà così calcolato:
- per il primo componente si assegna un valore pari a 1;
- per gli altri componenti maggiorenni si assegna, come oggi, uno 0,4;
- cambia invece il parametro per i minorenni, che si riduce dallo 0,2 attuale a un meno vantaggioso 0,15 per quelli con meno di 3 anni, 0,10 per gli altri.
Come altri requisiti, invece, il valore del patrimonio immobiliare - in cui non viene compresa la prima casa - non può superare i 150 mila euro, mentre per quanto riguarda il patrimonio mobiliare la somma base dovrebbe essere 10 mila euro (ma anche questa sarà incrementata a seconda della composizione del nucleo). Confermato anche il divieto di possedere auto di cilindrata superiore a 1.600 cc, o moto oltre i 250 cc.
Gli importi
Così come per il Reddito di cittadinanza, anche le due nuove misure consistono in una sola integrazione al reddito. Quindi, spetterà un importo appena necessario a raggiungere la soglia reddituale individuata dopo l’applicazione del parametro di scala di equivalenza.
Soglia che come visto sopra è pari a 6.000 euro per la persona sola: quindi l’importo di partenza sarà, come per il Reddito di cittadinanza, pari a 500 euro al mese, a cui si aggiunge la componente per il rimborso dell’affitto pari a 280 euro.
Si riduce invece del 25%, scendendo così a 350 euro, l’importo per quei nuclei familiari in cui non sono presenti minori, disabili oppure over 60, ossia per i percettori della Garanzia per l’attivazione lavorativa. E nel caso in cui in famiglia dovesse esserci un secondo richiedente, l’importo per quest’ultimo sarà di massimo 175 euro.
Per quanto riguarda la durata, invece, sarà invariata quella della Garanzia d’inclusione: 18 mesi, rinnovabili poi previa la sospensione di un mese. Per i percettori della Garanzia per l’attivazione lavorativa, invece, il sostegno sarà erogato per 12 mensilità appena.
Arriva la Carta di inclusione
Le carte Rdc dovranno essere consegnate: il nuovo beneficio, infatti, verrà erogato su una carta differente, chiamata per l’occasione Carta di inclusione. Il funzionamento è simile a quello attuale: ci sarà un elenco di beni non acquistabili e il limite di prelievo sarà di 100 euro mensili (che dovrebbe essere soggetto al parametro di scala di equivalenza).
Cosa cambia per gli occupabili
Laddove nel nucleo familiare dovessero esserci componenti in condizione di lavorare, per questi vi è l’obbligo di prendere parte a una serie di iniziative di orientamento e formazione, il tutto finalizzato all’ottenimento di un nuovo impiego.
Nel dettaglio, in primis bisognerà iscriversi a una nuova piattaforma che si chiamerà “Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa”: sarà qui che verranno caricate le offerte di lavoro, nonché i Curriculum dei percettori, così che il sistema possa aiutare il matching tra domanda e offerta.
Nel caso della Garanzia per l’inclusione attiva, inoltre, i percettori dovranno presentare immediatamente la Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro.
Novità anche per chi assume un percettore di una delle due misure: nel caso di contratto a tempo indeterminato, sia pieno che part-time, come pure laddove venga avviato un apprendistato, è riconosciuto uno sgravio contributivo del 100% per un massimo di 24 mesi, nel limite annuo però di 8.000 euro.
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