Redditometro addio, ecco come il Fisco scopre quanto guadagni

Patrizia Del Pidio

29 Agosto 2024 - 12:38

Abolito ufficialmente il redditometro, ma il Fisco scopre lo stesso i redditi che si guadagnano. Vediamo come fa.

Redditometro addio, ecco come il Fisco scopre quanto guadagni

Con il Dlgs 108 del 2024 il Fisco ha detto definitivamente addio al redditometro, lo strumento che serviva a far scoprire all’amministrazione tributaria i guadagni reali dei contribuenti.

L’abolizione del redditometro, però, non comporta uno stop definitivo alla ricostruzione del reddito dei contribuenti basandosi sulle spese effettuate.

Per gli evasori, quindi, tenere un tenore di vita che non rispecchia i redditi dichiarati potrebbe essere ancora rischioso, anche se i controlli con il nuovo strumento che ha preso il posto del redditometro, sono mirati e non più generalizzati. Il decreto in questione, quindi, non ha cancellato la possibilità di avviare controlli fiscali sui redditi presunti dalla spese effettuate nel periodo di imposta, ma ha solo cambiato alcuni parametri.

Il redditometro non viene, quindi, del tutto abolito, ma subisce una trasformazione che permette ancora di stanare gli evasori. Il meccanismo di quello che è stato definito uno strumento nuovo non è molto diverso da quello del redditometro; l’unica differenza, sostanziale, è rappresentata dallo scostamento necessario per far entrare in gioco il controllo fiscale.

Si tratta di uno scostamento nettamente superiore a quello previsto dal redditometro per fare in modo che l’accertamento induttivo del reddito scatti solo in presenza di elevato rischio evasione fiscale.

Il decreto legislativo 108 del 5 agosto 2024 apporta profondi cambiamenti al redditometro, non cambiandone, in ogni caso, la sostanza. Cambia il nome, cambiano i prarametri, ma l’evasometro è uno strumento del tutto simile al redditometro, ma utilizzato solo in presenza di un alto scostamento tra reddito dichiarato e spese effettuate. Scopriamo come il Fisco scopre quanto guadagni.

Addio redditometro, arriva l’evasometro

Le spese di cui si terrà conto per far scattare l’evasometro sono le stesse utilizzate per il redditometro:

  • l’acquisto di una casa;
  • acquisto di un’auto;
  • contratti di locazione;
  • viaggi;
  • mutuo;
  • acquisto di gioielli e opere d’arte;
  • abbonamenti a palestre:
  • assicurazioni;
  • visite mediche;
  • spese per collaboratori domestici;
  • animali domestici;
  • pranzi e cene al ristorante;
  • circoli sportivi;
  • giochi online;
  • ecc…

La vastità delle spese che rientrano nella determinazione induttiva del reddito con il redditometro troppo spesso faceva finire nel mirino degli accertamenti fiscali i “falsi positivi”, ovvero coloro che erano in regola con dichiarazioni e versamento delle imposte, ma che per il redditometro erano a rischio evasione fiscale.

Per questo motivo il redditometro viene di fatto mandato in pensione per mettere al suo posto l’evasometro, uno strumento che ha un funzionamento molto simile, ma con uno scostamento molto più alto per far scattare i campanelli d’allarme. Sotto l’occhio del nuovo strumento andranno coloro che non dichiarano niente e i grandi evasori.

Il Fisco come scopre quanto guadagni?

Cosa è cambiato con l’abolizione del redditometro? Poco, sicuramente, e il cambiamento fondamentale è che l’evasometro potrà essere utilizzato solo in presenza di uno scostamento molto alto per ricostruire il tenore di vita di chi è ad alto rischio di evasione fiscale.

L’accertamento induttivo, infatti, potrà essere utilizzato solo quando il reddito complessivo accertabile sia superiore di almeno un quinto a quanto dichiarato dal contribuente e di valore di almeno 10 volte l’importo annuo dell’assegno sociale Inps.

Prima di procedere all’accertamento è prevista una doppia soglia di cui tenere conto e nello specifico le due condizioni seguenti devo sussistere allo stesso tempo:

  • scostamento tra reddito presunto e quello dichiarato di almeno il 20%;
  • lo scarto tra reddito dichiarato e quello presunto deve essere superiore a 10 volte l’importo annuo dell’assegno sociale.

La prima condizione è la stessa prevista dal redditometro, a essere interessante è la seconda. L’assegno sociale annuo nel 2024 ha un importo pari a 6.947,33 euro e questo significa che per scattare i controlli fiscali lo scostamento deve essere superiore a 69.473,30 euro.

Si tratta di una novità importantissima perché se con il redditometro per reddito dichiarato di 20.000 euro sarebbe bastato un reddito ricostruito di 24.000 euro (il 20% di scostamento), con il nuovo evasometro serve un reddito ricostruito di quasi 90.000 euro per far scattare il campanello di allarme.

Anche con l’evasometro il contribuente può dimostrare la provenienza delle somme

Non è detto che se scatta il controllo fiscale per uno scostamento superiore a quello limite previsto, il contribuente debba essere per forza un evasore fiscale. Anche con l’evasometro, infatti, il soggetto può dimostrare di aver effettuato le spese che hanno fatto scattare l’accertamento con redditi esenti, con una donazione o una vincita (soggetta a ritenuta alla fonte)

Il soggetto, inoltre, può anche dimostrare che la spesa sostenuta aveva un importo inferiore a quello ipotizzato dal Fisco o che sia stata pagate con i risparmi accumulati negli anni precedenti. In ognuno dei casi, però, non basta soltanto la parola del contribuente, ma è necessaria prova documentale che supporti quanto si afferma.

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