Il livello del fiume è sceso sotto la quota-limite di 40 centimetri per la siccità: navigazione ferma dopo il record di prezzo per i noleggi? E i futures del gas per marzo 2024 volano a 174 euro MWh
Le previsioni meteo erano state tanto impietose, quanto nette: nessuna precipitazione, il livello del Reno rischia di scendere ancora a causa della siccità quasi senza precedenti. E altrettanto chiara era stata l’autorità preposta alla navigazione: se si scende sotto la quota limite dei 40 centimetri, lo stop alla navigazione potrebbe diventare inevitabile.
Detto fatto, oggi pomeriggio è accaduto questo:
il Reno ha visto le sue acque scendere a 39 centimetri nel punto di snodo di Kaub, a ovest di Francoforte. Apparentemente, solo un accadimento formale. E in effetti, le autorità non hanno ancora bloccato la navigazione, ricordando però il precedente del 2018, quando si arrivò a 33 centimetri e intere tratte vennero chiuse. E se il meteo non esclude che quel livello potrebbe essere raggiunto già entro la fine della prossima settimana, per qualcuno quella soglia psicologica è stata sufficiente a far scattare la precauzione: A questi livelli le nostre chiatte non possono navigare senza rischi, quindi ci fermiamo, ha dichiarato la compagnia di trasporto Contargo GmbH & Co.
Per adesso, solo un operatore ha formalizzato il blocco ma il timore è che nelle prossime ore altri si uniscano, limitando quantomeno il servizio alle tratte meno rischiose. Nemmeno a dirlo, carbone e combustibili destinate alle centrali e alle fabbriche subiranno ritardi e mancate consegne. Il tutto alla luce di questo:
se infatti lo stop generalizzato alla navigazione pare rimandato di qualche giorno, ecco che invece la speculazione sul costo del servizio è già andata in scena. In un solo giorno, il costo per movimentare diesel su chiatta è aumentato del 30%, tanto da aver spinto il managing director della Rhine Stalwart Reederei Jaegers GmbH, Gunther Jaegers, a dichiarare come quanto sta accadendo è totalmente folle, in tutta la mia vita professionale non ho mai assistito a nulla del genere. E il grafico parla chiaro, stante il distacco siderale già venutosi a creare rispetto al picco di prezzo dei noli raggiunto durante la siccità del 2018.
Ma attenzione, perché la situazione potrebbe peggiorare. E di molto. Dando un’occhiata alle valutazioni dei contratti trattati all’ICE rispetto ai futures del Dutch, il gas naturale europeo scambiato ad Amsterdam, si nota qualcosa di decisamente inquietante. Al di là del ritorno sopra quota 200 euro per MWh del contratto per settembre (205,28 euro), a far riflettere è il fatto che per scendere sotto quota 200 di debba arrivare al contratto di consegna aprile 2023, fissato oggi a 193,22 euro. Ma ecco che se quello relativo addirittura al quarto trimestre dell’anno prossimo resta in area 182 euro, addirittura la negoziazione legata ai contratti sul primo trimestre 2024 oggi ha chiuso a 174 euro.
Tanto per mettere la questione in prospettiva, giova ricordare come solo il 23 febbraio - il giorno precedente all’invasione russa dell’Ucraina . la valutazione intraday sulla scadenza più ravvicinata era stata di 87,5 euro per MWh. E se Vladimir Putin rispondesse alla controffensiva ucraina - resa possibile dalle nuove armi fornite dagli Usa - colpendo l’Europa e chiudendo del tutto i rubinetti di Gazprom attraverso Nord Stream 1, oggi già al 20% della capacity a causa della turbina tedesca della discordia? Sarà per questo che Olaf Scholz, proprio oggi, ha posto il veto in sede Ue alla proposta di stop alla circolazione di cittadini russi nell’Unione attraverso il blocco ai visti turistici?
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