Renzi è indagato dalla Procura di Roma per le vicende relative alla realizzazione del documentario su Firenze. Come compenso, l’ex premier ha ricevuto quasi mezzo milione di euro.
Matteo Renzi indagato insieme a Lucio Presta dalla Procura di Roma. Le ipotesi di reato sono finanziamento illecito e false fatturazioni circa il documentario del leader di Italia Viva sulla sua città, “Firenze secondo me”.
Il documentario era stato realizzato dalla casa di produzione Arcobaleno 3, della famiglia Presta, e andato in onda su Discovery Channel con risultati di pubblico molto scarsi, ovvero il 2%.
Ad aver sollevato l’attenzione degli inquirenti è stato il basso prezzo pagato da Discovery per il documentario, appena 20mila euro, confrontato con il compenso molto superiore intascato da Renzi, ovvero 454mila euro.
Renzi indagato per documentario «Firenze secondo me»
A fronte di una cifra così alta, la Procura e gli agenti del nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ritengono che dietro il compenso possa celarsi un finanziamento illecito al leader di Italia Viva come politico.
Insieme a Lucio Presta è indagato anche l’amministratore delegato della società, il figlio Niccolò, anche per una serie di ipotesi di reati fiscali per “prestazioni mai effettuate”.
I finanzieri hanno già effettuato nei giorni scorsi, su delega dei pm romani, perquisizione nelle case dei Presta e negli uffici della società, dove sono stati sequestrati alcuni documenti.
Renzi indagato, la risposta del senatore
“Oggi alle cinque e mezza mi chiama un giornalista, Emiliano Fittipaldi, e mi dice ’senatore, ti comunico che sei indagato dalla procura di Roma’. Di solito queste comunicazioni le fanno i magistrati o la polizia giudiziaria, in Italia l’informazione viene data da un giornalista”. Questo il commento del senatore di Rignano sull’Arno in un video su Facebook.
Continuando, Renzi si dice convinto che l’indagine non sta né in cielo né in terra e che andrà avanti. “Quello che riguarda è tutto trasparente e tracciato. Io non ho niente da nascondere e nulla di cui vergognarmi”, conclude.
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