Riapertura degli stadi: dopo un graduale via libera da parte di alcune Regioni, anche il Comitato tecnico-scientifico e il Governo hanno dato l’ok all’ingresso per 1.000 spettatori
Gli stadi riaprono con gradualità, ma in tutta Italia, dopo che nel primo giorno di campionato di Serie A si erano riaccese le tensioni sulle regole da seguire per dare il via libera ai tifosi di tornare sugli spalti.
La decisione di riaprire tutti gli stadi per la Serie A è arrivata dopo che alcune Regioni avevano firmato un’ordinanza per consentire il graduale ritorno a tifare di persona la propria squadra. Una direzione in ordine sparso che non era piaciuta a Paolo Dal Pino, presidente della Lega di Serie A.
Di conseguenza il ministro Boccia ha convocato una riunione in videoconferenza con i ministri dello Sport Spadafora, della Salute Speranza e il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini.
Subito dopo la riunione, il ministro Spadafora ha annunciato il via libera alla riapertura degli stadi, ma solo a un limitato numero di persone.
Che succede nel mondo del calcio e sulla questione stadi aperti ai tempi del coronavirus?
Stadi aperti di nuovo
Nell’ambito dell’autonomia regionale concessa, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia hanno già riaperto al pubblico gli stadi.
Naturalmente con il rispetto delle regole e con precise limitazioni: solo 1.000 spettatori negli impianti all’aperto, con posto a sedere, senza spostamenti durante l’evento e con mascherina obbligatoria per recarsi fino agli spalti.
In seguito alla decisione, i ministri competenti si sono riuniti con i presidenti di Regione per chiedere l’estensione della decisione su tutto il territorio nazionale. L’accordo, grazie anche all’apertura del Cts, è stato trovato.
L’annuncio lo ha fatto lo stesso ministro dello Sport, Spadafora, con un post su Facebook in cui ringrazia “il Ministro Speranza e i presidenti delle Regioni per aver condiviso questa linea”.
Da sottolineare, però, che la partita di stasera, 19 settembre, Verona-Roma, sarà ancora a porte chiuse per mancanza di tempo organizzativo dalla firma dell’ordinanza.
Polemica Lega Serie A e ministro Spadafora
La novità della riapertura degli stadi non era piaciuta a Dal Pino, che aveva subito mandato un messaggio piccato al Governo:
“Non mi piace dirlo, ma lo devo fare a voce alta, il calcio merita rispetto, bisogna pianificare le cose dialogando. A luglio abbiamo fatto un documento con 300 pagine con i migliori consulenti su come riaprire progressivamente gli stadi in totale sicurezza. Nessuno ci ha mai chiamato....rispetto al nostro Ministero dello Sport evidentemente il dialogo non è quello che dovrebbe essere”
C’è tensione, quindi, nel mondo del calcio. Il ministro, chiamato in causa, ha così replicato:
“Ho letto con stupore le dichiarazioni di Dal Pino sulla mancanza di dialogo tra il Governo e il mondo del calcio. Il Dpcm in vigore dai primi di agosto e rinnovato a settembre consente dei margini di intervento ai presidenti delle Regioni, ed alcuni hanno deciso di aprire gli stadi nei loro territori, seguendo le norme previste”
Successivamente, è arrivato l’annuncio sulla riapertura degli stadi sul territorio nazionale.
Stadi aperti solo per la Serie A
Al momento, dunque, gli stadi verranno aperti - seppur con il limite di 1.000 spettatori - alla sola Serie A. Rimangono dunque esclusi dalla partecipazione i tifosi della serie B, C, Lega Pro, e di tutti gli altri sport e categorie.
Una situazione che, con il medesimo post, il ministro Spadafora ha detto di voler cambiare. L’obiettivo è quello di definire un protocollo unico, ha detto l’esponente dell’esecutivo, che “preveda una percentuale di spettatori in base alla capienza reale degli impianti”.
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