Se la pensione è troppo bassa si può fare ricorso all’INPS contro eventuali errori commessi. Oppure, ma solo in determinati casi, si può attivare la procedura di ricostituzione chiedendo il ricalcolo dell’assegno pensionistico.
Ogni primo giorno (bancabile) del mese per i pensionati italiani arriva il momento tanto atteso dell’accredito della pensione; può succedere però che l’importo dell’assegno pensionistico sia più basso rispetto a quello atteso.
In questo caso è possibile che l’INPS abbia commesso qualche errore nel conteggio dei periodi coperti da contribuzione, oppure che non abbia considerato degli elementi favorevoli al pensionato con una conseguente riduzione dell’importo della pensione.
Cosa fare se si verifica questa situazione? L’INPS mette a disposizione del pensionato diversi strumenti con i quali questo può richiedere il ricalcolo dell’assegno pensionistico.
Nel dettaglio, gli strumenti ai quali può ricorrere il pensionato in caso di pensione troppo bassa sono due, ossia:
- Ricorso all’INPS: quando si pensa ci siano stati errori di calcolo da parte dell’ente di previdenza;
- Domanda di ricostituzione: quando ci si rende conto che l’INPS non ha preso in considerazione alcuni elementi che avrebbero comportato un aumento dell’assegno previdenziale.
Di seguito vedremo come fare ricorso a questi due strumenti e rivendicare il proprio diritto ad una pensione più alta.
Vi ricordiamo invece che se non avete ancora preso la pensione e la cifra indicata nell’area “La mia pensione” sul sito dell’INPS è troppo bassa, potete aumentarla ricorrendo alla contribuzione volontaria, o anche al riscatto di alcuni periodi non coperti da contribuzione. Qui una guida dedicata su come fare per aumentare l’importo della pensione con la contribuzione volontaria.
Ecco invece cosa fare nel caso in cui abbiate rilevato un errore commesso dall’INPS che ha comportato una sostanziale riduzione dell’assegno previdenziale.
Pensione molto bassa: come fare ricorso all’INPS
Secondo quanto denunciato dai patronati, ogni mese circa una pensione su quattro contiene degli errori di calcolo, specialmente quelle di importo inferiore ai 1.200 euro.
Le somme mancanti a causa di un errore di calcolo da parte dell’INPS comunque possono essere recuperate in maniera molto semplice; basta fare ricorso scaricando al sindacato dopo aver scaricato - e controllato - il modulo Obis M. dal sito dell’INPS.
Questo non è altro che una scheda personale nella quale è contenuto un riepilogo dell’assegno pensionistico con tutte le relative trattenute; una volta scaricato potete quindi verificare se l’importo della pensione da voi ricevuta è molto basso a causa di un errore dell’INPS così da rivolgervi ad un patronato per fare ricorso.
Il modulo Obis M. si scarica in questo modo:
- accedere all’area personale dell’INPS inserendo il proprio INPS o il codice SPID;
- cliccare su “servizi online”;
- andare su “servizi per il cittadino”;
- aprire la sezione “fascicolo previdenziale del cittadino”;
- scaricare infine - dall’area modelli - il “certificato di pensione Obis M.”
Se controllando il modello vi accorgete di un errore da parte dell’INPS - come ad esempio del mancato accredito degli assegni familiari - vi consigliamo di rivolgervi ad un patronato, il quale avvierà una richiesta di rimborso dell’eventuale credito maturato.
Per fare ricorso avete tempo 5 anni dopodiché, visto il termine della prescrizione, perderete ogni diritto al credito maturato.
Se invece volete fare ricorso contro un provvedimento dell’INPS che vi nega un diritto - oppure ve lo riconosce in maniera parziale - comportando così una riduzione dell’assegno previdenziale avete 90 giorni di tempo per impugnarlo.
Potete farlo sempre rivolgendovi ad un patronato, ma anche in modalità telematica tramite l’area “Ricorsi online” presente nella sezione “Servizi per il cittadino”. Per farlo è sufficiente compilare il form apposito indicando la gestione di appartenenza (alla quale sarà indirizzato il ricorso).
Come anticipato per impugnare un provvedimento dell’INPS avete tempo 90 giorni, i quali decorrono dalla data in cui avete ricevuto l’atto amministrativo contro il quale fare ricorso, oppure dal 121° giorno alla presentazione della relativa domanda qualora si tratti di un’ipotesi di silenzio rigetto.
Nel caso in cui l’INPS rigetti il ricorso il pensionato ha ancora uno strumento al quale ricorrere: il ricorso alla Corte dei Conti, per il quale è previsto un termine di decadenza pari a 3 anni.
Ricostituzione della pensione
Questo è il secondo strumento al quale può ricorrere un pensionato in caso di assegno troppo basso. Nel dettaglio, la ricostituzione viene effettuata quando:
- il pensionato acquisisce in maniera tardiva dei contributi pregressi;
- quando il pensionato - dopo la liquidazione della pensione - ottiene il riscatto di un periodo contributivo;
- se cambia la condizione reddituale del pensionato.
In tutti questi casi è necessario attivare la procedura di ricostituzione così da adeguare l’importo della pensione in base alle avvenute variazioni.
È bene precisare che la domanda di ricostituzione può essere presentata esclusivamente dal pensionato interessato; solo qualora i contributi siano accreditati automaticamente sul conto dell’interessato questa procedura verrà avviata d’ufficio.
Per la domanda di ricostituzione c’è tempo 10 anni (termine della prescrizione) e si può effettuare direttamente sul sito dell’INPS (clicca qui per accedere al servizio dedicato).
Prima di concludere bisogna sottolineare che la ricostituzione non comporta obbligatoriamente un incremento della pensione; con questa procedura, infatti, il trattamento viene interamente ricalcolato in base alla nuova situazione contributiva del pensionato e per questo potrebbe dar luogo anche ad una riliquidazione in negativo, ossia ad una riduzione della pensione.
Nel dettaglio, qualora con la ricostituzione venga rilevato un credito al pensionato verranno corrisposti tutti gli arretrati per il periodo compreso dall’efficacia della ricostituzione alla data di pagamento dell’importo esatto.
In caso contrario, ossia quando la ricostituzione rileva un debito del pensionato, le somme indebitamente pagate vengono recuperate - senza alcun interesse - in un’unica soluzione (quando l’importo è modico) oppure a rate (per gli importi più elevati).
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