Anche se non c’è ancora nulla di certo, l’idea sarebbe quella di azzerare l’Iva su alcuni beni alimentari di prima necessità come pasta, latte e pane, così come prevede la normativa europea.
La riforma fiscale 2023 arriverà in Consiglio dei Ministri la prossima settimana e nell’ipotesi a cui l’esecutivo sta lavorando potrebbe avere spazio anche l’azzeramento dell’Iva su alcuni prodotti alimentati di prima necessità. Come, appunto pane, pasta e latte.
La normativa europea, infatti, prevede anche l’aliquota Iva a zero ma per ottenerla, dichiara il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, è necessario lavorarci. L’esecutivo, quindi, su questo tema resta abbastanza prudente e non si sbilancia perché un qualsiasi intervento su questo fronte richiede l’impiego di ingenti risorse.
Sembra, invece, essere più concreta la possibilità di rendere omogenea l’aliquota applicata agli alimenti che, in alcuni casi, vedono applicate aliquote differenti.
Iva a zero per pane, pasta e latte
Ad anticipare quello che potrebbe essere l’intervento per il riordino dell’Iva è il sottosegretario Sandra Savino che spiega:
La nuova legge delega di riforma fiscale in corso di elaborazione prevederà il riordino della normativa Iva nazionale per garantire il pieno allineamento tra quest’ultima e quella dell’Unione europea, nonché per razionalizzare e semplificare la disciplina dell’imposta nell’ottica del miglioramento del rapporto tra il fisco e il contribuente. Ulteriori interventi potranno essere previsti, inoltre, per ridefinire le ipotesi di esenzioni, nel rispetto dei presupposti e dei limiti posti dalla direttiva Iva, nonché per razionalizzare la struttura e i livelli delle aliquote Iva ridotte
La cosa era stata già anticipata dal viceministro Leo durante un convengo in cui aveva affermato che per alcuni beni alimentari si poteva aprire ad un’aliquota a zero. Nei mesi scorsi, poi, il ministero dell’Economia aveva effettuato delle simulazioni per portare ad Iva zero i prodotti che attualmente hanno l’Iva al 4% e per ridurre al 5% quelli che attualmente hanno un’aliquota al 10%.
Insomma permettere di fare la spesa con aliquote Iva ridotte per contenere l’inflazione con un costo stimato tra i 4 e i 6 miliardi di euro. La cosa era stata accantonata preferendo tagliare l’Iva sui prodotti della prima infanzia.
Ma ora se ne torna a parlare.
Il tutto dovrebbe accompagnarsi alla riforma dell’Irpef
La rimodulazione delle aliquote Iva, se applicata, dovrebbe camminare di pari passo con il passaggio degli scaglioni Irpef dagli attuali 4 a 3. Ovviamente alla diminuzione degli scaglioni corrisponderà anche una riduzione delle aliquote corrispondenti.
Già lo scorso anno il Governo Draghi aveva diminuito di uno scaglione e di una aliquota quelli in essere per rendere più equa la tassazione che grava, in maggioranza, sui lavoratori dipendenti.
Ora il governo Meloni, con la riforma fiscale 2023 vuole intervenire con una nuova rimodulazione con l’obiettivo di rendere più equa l’imposizione fiscale di tutti i contribuenti ma senza andare a compromettere l’equilibrio dei conti pubblici.
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