La riforma delle pensioni, almeno per il momento, “non s’ha da fare”. Secondo la spiegazione ufficiale, il motivo del ritardo è la mancata consegna della Relazione tecnica da parte della Ragioneria di Stato, ma c’è dell’altro.
La riforma pensioni slitta ancora; il decreto che introduce Quota 100, proroga Opzione Donna e blocca i requisiti per la pensione anticipata non verrà approvato questa settimana come confermato dal premier Conte.
Per l’ufficialità della riforma delle pensioni bisognerà attendere almeno un’altra settimana. Insomma, l’iter legislativo che porterà ad un parziale superamento della Legge Fornero rischia di diventare una vera e propria epopea: inizialmente, infatti, la riforma delle pensioni doveva essere contenuta nella Legge di Bilancio, dopodiché visto il poco tempo a disposizione per trovare un accordo con l’Europa è stato deciso di attuarla tramite l’approvazione di un decreto legge ad hoc.
Secondo i programmi del Governo il decreto doveva essere approvato entro il fine di questa settimana, tuttavia nella giornata di ieri non c’è stata la tanto attesa discussione del testo nel Consiglio dei Ministri. Il cantiere del reddito di cittadinanza e Quota 100, quindi, non è ancora concluso e, nonostante le rassicurazioni del Governo, c’è chi teme che i tempi inizialmente previsti (aprile 2019) possano slittare ulteriormente.
Ma quali sono i motivi per cui la riforma delle pensioni è stata nuovamente rimandata? Ce ne sono diversi: accanto alla spiegazione ufficiale, infatti, ce ne sono altre, come ad esempio quella per cui ci voglia più tempo per rasserenare gli animi all’interno della coalizione dopo le tensioni degli ultimi giorni.
1) Riforma pensioni slitta ancora: manca la relazione tecnica
La spiegazione ufficiale è quella per cui il decreto su Quota 100 e reddito di cittadinanza non è pronto, poiché devono essere discussi alcuni dettagli. Il Governo, infatti, attende ancora la stesura della relazione tecnica da parte della Ragioneria generale dello Stato per sciogliere gli ultimi nodi relativi a queste due misure.
D’altronde è necessario prestare la massima attenzione ad ogni aspetto delle due misure, così da rientrare nei costi previsti dalla Legge di Bilancio. A tal proposito il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, è ancora convinto che le risorse per Quota 100 e pensioni anticipate siano insufficienti, ma da parte del Governo rispondono che andrà tutto secondo le attese.
2) Riforma pensioni e il problema del reddito di cittadinanza
In realtà sembra che i problemi riguardino più il reddito di cittadinanza che Quota 100, sulla quale invece le idee sembrano essere chiare: 62 anni di età e 38 anni di contributi come requisiti, finestra mobile di 3 mesi per i dipendenti privati e di 6 mesi per gli statali e possibilità di cumulare i contributi maturati in più gestioni previdenziali.
Semmai il problema riguarda il reddito di cittadinanza, di cui le norme sono contenute nello stesso decreto della riforma delle pensioni. In queste ultime ore, infatti, Salvini e i maggiori esponenti della Lega hanno minacciato di non votare il decreto qualora al suo interno non vengano introdotte agevolazioni e tutele in favore degli invalidi.
Il leader del Carroccio è fermo sulle proprie posizioni: senza fondi per le pensioni di invalidità (escluse dal reddito di cittadinanza) il decreto non si vota, anche perché - ricorda Salvini - “così era stato stabilito nell’accordo iniziale”.
Da parte sua il Movimento 5 Stelle ritiene che già così com’è il reddito di cittadinanza andrà a favorire gli invalidi: secondo le stime svelate da Di Maio, infatti, potranno accedere alla misura circa 260.000 invalidi che si trovano “sotto la soglia di povertà”.
Insomma, Lega e Movimento 5 Stelle dovranno per forza di cose trovare un accordo sul reddito di cittadinanza; fino ad allora, infatti, neppure la riforma delle pensioni potrà essere approvata.
3) Tensione all’interno della maggioranza
Vi è poi una terza spiegazione del motivo per cui la riforma delle pensioni non è stata discussa nel Consiglio dei Ministri di ieri: il clima all’interno della maggioranza non è dei migliori, quindi si è deciso di rinviare il tutto di qualche giorno così da poter stemperare gli animi.
I motivi dello strappo tra Lega e Movimento 5 Stelle sono diversi: dalla vicenda dei migranti della Sea Watch, allo stop delle trivelle, così come per il completamento della TAV.
In queste ore, infatti, diversi esponenti della Lega si sono schierati contro l’emendamento al Decreto Semplificazione presentato da alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle in merito alla possibilità di bloccare i lavori delle trivelle, sia per quanto riguarda le nuove esplorazioni che i permessi esistenti.
C’è poi il tema della Torino-Lione, con il Ministro delle Infrastrutture - Danilo Toninelli - che attende il responso della Struttura tecnica di missione del Ministero in merito al documento preliminare relativo all’analisi costi-benefici della TAV. Da parte di Di Maio, nel frattempo, è stata ribadita la contrarietà del Movimento alla realizzazione dell’infrastruttura, mentre Salvini ha dichiarato che qualora il Ministero dovesse dare responso negativo all’analisi costi-benefici chiederà la convocazione di un referendum. Senza dimenticare che nella manifestazione Sì TAV che avrà luogo questo sabato prenderanno parte diversi esponenti della Lega.
Il 2019 quindi non è iniziato nel migliore dei modi per Lega e Movimento 5 Stelle che mai come in questo momento appaiono divisi; approvare in queste condizioni due provvedimenti la cui riuscita è fondamentale per il proseguimento del mandato appare molto rischioso e probabilmente è per questo motivo che, almeno per questa settimana, tutto è in stand-by.
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