Rinnovo del contratto, statali beffati: aumenti stipendiali ridotti dal 2019

Simone Micocci

20 Marzo 2018 - 13:35

Dipendenti pubblici presi in giro dal Governo? Gli aumenti stipendiali caleranno dal 2019, complice la perdita dell’elemento perequativo.

Rinnovo del contratto, statali beffati: aumenti stipendiali ridotti dal 2019

Il rinnovo del contratto per il triennio 2016-2018 presenta una falla: secondo quanto dichiarato da Il Fatto Quotidiano, infatti, gli aumenti di stipendio per alcuni dipendenti pubblici si ridurranno notevolmente a partire dal 2019.

La colpa è dell’elemento perequativo con il quale si è cercato di tutelare i dipendenti pubblici con uno stipendio più basso, garantendo loro un aumento di almeno 85 euro mensili per tutto il 2018.

Il problema è che questo scadrà il 31 dicembre 2018 e di conseguenza nel 2019 gli stipendi saranno più bassi di quelli percepiti quest’anno.

I proclami fatti dall’attuale Esecutivo (che ricordiamo resterà in carica fino a quando non verrà nominato un nuovo Governo) in merito alla bontà del rinnovo del contratto, quindi, sembrano essere disattesi dalla realtà dei fatti.

D’altronde già le attuali cifre del rinnovo del contratto non soddisfano i dipendenti pubblici, figuriamoci cosa succederà nel 2019 quando dagli aumenti stipendiali verrà sottratto anche l’elemento perequativo.

Una “falla” nel sistema che secondo il sindacato USB (Unione Sindacale di Base) rappresenta una vera e propria “trappola” per i dipendenti pubblici contrastando anche con il principio della certezza del salario.

Ma una volta che l’elemento perequativo non verrà più riconosciuto, quale sarà il vero importo dell’incremento di stipendio? Risponderemo di seguito a questa domanda; vi anticipiamo che ad essere maggiormente penalizzati saranno proprio i dipendenti pubblici che oggi percepiscono uno stipendio più basso, vediamo perché.

Utilità dell’elemento perequativo

A questo punto molti di voi si staranno chiedendo per quale motivo nell’accordo che ha portato al rinnovo del contratto è stato previsto un elemento perequativo disponibile per il solo 2018.

Per capirne il motivo dobbiamo tornare all’accordo quadro sottoscritto il 30 novembre 2016 dalla Ministra Madia e i sindacati, punto di partenza delle operazioni che hanno portato al rinnovo del contratto.

Con l’accordo del novembre 2016 l’amministrazione ha promesso agli statali un aumento di stipendio medio e lordo pari ad 85€. Nel dettaglio questo aumento sarebbe stato pari al 3,48% dell’attuale retribuzione dei dipendenti pubblici.

Ed ecco il problema; in sede di contrattazione con l’Aran, infatti, ci si è resi conto che applicando questa percentuale solamente i dipendenti ministeriali avrebbero ricevuto un aumento vicino agli 85€ lordi, mentre gli statali degli altri comparti avendo una retribuzione base più bassa si sarebbero dovuti accontentare di molto meno.

Ecco per quale motivo l’amministrazione - in accordo con i sindacati - ha deciso di rendere più sostanziosi gli aumenti aggiungendo un elemento perequativo “a tempo” riconosciuto per 10 mensilità (da marzo a dicembre 2018).

Elemento che perderà di validità dal 2019, a meno che verranno stanziate delle nuove risorse così da prorogarlo. Ed è proprio questo l’obiettivo dei sindacati che hanno firmato il rinnovo di contratto: come dichiarato da Salvatore Chiaramonte, segretario nazionale di CGIL FP, i sindacati faranno in modo di rendere l’elemento perequativo strutturale con il nuovo contratto 2019-2021.

Il problema è che per avviare le nuove trattative ci vorrà molto tempo, viste anche le difficoltà nell’individuare un nuovo Governo. Ecco perché per i primi mesi del 2019 non ci sarà alcuna possibilità di recuperare quanto sottratto a causa della scadenza dell’elemento perequativo.

Come anticipato i più penalizzati saranno i dipendenti con lo stipendio più basso; e pensare che l’obiettivo del rinnovo del contratto era quello di tutelare questi soggetti, garantendo un aumento più alto a chi guadagna meno. Obiettivo che a quanto pare l’amministrazione non è riuscita a raggiungere.

Ma vediamo nel dettaglio di quanto diminuiranno gli stipendi una volta che l’elemento perequativo non sarà più riconosciuto.

Aumenti di stipendio in calo nel 2019

L’aumento di stipendio riconosciuto con il rinnovo di contratto (per il comparto centrale della PA) va dai 63€ ai 117€ mensili lordi per il 2018, mentre per il 2016 e 2017 è stato versato un assegno con gli arretrati di importo di circa 450€ lordi.

Per gli stipendi più bassi, poi, è stato introdotto l’elemento perequativo con un importo che va dai 21,10€ ai 25,80€. Come anticipato questo è riconosciuto per sole 10 mensilità e facendo parte del salario accessorio non ha effetti su tredicesima, TFR, anzianità e indennità sostitutiva del preavviso e quella riconosciuta in caso di decesso.

Secondo le stime dal 2019 i dipendenti pubblici con una retribuzione più bassa perderanno circa il 25% dell’aumento stipendiale previsto. Nel dettaglio, secondo le tabelle elaborate da Il Sole 24 Ore, gli insegnanti con meno anni di servizio perderanno circa 20€ lordi al mese, così come i dipendenti del comparto Sanità per i quali l’aumento stabile è di circa 67€, a fronte degli 85,4€ che invece percepiranno nel 2018.

Questo penalizza esclusivamente coloro che attualmente percepiscono uno stipendio più basso, come si può facilmente notare da questo esempio: pensiamo ad un dipendente di Regioni ed enti locali con uno stipendio lordo di 2.2.81,90€. Questo ha diritto a soli 2€ di elemento perequativo, mentre l’incremento stabile è di 90,3€ mensili.

Di conseguenza per lui l’aumento di stipendio sarà:

  • 92,30€ mensili per il 2018;
  • 90,30€ mensili per il 2019.

Chi percepisce uno stipendio molto alto, quindi, sarà minimamente penalizzato dalla scadenza dell’elemento perequativo. Discorso differente per chi ha un reddito più basso, ad esempio di 1.340€ lordi. Per questi l’elemento perequativo è di 29€ e di conseguenza l’aumento di stipendio sarà:

  • 81€ per il 2018;
  • 51€ per il 2019.

Inutile dire che per loro il danno sarà decisamente superiore; 51€ lordi che al netto non equivalgono a più di 25€ sono una cifra chiaramente insufficiente per rimborsare loro dei 10 anni in cui il contratto è rimasto bloccato.

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