La svendita di una quota del capitale di ENI non ha senso nè sul piano economico, nè su quello strategico. Ecco perchè.
Nella tarda serata di due giorni fa arriva la notizia: il governo tramite il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha (s)venduto circa 92 milioni di azioni, pari al 2,8% del capitale del cane a sei zampe.
Una mossa che arriva dopo mesi di rumors e speculazioni rispetto all’operazioni, che solo qualche mese fa erano stati messi a tacere in maniera lapidaria dal sottosegretario leghista Freni che aveva all’epoca dichiarato: “Non so di cosa stiate parlando”.
L’ennesima vendita degli ultimi gioielli di famiglia che assieme al decreto Superbonus, che per spalmare poco più di un miliardo di crediti nei prossimi anni colpirà duramente il settore edilizio, che danno la sensazione di un governo che stia raschiando il fondo del barile in vista della riattivazione del patto di stabilità previsto per il 2025.
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