Il memorandum della Troika del 2012 ci aiuta a capire gli effetti reali del salario minimo legale e le motivazioni dietro l’enfasi a cui stiamo assistendo in questo periodo.
Negli anni della crisi del debito sovrano europeo tra il 2010 e il 2013, il salario minimo è stato uno degli strumenti usati dalla Troika (Ue-Bce-Fmi) per piegare i governi nazionali di Irlanda, Grecia e Portogallo, riducendo i diritti dei lavoratori, in nome della produttività delle imprese.
In Irlanda, nel 2010, il taglio dei salari minimi è stato supportato dalla Troika. Tuttavia, la Troika ha permesso al nuovo governo in carica di reintrodurre il salario minimo nel 2011, in cambio della riduzione dei contributi dei datori di lavoro ai salari minimi. La Troika ha anche spinto per alcune modifiche negli accordi locali sul salario minimo e negli accordi di impiego registrato (estensione legale degli accordi di settore a scala salariale inferiore), ma queste erano comunque oggetto di discussione o, come nel caso del settore delle costruzioni, sono state modificate dai tribunali.
In Grecia, la tattica usata dalla Troika fu diversa: venne implementata l’abolizione sia dei livelli nazionali che settoriali della contrattazione collettiva, sostituiti con accordi a livello di impresa.
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