Joe Foster, Portfolio Manager e Strategist di VanEck, afferma come siano diversi i motivi che porteranno a una nuova salita dell’oro: ecco quali
In una settimana estremamente movimentata sui mercati finanziari globali con forti vendite su tutti i risky-asset, l’oro e i titoli del comparto aurifero sono scesi. Per fare un esempio, dai massimi segnati lo scorso 24 febbraio al 12 marzo, il NYSE Arca Gold Miners Index ha lasciato sul terreno il 27,38%, mentre l’oro il -6,7%.
Come mette in luce Joe Foster, Portfolio Manager e Strategist di VanEck, questa dinamica non è del tutto inusuale, ed è già capitato nel corso della crisi del 2008: “l’ultimo esempio è stata la crisi finanziaria del 2008. Dopo il fallimento di Lehman del 15 settembre 2008, l’oro è sceso di appena il 10% prima di rimbalzare il 27 ottobre. Nello stesso periodo del 2008 l’indice GDMNTR è sceso del 48%, ma al 16 dicembre era ritornato al livello precedente in una classica ripresa a V. In contrasto con l’S&P 500 che ha toccato i minimi solo il 6 marzo 2009, dopo essere sceso del 46%. L’S&P non ha recuperato le perdite post Lehman fino a gennaio 2011. Così, mentre il mercato azionario generale ha faticato a riprendersi per oltre due anni, i titoli auriferi hanno registrato una rapida ripresa e proseguito con i guadagni durante il bull market”, sottolinea l’esperto, che sostiene come la discesa costituisca un’occasione d’acquisto.
Coronavirus, Fed e debito sosterranno l’oro
Foster afferma che l’impatto del virus sull’economia saranno “sostanziali” e porranno fine alla più lunga espansione economica della storia. Per comprendere una possibile conseguenza della pandemia, le misure prese in Cina per contenere il contagio hanno portato l’indice PMI del Paese dai 50 punti di gennaio ai 35,7 di febbraio (sotto i minimi del 2008).
Oltre a questo, le risposte della Fed per risollevare un’economia debole possono risultare inefficaci. Per Foster, ci sono due motivi per cui è difficile stimolare un’economia affetta dal virus: “in primo luogo, si tratta di uno shock deflazionistico con cali o interruzioni dell’attività lavorativa, dei viaggi, del tempo libero e di altre forme di attività economica. In secondo luogo, è probabile che si abbiano carenze dovute all’interruzione delle catene di fornitura globali, che normalmente invece sarebbero inflazionistiche. Nessuna quantità di tagli dei tassi o di allentamento quantitativo avrà un grande impatto fino a quando le persone e le imprese non saranno in grado di riprendere le normali attività. In ogni caso, le banche centrali hanno poco o nessun margine di manovra per stimolare con il tasso dei fondi Fed già basso dell’1,0% - 1,25% e tassi comparabili in gran parte dell’Europa e del Giappone sono negativi. La Fed di norma ha tagliato i tassi di circa il 5% nelle recessioni passate”.
Infine, nel caso in cui dovesse arrivare una recessione, il debito potrebbe diventare un fattore importante di rischio. Se dovessero partire i vari declassamenti a rating spazzatura per molte società (in un contesto in cui i livelli del debito aziendale e di prestiti a leva rischiosa sono molto elevati), molti fondi dovrebbero iniziare a vendere.
“Nel frattempo, livelli travolgenti di debito sovrano potrebbero limitare la capacità del governo di prendere in prestito e spendere in un periodo di recessione. Le banche centrali potrebbero subire pressioni per monetizzare o stampare denaro per tenere a galla governi e imprese. Questi sono i rischi finanziari che potrebbero far salire l’oro nella prossima recessione”.
Non bisogna nemmeno perdere di vista il quadro generale, con i prezzi dell’oro guidati dai cali dei tassi reali: in tal senso, Foster afferma come quando la volatilità si sarà attenuata, i corsi del metallo giallo dovrebbero proseguire questa dinamica.
“Indipendentemente dai fattori specifici, entrambi i mercati sono cresciuti con rischi crescenti per il sistema finanziario globale, dove l’oro è stato acquistato come un deposito sicuro di ricchezza”, chiosa il Portfolio Manager e Strategist di VanEck.
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