Sapevi che l’Italia fa affari con queste dittature?

Flavia Provenzani

4 Luglio 2024 - 15:22

L’Italia intrattiene rapporti commerciali da centinaia di milioni di euro con Paesi dal regime autoritario consolidato. Ecco quali sono (e quanto ci guadagnano Stato e imprese italiane).

Sapevi che l’Italia fa affari con queste dittature?

Ci siamo domandati se l’Italia continua a fare affari con delle dittature - regimi autoritari, pardon - sparse per il mondo. La risposta, prevedibile ai più, è sì.

Scavando nei rapporti commerciali, la speculazione e la repressione, nella redazione di Money.it abbiamo individuato la classifica delle dittature con cui l’Italia - Stato e imprese - continua a lavorare (e guadagnare), sostenendo (in)direttamente dei regimi spesso opprimenti e violenti.

Un dilemma etico complesso tra business e moralità, che in pochi si pongono.

L’Italia fa affari con queste dittature

Il punto di partenza della nostra analisi è l’elenco dei Paesi in cui regna una qualche forma di dittatura politica.
Secondo Freedom House, la principale organizzazione americana dedita al sostegno e alla difesa della democrazia in tutto il mondo, sono classificati come regimi autoritari consolidati i seguenti Paesi:

  • Turkmenistan (Asia)
  • Azerbaigian (Asia)
  • Russia (Europa/Asia)
  • Tagikistan (Asia)
  • Bielorussia (Europa)
  • Uzbekistan (Asia)
  • Kazakistan (Asia)
  • Kirghizistan (Asia)

Con la locuzione “regimi autoritari consolidati” ci si riferisce a società chiuse in cui i dittatori impediscono la competizione politica e il pluralismo e sono responsabili di violazioni diffuse dei diritti politici, civili e umani fondamentali.

1) Rapporti commerciali Italia-Turkmenistan

Con il Turkmenistan, il Paese con il regime autoritario più forte al mondo, Secondo i dati Istat, tra gennaio e novembre 2020, l’Italia ha esportato in Turkmenistan merci per 36,1 milioni di euro e importato per 76,3 milioni di euro, principalmente prodotti derivati dal petrolio. Tuttavia, le statistiche turkmene riportano cifre diverse: 49,7 milioni di dollari per le esportazioni italiane e 23 milioni di dollari per le importazioni.

Il Gruppo ENI, attivo in Turkmenistan dal 2008, punta a rafforzare la sua presenza aumentando gli investimenti e rinegoziando gli accordi con le autorità locali. Anche la RINA è presente nel paese, con uffici ad Ashgabat, partecipando a progetti nel settore energetico. La SACE ha mostrato interesse a finanziare progetti dopo i forum bilaterali del 2018 e 2019.

L’Italia non è solo un partner nel settore energetico, ma anche nell’industria pesante, dove le aziende italiane hanno contribuito a progetti importanti, come impianti petrolchimici e infrastrutture. Le autorità turkmene vogliono estendere la cooperazione ad altri settori come agricoltura, aerospaziale, comunicazioni, infrastrutture, medico-farmaceutico e tessile. Le importazioni di beni di consumo sono invece limitate a causa delle politiche autarchiche turkmene.

L’Ambasciata italiana, attiva dal 2013, ha promosso la cooperazione economica attraverso forum e scambi di alto livello. Nel novembre 2019, il Presidente del Turkmenistan ha incontrato a Roma il Presidente della Repubblica Italiana, rafforzando la cooperazione economica e strategica. Nel settembre 2020 è stato ratificato un accordo bilaterale per la promozione e protezione degli investimenti, valido per dieci anni con possibilità di proroga di cinque anni.

2) Rapporti commerciali Italia-Azerbaigian

Le relazioni bilaterali tra Italia e Azerbaigian sono molto positive, con una forte ammirazione per la cultura italiana nel Paese, alimentata anche da molti studenti azeri che si iscrivono nelle università italiane grazie ai sussidi allo studio. L’Italia è stata uno dei primi Paesi a stabilire rapporti politici e commerciali con l’Azerbaigian dopo la Prima Guerra Mondiale.

Recentemente, l’Azerbaigian ha vissuto una crescita economica importante, diventando una delle economie più solide della regione grazie alla ripresa post-pandemica e all’aumento dei prezzi dei prodotti energetici. È uno dei fornitori principali di greggio per l’Italia e, dal 2021, anche il gas azero viene esportato in Italia attraverso il gasdotto TAP.

Diverse grandi aziende italiane collaborano allo sviluppo dell’Azerbaigian, come Maire Tecnimont per l’ammodernamento della raffineria di Baku, Snam nel gasdotto TAP, Saipem per piattaforme off-shore, Eni nell’oleodotto BTC e Technip Italia nel settore petrolchimico.

Nel 2023, gli scambi commerciali tra Italia e Azerbaigian hanno mostrato un quadro significativo:
Nei primi sette mesi del 2023, l’Italia ha esportato beni per circa 198 milioni di euro. I principali prodotti esportati includono macchinari, apparecchiature elettriche e prodotti chimici.

Nello stesso periodo, l’Italia ha importato dall’Azerbaigian beni per un valore significativo, principalmente petrolio e gas naturale. L’Italia ha ricevuto circa il 45% delle esportazioni totali azere, confermandosi il principale partner commerciale dell’Azerbaigian, seguita dalla Turchia e dalla Grecia.

3) Rapporti commerciali Italia-Russia

Nel 2023, gli scambi commerciali tra Italia e Russia hanno subito dei cambiamenti significativi dovuti alle sanzioni imposte dall’UE a seguito dell’invasione dell’Ucraina.

Le esportazioni italiane verso la Russia hanno subito un calo drastico, influenzate dalle sanzioni che limitano l’esportazione di prodotti a duplice uso, tra cui materiali nucleari, elettronici e vari componenti tecnologici. Nonostante queste restrizioni, alcuni settori come quello agroalimentare hanno continuato a registrare esportazioni significative.

Le importazioni italiane dalla Russia si sono ridotte notevolmente, soprattutto per quanto riguarda il settore energetico. Nel 2023, l’Italia ha importato meno gas naturale e petrolio, compensando in parte questa riduzione attraverso importazioni da altri Paesi. Tuttavia, si osserva un aumento delle importazioni di grano, che hanno raggiunto le 445mila tonnellate, un incremento di oltre dieci volte rispetto al 2022.

Per la prima volta, nel 2023 l’Italia ha registrato un saldo commerciale positivo con la Russia, con un surplus di 600 milioni di euro, sulla scia della drastica riduzione delle importazioni italiane dalla Russia, crollate dell’85%​​.

4) Rapporti commerciali Italia-Tagikistan

Le relazioni economiche tra Italia e Tagikistan sono limitate, ma hanno guadagnato visibilità grazie al progetto della diga di Rogun condotto da Webuild. A luglio 2022, Webuild ha raggiunto un traguardo cruciale con l’inizio del getto di cemento per la costruzione della diga. Questo progetto idroelettrico, situato a 90 km da Dushanbe, raddoppierà la capacità energetica del Tagikistan attraverso la produzione di energia rinnovabile. Con un’altezza di 335 metri, la diga di Rogun sarà la più alta al mondo, superando la diga di Nurek, anch’essa in Tagikistan.

Nel 2023, l’export italiano verso il Tagikistan ha raggiunto i 31,47 milioni di euro. I principali prodotti esportati includono macchinari, articoli di abbigliamento, prodotti chimici e apparecchiature elettriche.

L’import italiano dal Tagikistan è stato di 58,78 milioni di euro, in aumento del 201,8% rispetto al 2022. I prodotti maggiormente importati sono quelli della metallurgia, articoli di abbigliamento e prodotti delle miniere e delle cave.

5) Rapporti commerciali Italia-Bielorussia

Le opportunità per le imprese italiane in Bielorussia sono fortemente condizionate dall’incertezza politica ed economica del Paese. Qualsiasi nuovo investimento deve necessariamente considerare le sanzioni occidentali, attuali e future, imposte in risposta alle gravi violazioni dei diritti umani e alla repressione della società civile dopo le elezioni del 2020, nonché al coinvolgimento della Bielorussia nell’invasione russa dell’Ucraina.

Anche le contro-sanzioni adottate dalla Bielorussia hanno il loro impatto. Il governo bielorusso ha risposto alle sanzioni dell’UE con misure che vietano l’importazione di alcuni prodotti agroalimentari dai Paesi UE, USA, Regno Unito e Canada, e ha avvertito che la lista potrebbe allungarsi in caso di ulteriori sanzioni.

In risposta al divieto dell’UE per le imprese di trasporto su strada bielorusse di operare nell’Unione, la Bielorussia ha introdotto un divieto per i veicoli commerciali immatricolati nell’UE di circolare nel Paese.

Il tessuto imprenditoriale italiano in Bielorussia è composto principalmente da piccole e medie imprese. Il sistema di supporto a loro dedicato si è strutturato nel tempo grazie al dinamismo della comunità imprenditoriale italiana. Nel novembre 2017, è stata costituita Confindustria Belarus, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Minsk, per aggregare le imprese italiane e le principali associazioni di categoria. La Camera di Commercio Italiana per la Bielorussia, membro fondatore onorario, offre servizi operativi e di assistenza alle imprese attraverso il Centro di Promozione per l’Economia Italiana in Bielorussia, ora collegato a Confindustria.

Lo scorso anno l’export italiano verso la Bielorussia è stato di 298,84 milioni di euro, con una crescita dell’8,3% rispetto al 2022. I principali prodotti esportati includono prodotti alimentari (27,37 milioni), macchinari (12,31 milioni) e prodotti chimici (17,04 milioni).

Le importazioni italiane sono diminuite del 62,3%, totalizzando 17,06 milioni di euro nel 2023, con un import maggiore per prodotti chimici (9,59 milioni), macchinari e apparecchiature (1,04 milioni) e articoli in gomma e materie plastiche (0,85 milioni).

6) Rapporti commerciali Italia-Uzbekistan

Grazie al focus dell’Uzbekistan sull’aggiornamento tecnologico e sull’acquisizione di nuove tecnologie, il mercato locale rappresenta un’opportunità significativa per le aziende italiane. I settori chiave per le nostre esportazioni includono la meccanica strumentale, l’impiantistica e i beni di consumo. Nel 2016, l’ICE ha riaperto un ufficio presso l’Ambasciata d’Italia.

Secondo i dati elaborati da ICE su ISTAT, nel 2021 gli scambi commerciali tra Italia e Uzbekistan hanno raggiunto un picco storico, totalizzando 405,7 milioni di euro (+28,0%). Di questi, 365,9 milioni erano esportazioni italiane, mentre 39,8 milioni provenivano dall’Uzbekistan. Il Comitato Statale di Statistica locale ha rilevato che nel 2021 l’Italia è diventata l’11° fornitore dell’Uzbekistan. La maggior parte delle nostre esportazioni comprende macchine e impianti, sottolineando la complementarità tra la nostra offerta e la domanda uzbeka di beni strumentali avanzati.

L’export italiano verso l’Uzbekistan ha raggiunto i 495,95 milioni di euro nel 2023, con una crescita del 15,91% rispetto all’anno precedente. I principali prodotti esportati sono stati macchinari (221,1 milioni di euro), articoli di abbigliamento (58,39 milioni di euro) e prodotti chimici (21,03 milioni di euro).

D’altro canto, le importazioni dall’Uzbekistan sono aumentate del 27,5%, totalizzando 136,99 milioni di euro. Tra i prodotti principali importati figurano prodotti della metallurgia (89,1 milioni di euro), articoli di abbigliamento (42,6 milioni di euro) e prodotti chimici (11,39 milioni di euro).

7) Rapporti commerciali Italia-Kazakistan

Dal 1992, i rapporti tra Italia e Kazakhstan si sono rafforzati grazie alla politica estera multivettoriale di Astana. Un Trattato di Partenariato Strategico è stato firmato il 5 novembre 2009 durante la visita a Roma del Presidente Nazarbayev per stimolare gli scambi economici.

L’intesa è stata consolidata tra il 2014 e il 2015 con tre incontri tra il Presidente Renzi e Nazarbayev, e un business forum a Milano durante l’Expo 2015, in cui sono stati stipulati 25 accordi commerciali per 500 milioni di dollari. La cooperazione è proseguita con riunioni periodiche della commissione mista bilaterale, l’ultima a Roma nel 2018, e un business forum a Nur-Sultan nel novembre 2019 durante la visita del Sottosegretario agli Affari Esteri, On. Manlio Di Stefano.

Dal 2018, l’Italia è il principale destinatario dell’export kazako e il terzo partner commerciale, grazie soprattutto al petrolio estratto dal gruppo ENI nei giacimenti del Mar Caspio. Nel 2019, l’export italiano verso il Kazakhstan ha raggiunto 1.088 milioni di euro, concentrandosi su macchinari e beni strumentali per il settore energetico. Tuttavia, nel 2020, le esportazioni italiane sono calate del 48% a causa della pandemia COVID-19.

L’importazione di prodotti kazaki ha registrato una flessione del 40,2%, principalmente per la riduzione delle importazioni di petrolio, metalli, carbone e cereali, che rappresentano il 90% dell’export kazako verso l’Italia. Nel 2019, gli investimenti diretti italiani in Kazakhstan erano pari a 671 milioni di euro, con una forte presenza nel settore dell’Oil & Gas grazie all’ENI. Attualmente, circa 170 aziende italiane operano stabilmente in Kazakhstan. Gli investimenti kazaki in Italia nel 2019 ammontavano a 101 milioni di euro, con il principale investimento rappresentato dall’acquisizione del Gruppo Todini da parte della holding kazaka Prime Systems nel 2016.

8) Rapporti commerciali Italia-Kirghizistan

Il Kyrgyzstan, fondatore della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), ha partecipato attivamente ai processi di integrazione regionale promossi dalla Russia e si è unito all’Unione Economica Euroasiatica nel 2015. È stato anche il primo Paese dell’Asia centrale ad aderire al WTO nel 1998.

Il Kyrgyzstan mantiene relazioni positive con organizzazioni e istituzioni finanziarie internazionali come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, da cui riceve importanti finanziamenti. Il bilancio statale dipende significativamente da questi contributi.

Il commercio del Kyrgyzstan è principalmente con Russia, Cina e Kazakhstan. Le miniere d’oro rappresentano la principale risorsa economica del Paese, mentre il tessile e l’agro-industria sono settori chiave. Il Paese possiede risorse minerarie (soprattutto oro e carbone) e idriche significative e ha una posizione strategica centrale nei progetti di collegamento tra Cina ed Europa lungo la nuova «Via della Seta». Nonostante problemi come alta corruzione, tensioni inter-etniche e una pubblica amministrazione debole, il Kyrgyzstan ha potenzialità di sviluppo economico e infrastrutturale che potrebbero offrire maggiori opportunità agli investitori stranieri.

Tanto che nel 202 le esportazioni italiane verso il Kirghizistan hanno registrato una crescita impressionante, raggiungendo i 213,71 milioni di euro, con un aumento del 241,5% rispetto all’anno precedente. Tra i principali prodotti esportati dall’Italia ci sono macchinari e apparecchiature, che hanno totalizzato 66,89 milioni di euro, seguiti dagli articoli di abbigliamento per un valore di 32,63 milioni di euro. Anche i prodotti chimici e quelli elettronici hanno avuto un ruolo significativo, con esportazioni rispettivamente di 11,54 milioni e 11,61 milioni di euro. Le apparecchiature elettriche hanno contribuito con 10,52 milioni di euro.

D’altra parte, le importazioni italiane dal Kirghizistan nel 2023 sono diminuite del 30,3%, scendendo a 7,41 milioni di euro. I prodotti della metallurgia rappresentano la maggior parte delle importazioni, con un valore di 6,48 milioni di euro. Seguono i prodotti alimentari, che hanno totalizzato 0,62 milioni di euro, e i prodotti derivati dalla lavorazione di minerali non metalliferi, con 0,13 milioni di euro.

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