Con la caduta del Governo Draghi si aprono nuove prospettive di schieramento in vista delle elezioni nazionali.
Crisi si temeva e crisi è stata: Draghi ha rassegnato le dimissioni, con il discorso al senato di mercoledì 20 luglio 2022 che non ha lasciato molto spazio alla mediazione e alle richieste di chi, come la Lega, chiedeva un cambio di passo dopo lo strappo di Conte.
È indubbio che il presidente del Consiglio non sia mai piaciuto troppo a nessuno dei partiti, nemmeno al Pd, che da tempo mantiene una posizione molto coperta dietro all’ombrello di Nato, Europa e Bce. Forza Italia sembra ormai destinata a fare la fine dei Cinque stelle e probabilmente si consegnerà a Matteo Salvini, che proprio nel finale della legislatura ha avuto uno scatto di orgoglio per uscire da un impasse in cui la Lega sembrava ormai essersi forse troppo adagiata.
Occorreva un cambio di passo, oltre che di maggioranza, come ha chiesto espressamente un suo fedelissimo, il capogruppo Massimiliano Romeo, nel suo pungente discorso di mercoledì al Senato, che ha praticamente decretato nei fatti la chiusura della legislatura. Era abbastanza chiaro che alla fine il Governo potesse essere messo in difficoltà da chi, come il M5S e la Lega, dall’arrivo di Draghi ci ha rimesso di più in termini di consenso e di compattezza interna.
È singolare che proprio i due partiti che avevano iniziato con il governo gialloverde questa legislatura siano anche quelli che ne hanno decretato la sua fine, avvenuta quasi per consunzione. Il discorso di Draghi, volutamente asciutto, diretto e senza sconti verso i partiti, non è sembrata una scommessa o un azzardo, ma un chiaro segnale che lui non era disposto a scendere a compromessi.
«Ci siamo tolti un peso tutti e due, noi partiti e Draghi. Ci siamo sopportati per un anno e mezzo, ma poi alla fine i nodi tornano al pettine. Noi siamo stati responsabili ma senza mai perdere di vista quelle che sono le nostre istanze, che certo non coincidono con quelle del Pd, che ha fatto di tutto per farci deragliare e farci uscire dal governo. E ora sono loro quelli responsabili, che faccia tosta», raccontava un senatore leghista alla buvette del senato mercoledì sera. Ora però si apre una nuova partita, che vede sicuramente in vantaggio il centrodestra, non solo per i sondaggi, ma anche per una nuova compattezza ritrovata proprio nel momento decisivo.
Nel campo del centrosinistra, che forse anche per guadagnare un po’ di tempo, auspicava un proseguimento di legislatura, tutto sembra in alto mare. Il campo largo è ormai solo uno slogan vuoto e senza nessuna possibilità di realizzazione. Mettere insieme Azione di Calenda con Italia Viva di Renzi e Leu di Speranza e Bersani, appare impresa assai ardua. Per Letta si prospetta una campagna elettorale molto impegnativa, anche perché il tempo è poco.
Dall’altra sponda, invece, Giorgia Meloni è già pronta al suo nuovo ruolo di leader del centrodestra, a cui sia Berlusconi che Salvini, sembrano essersi adeguati per il bene della coalizione e perché altri errori come quelli commessi alle amministrative, non possono essere fatti nelle elezioni nazionali.
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