Gli Stati Uniti hanno attaccato Siria e Iraq. Il Medio Oriente è una polveriera pronta a esplodere e sullo scacchiere geopolitico si configurano le alleanze: ecco quali sono e cosa sta accadendo.
Mai come oggi siamo sull’orlo di una crisi globale. I precari e fragilissimi equilibri in Medio Oriente si giocano sulle decisioni che Stati Uniti e Iran prenderanno nelle prossime ore - le più buie degli ultimi anni.
Ci troviamo di fronte alla pericolosa escalation del confronto tra Washington e Teheran. Poche ore dopo il saluto del presidente Joe Biden alle salme dei tre militari statunitensi, uccisi una settimana fa in Giordania da un attacco della Resistenza Islamica irachena, gli Stati Uniti hanno bombardato Siria e Iraq.
Washington ha dato il via a una dura rappresaglia, colpendo 85 obiettivi in sette località dei due paesi, scaricando ben 125 ordigni sulle postazioni delle milizie filo-iraniane o direttamente dei Guardiani della Rivoluzione dell’Iran, e le ritorsioni non sono destinate a concludersi.
In piena campagna elettorale, a causa delle critiche mosse al presidente perché incapace a fermare gli Houti, Biden ha deciso di cimentarsi in una prova di forza, smantellando le infrastrutture - comandi, depositi di ordigni - nelle regioni, mandando un messaggio ben preciso all’Iran. Secondo gli analisti, l’operazione sarebbe stata calibrata per ridurre le vittime, civili e dignitari iraniani, eppure la conta dei morti e feriti in Iraq è appena iniziata. La Casa Bianca ha poi precisato che ci saranno altri raid statunitensi nei prossimi giorni.
Dichiarazioni che hanno preoccupato numerosi analisti, i quali temono che si possa innescare una reazione a catena, tale da portare al punto di rottura gli equilibri in Medio Oriente. E mentre gli occhi dei media sono rivolti alla Repubblica Islamica e al suo ayatollah, sulla scacchiera geopolitica cominciano ad allinearsi i paesi alleati. Ecco quali sono le alleanze e schieramenti in Medio Oriente.
Schieramenti guerra in Medio Oriente, quali sono le alleanze?
Dopo i bombardamenti, gli Stati Uniti lanciano un monito all’Iran: se Teheran attaccasse Washington, i prossimi attacchi statunitensi saranno diretti contro la Repubblica Islamica.
Infatti, da almeno due giorni, le batterie contraeree iraniane sono in stato di allerta, ma il regime teocratico ha sempre ponderato le proprie mosse, cercando di evitare uno scontro diretto con gli Stati Uniti, come dimostrato nel 2020, quando fu ucciso il generale Soleimani, il leader delle brigate Qods che ha forgiato la rete di formazioni sciite nel Medio Oriente: la ritorsione avvenne cinque giorni più tardi. Adesso però gli ayatollah dovranno essere ancora più cauti, in quanto da questo dipende un’escalation regionale - se non mondiale.
Infatti, con la guerra esplosa in Palestina e le seguenti tensioni nella regione, mai come in questo momento lo scacchiere nel Medio Oriente è vicino a una crisi diviso in due:
- Da un lato troviamo l’Iran che negli anni ha intrecciato i propri rapporti con il Libano, Siria, Hamas a Gaza, gli Houti in Yemen e l’Iraq. Non a caso i dirigenti dei pasdaran presenti in Siria e in Iraq hanno abbandonato i comandi e alcuni capi delle milizie locali, si sarebbero rifugiati a Teheran. Ma non solo si è registrato un avvicinamento tra Iran e Russia, con Putin che ha condannato l’attacco statunitense. E sullo sfondo, in silenzio, anche la Cina muove le proprie pedine.
- Dall’altro lato in prima linea si stagliano gli Stati Uniti con Israele, ma Washington può far conto su Emirati Arabi, Arabia Saudita e Giordania - è proprio da questi Paesi che gli Usa hanno lanciato i propri raid, esponendoli al rischio di ritorsioni iraniane. Senza contare poi l’alleanza con i paesi Occidentali, con un’Europa sempre più dipendente dall’America.
Medio Oriente, rischio di guerra totale: le responsabilità di Stati Uniti e Iran
È inutile negarlo la sicurezza regionale in Medio Oriente - e mondiale su più vasta scala - è a repentaglio. E le responsabilità non sono da attribuire solo a una delle parti.
Se infatti secondo alcuni commentatori occidentali è sulla volontà dell’Iran che si gioca lo scoppio di una guerra mondiale, basta cambiare punto di vista per potersi accorgere che non è così: e che la guerra non si fa da soli ma - almeno - in due.
“Non cerchiamo un conflitto nel Medio Oriente o da qualsiasi altra parte nel pianeta”. Queste sono state le parole del presidente Joe Biden. Parole che perdono la loro efficacia e credibilità, dato che le forze armate americane si ritrovano impegnate in missioni d’attacco dall’Oceano Indiano, colpendo Yemen, Siria e Iraq e soprattutto - come scrive Giorgia Bonamoneta in un suo articolo - basterebbe una presa di posizione degli Stati Uniti sul genocidio palestinese per abbassare il livello di tensione “ed essere i primi a scrivere la parole “fine” sulla tragedia umanitaria in corso”.
Dalla prova di forza statunitense, intanto, trae giovamento l’Iran, rafforzando e concretizzando i discorsi propagandistici che voglio gli Stati Uniti unici alleati di Israele. I due paesi si stanno cimentando in un braccio di ferro che potrebbe portare a una vera escalation. Ciò che è certo è che l’equilibrio è sempre più precario e il Medio Oriente sembra essere sul punto di esplodere, trascinando con sé l’Occidente. Il 2024 sembra portare con sé un futuro non roseo.
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