Scuole superiori: dal 7 gennaio si riprende con la didattica in presenza, mentre per il ritorno in classe rinvio a lunedì 11 gennaio.
La riapertura delle scuole si conferma ancora un tema di profonda discussione all’interno del Governo. Lo dimostra la lite andata in scena nella serata di ieri, quando si è riunito il Consiglio dei Ministri nel quale si è cercata una soluzione sia riguardo alla data di riapertura delle scuole superiori che sulle nuove restrizioni da introdurre a partire dal 7 di gennaio.
Un duro scontro che ha portato ad un piccolo rinvio per il ritorno in classe: è ufficiale, infatti, che il rientro in presenza per gli studenti delle scuole superiori non ci sarà più, come da programma, il 7 gennaio, bensì l’11 gennaio.
Appena due giorni di rinvio - giovedì e venerdì - potrebbero però non essere sufficienti per tutte quelle Regioni che nelle ultime ore hanno deciso in autonomia di rinviare la riapertura delle scuole superiori al 1° febbraio. D’altronde, ci chiediamo in che modo il Governo pensa di cambiare le cose rinviando le riapertura di soli pochi giorni. A questo punto tanto valeva ripartire regolarmente il 7 gennaio, evitando un “balletto” che va in scena ormai da mesi e che confonde insegnanti e studenti.
Va detto comunque che all’interno del Governo ci sono diverse teorie a riguardo: c’è chi pensa non esistano le condizioni per la riapertura delle scuole superiori - su indicazione anche degli esperti - mentre altri, come il Ministro dell’Istruzione, che ritengono non si possa prescindere dal rientro in classe.
Quella a cui si è arrivati ieri, quindi, è una soluzione che rappresenta una sintesi di queste due posizioni, che tuttavia difficilmente accontenterà i malumori di quelle Regioni che non vogliono tornare in classe prima che la situazione sul fronte contagi migliorerà.
Scuola, ufficiale il ritorno in classe l’11 gennaio: ma è scontro nel Governo
Gli studenti delle scuole superiori, quindi, dovranno attendere - almeno - fino a lunedì 11 gennaio per il rientro in classe. È quanto deciso nel CdM che si è tenuto ieri sera, quando c’è stato un duro scontro proprio su questo tema.
La questione del rinvio è stata posta dal Partito Democratico dopo che alcune Regioni - come Veneto e Friuli Venezia Giulia - hanno deciso in autonomia di non riprendere con l’attività didattica in presenza il 7 gennaio, come invece da piani del Governo.
Da questa richiesta sono scaturite le polemiche del Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nonché delle ministre renziane Bellanova e Bonetti. Italia Viva, infatti, vorrebbe la riapertura immediata, ma va detto anche che in questo momento Renzi utilizza qualsiasi occasione per attaccare il Governo.
Un duro scontro risolto con la proposta avanzata dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, di aspettare qualche giorno per poi riaprire lunedì 11 gennaio. Giovedì 7 e venerdì 8 comunque si andrà avanti con la didattica a distanza.
Ricordiamo, invece, che per le scuole dell’infanzia, elementari e primarie di I grado non ci sono conseguenze: in tutta Italia si riparte il 7 gennaio.
Scuole superiori: dove non si riapre l’11 gennaio
Come anticipato, però, ci sono Regioni che hanno annunciato un rinvio per il ritorno in classe in presenza al 1° febbraio. Si tratta di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche.
Ebbene, adesso che si è arrivati al rinvio dell’11 gennaio il Ministro delle Autonomie, Francesco Boccia, chiederà a queste Regioni di ritirare le ordinanze regionali in modo da uniformarsi al resto del territorio. Vedremo se queste decideranno di fare un passo indietro, ma personalmente riteniamo che sarà difficile convicerle con appena due giorni di rinvio.
Probabile, quindi, che queste tre Regioni - ma non è escluso che se ne aggiungeranno altre - andranno avanti per la loro strada, con il Governo che ancora una volta dovrà piegarsi di fronte alle ordinanze regionali.
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