Ottenere la serenità finanziaria: perché risparmiare non basta?

Vincenzo Tucci

30/08/2022

Risparmiare è sicuramente importante, ed è il primo passo verso la serenità finanziaria, ma non basta. Ecco perché.

Ottenere la serenità finanziaria: perché risparmiare non basta?

Articolo a cura di Vincenzo Tucci

Risparmiare non basta. Per raggiungere la serenità finanziaria, è necessario anche investire quanto messo da parte, in modo che possa fruttare a lungo e con il minimo sforzo.

Per comprendere bene questo concetto partiamo dall’analisi di due termini: risparmio e investimento. Il risparmio è la gestione di parte del cash flow, ovvero le entrate e le uscite. L’investimento è la gestione del denaro accumulato, quindi risparmiato. Da queste due definizioni capiamo bene che l’investimento è lo step successivo al risparmio.

Tuttavia, il risparmiatore non sempre diventa investitore. L’investitore mette in circolo il proprio surplus economico, in modo da farlo fruttare, mentre il risparmiatore lo tiene fermo in banca o in un istituto finanziario, spesso senza sapere che l’immobilità del denaro ha un costo.

Tenere fermi i propri risparmi comporta una perdita degli stessi pari al tasso d’inflazione di quel specifico momento economico (in media del 2%). L’inflazione, ovvero l’aumento generalizzato e prolungato dei prezzi, porta infatti alla diminuzione del potere d’acquisto della moneta, e quindi del valore reale di tutte le grandezze monetarie.
Prendiamo ad esempio la seguente tabella, dove sono riportati gli anni trascorsi dal deposito sul conto corrente, il capitale depositato e il risparmio effettivo, con un’inflazione ipotetica al 2%.

Anni Capitale Risparmio
Oggi 50.000 € 100€
5 45.196 € 90€
10 40.854 € 82€
15 36.928 € 74€
20 33.380 € 67€

Come si intuisce, nel tempo i soldi perdono potere di acquisto: ciò che possiamo comprare oggi con 50.000 € è inferiore a quanto potremo comprare tra 20 anni.

La domanda da porsi è quindi: quanto rendono i miei risparmi? Se la risposta è un numero inferiore al costo del denaro (in questo caso il 2%), non ci si sta garantendo una serenità finanziaria.

L’obiettivo da raggiungere per non preoccuparsi del proprio benessere economico è far sì che i propri risparmi crescano; se si è risparmiatori accaniti, invece, e si preferisce avere la sicurezza di un conto in banca a più cifre, un 2% va bene.

La formula da tenere bene in mente è la seguente:

Rendimento reale = Rendimento lordo – Inflazione

L’inflazione: come controllarla

L’inflazione è quindi il terzo elemento da tenere in conto assieme al risparmio e all’investimento. Questa si presenta come una «tassa invisibile» sui propri risparmi, che o viene subita, o viene gestita.

Ma come gestire l’inflazione nell’amministrazione dei propri risparmi? La scelta è estremamente soggettiva, perché tiene conto di numerose variabili: quanto si è disposti a rischiare, il tipo di rischio, l’orizzonte temporale, la liquidità. Una volta valutati questi fattori, si può scegliere se tenere i propri soldi fermi - e quindi subire l’inflazione - o investirli e ottenere una serenità finanziaria.

Se si decide di investire, si presentano di nuovo due strade:

  • studiare bene il mercato e gli strumenti che offre, il tipo di investimento che si vuole realizzare e quanto a lungo, e fare da soli;
  • affidarsi a un professionista che aiuterà a orientarsi nel mondo degli investimenti. Quest’ultimo può essere, ad esempio, un consulente finanziario iscritto all’albo Ocf, o un intermediario assicurativo che compare nel registro Ivass, o un broker certificato.

Ovviamente, la scelta più consigliata, soprattutto se si è inesperti, è di agire tramite un professionista. Questo permetterà di confrontarsi con lui su tutti i punti dell’investimento e di comprendere come e perché verranno investiti i propri risparmi. La prima regola è comunque: non perdere soldi, quindi è sconsigliato agire in maniera avventata e senza studiare precedentemente il mercato.

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