I servizi segreti europei lanciano l’allarme: “Attacco russo possibile dal 2028”

Luna Luciano

23 Gennaio 2025 - 20:20

Secondo i servizi segreti europei, la Russia di Putin potrebbe sferrare un attacco all’UE dal 2028. Forze politiche chiedono un maggiore investimento negli armamenti: ma è questa la soluzione?

I servizi segreti europei lanciano l’allarme: “Attacco russo possibile dal 2028”

La Russia potrebbe attaccare l’Europa a partire dal 2028.

È questo l’allarme lanciato dai servizi segreti europei, secondo quanto dichiarato da Kaja Kallas, Alta rappresentante per la Politica Estera dell’UE e leader del Partito riformatore estone di centrodestra, numerosi servizi di intelligence nazionali concordano sul fatto che la Russia potrebbe testare la preparazione militare dell’Unione Europea entro tre o cinque anni.

Sebbene non vi siano certezze assolute, le analisi strategiche e le dichiarazioni di diversi leader europei indicano che il rischio di una crescente aggressività da parte di Mosca non può essere sottovalutato. La guerra in Ucraina ha messo in evidenza le ambizioni espansionistiche del Cremlino e la volontà di riconfigurare gli equilibri geopolitici del continente.

Di fronte a queste preoccupazioni, l’Europa si trova a un bivio cruciale: incrementare la spesa per la difesa o cercare soluzioni diplomatiche per scongiurare un conflitto su larga scala. Difronte alle crescenti tensioni tra la Russia e l’Occidente, alimentata dalle sanzioni economiche, dalla guerra contro Kiev e dalle esercitazioni militari su larga scala, è bene comprendere cosa abbiano detto i servizi segreti e quali sono le alternative dell’Europa. Di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.

La Russia potrebbe attaccare l’Europa nel 2028: cosa hanno detto i servizi segreti

Secondo le informazioni fornite dai servizi segreti europei, l’attacco russo potrebbe diventare una realtà concreta a partire dal 2028. La Russia, dopo anni di investimenti massicci nel settore militare, potrebbe sentirsi pronta ad affrontare un’eventuale escalation con l’Occidente, rappresentando una “minaccia concreta” alla sicurezza europea.

Kallas, pertanto ha dichiarato che “la Russia rappresenta una minaccia esistenziale alla nostra sicurezza oggi, domani e finché non investiamo adeguatamente nella nostra difesa”. Al momento, infatti, Mosca destina il 9% del suo PIL alla difesa, una percentuale nettamente superiore rispetto alla media europea dell’1,9%. Questo squilibrio ha portato molti analisti a temere che la Russia, una volta consolidata la sua posizione in Ucraina, possa rivolgere la sua attenzione verso i Paesi dell’Europa orientale.

La dottrina militare russa e le dichiarazioni dei leader di Mosca indicano che il Cremlino vede la NATO e l’Unione Europea come minacce dirette alla sua sicurezza nazionale. La percezione di un Occidente debole e diviso potrebbe incoraggiare la leadership russa a intraprendere azioni più aggressive per riaffermare la propria influenza nella regione. Inoltre, il desiderio di Mosca di ristabilire il controllo sulle ex Repubbliche sovietiche e di garantire l’accesso strategico a risorse e corridoi energetici cruciali potrebbe essere una delle principali motivazioni dietro un’eventuale offensiva.

Quanto spende l’Europa per la difesa? Le alternative possibili

La spesa militare europea è da tempo oggetto di dibattito. Attualmente, i Paesi membri dell’UE destinano collettivamente circa l’1,9% del PIL alla difesa, mentre la Russia continua ad aumentare il proprio budget militare.

L’alta rappresentante per la Politica estera, Kallas, ha recentemente affermato che è necessario spendere di più per prevenire e prepararsi alla guerra. Anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha spesso criticato l’Europa per la sua “insufficiente” spesa in ambito militare, sottolineando la necessità di un maggiore impegno finanziario per garantire la sicurezza del continente.

Tuttavia, c’è chi sostiene che una corsa agli armamenti potrebbe non essere la soluzione più efficace per scongiurare un conflitto, che rischia di trasformarsi in una Terza guerra mondiale. Alcuni analisti, infatti, ritengono che l’Europa dovrebbe invece concentrarsi su misure di prevenzione, investendo maggiormente nell’impegno diplomatico. Creare un clima di distensione attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale potrebbe rappresentare un’alternativa valida alla semplice accumulazione di armi. Tuttavia, la tendenza attuale sembra essere quella di un aumento delle spese militari, con alcuni Paesi come la Lituania che prevedono di destinare fino al 6% del PIL alla difesa nei prossimi anni.

Venti di guerra sembra spirare lungo l’Europa e se da un lato è fondamentale che il “Vecchio continente” si prepari a eventuali minacce, dall’altro è altrettanto importante non trascurare gli strumenti di prevenzione e di dialogo. Solo un equilibrio tra deterrenza e diplomazia potrà garantire una sicurezza duratura per il continente. In caso contrario, alimentare una crescente tensione globale è davvero la soluzione? L’ardua sentenza spetta ai posteri.

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