Oggi aderire alla previdenza complementare permette di conseguire in futuro un trattamento pensionistico più corposo, ma è possibile avere due fondi pensione contemporaneamente?
I lavoratori ben sanno che con il versamento dei contributi di fatto accantonano quelle somme, che un domani consentiranno loro di intascare la pensione ogni mese, ma è pur vero che sono tante le incognite e le incertezze sul futuro del sistema previdenziale italiano. Potranno detti versamenti costituire una base sufficiente ad avere poi una pensione dignitosa e in grado di essere davvero di supporto per le varie necessità e spese quotidiane? Come ovvio, è una domanda che si pongono in molti e, permanendo nell’incertezza di trovare una risposta precisa, oggi non poche persone pensano di aderire ai cosiddetti fondi pensione, ovvero una forma di risparmio che affianca quella ordinaria gestita dell’Inps.
D’altronde, se è vero che nella fase iniziale della propria carriera si tende a dare scarsa rilevanza alla pensione, considerata dai più troppo lontana nel tempo per rappresentare una priorità, con il passare degli anni è invece sempre più comune valutare l’adesione alla previdenza complementare, al fine di integrare la pensione maturata con il versamento dei contributi.
Di seguito vedremo in sintesi i fondi pensione, onde inquadrare lo scenario utile a rispondere alla seguente domanda: può una persona avere due fondi allo stesso tempo? Scopriamolo insieme e facciamo chiarezza su temi che oggigiorno interessano sempre più persone.
Si possono avere due fondi pensione allo stesso tempo?
I fondi pensione e l’opportunità di scegliere la previdenza complementare: il contesto di riferimento
Abbiamo appena detto che con il tempo diventa sempre più ricorrente l’idea di aderire a un fondo pensione, per sentirsi maggiormente protetti sul fronte previdenziale e per mirare ad avere una pensione più corposa in futuro. Proprio per questo possiamo affermare che le ragioni alla base dell’interesse verso i fondi pensione sono più d’una:
- l’età media nella quale una persona trova il primo lavoro contrattualizzato è aumentata negli ultimi anni;
- la popolazione italiana invecchia ogni anno sempre più, e questo fattore porta gli enti previdenziali a dover versare un numero sempre più alto di pensioni, a fronte di una ridotta forza lavoro attiva anche a causa della natalità in decrescita;
- l’aspettativa di vita è oggi maggiore rispetto al passato, tanto che possiamo stimare che chi va in pensione a 67 anni potrà goderne, in media, per circa un ventennio.
In un contesto come questo, il sistema pensionistico pubblico è destinato a un progressivo indebolimento: infatti se da un lato paga sempre più trattamenti pensionistici, dall’altro incassa però una quantità relativamente ridotta di contributi. Anche e soprattutto per questo si ragiona di una riforma previdenziale strutturale e organica, che possa finalmente essere varata nel 2023.
Ecco perché i lavoratori più consapevoli dello scenario previdenziale hanno capito che una ottima scelta per il futuro, è quella di investire via via nel tempo somme ridotte - allo scopo di integrare la pensione del domani. E la finalità è facilmente comprensibile: poter vivere gli anni successivi al termine della propria carriera professionale con maggiore serenità.
Caratteristiche chiave e utilità dei fondi pensione
Facciamo chiarezza sui termini, perché questo ci aiuterà poi a rispondere alla domanda di cui in apertura. Che cosa sono esattamente i fondi pensione? Ebbene con questo termine si fa riferimento a uno strumento con cui il lavoratore potrà avvalersi di una pensione complementare, che ha questo nome perché - di fatto - andrà a integrare la pensione da lavoro - maturata con il costante versamento dei contributi previdenziali alla gestione di riferimento.
In estrema sintesi, il fondo pensione consiste in una forma di investimento specifica, in grado di trasformare i risparmi in reddito dopo aver terminato l’attività lavorativa. Ecco perché non vi sono dubbi ad affermare che l’ammontare della pensione integrativa va ad aggiungersi a quello della pensione tradizionale, e l’adesione alla previdenza complementare permette al lavoratore di mettere da parte una somma per poi riscattarla a fine carriera. La somma integrativa, accantonata nel tempo, potrà poi essere erogata al futuro pensionato su base mensile come rendita - proprio come accade per la pensione classica - o come capitale.
Ricordiamo ancora che l’importo della pensione integrativa o complementare non è ovviamente uguale per tutti, ma varia in base a vari fattori quali la durata del periodo di contribuzione, le spese effettuate nella partecipazione al meccanismo, la somma in totale versata alla previdenza complementare e i rendimenti conseguiti con l’investimento sui mercati finanziari di quanto versato.
Non dimentichiamo infatti che gli importi che costituiscono quanto messo da parte per la pensione integrativa sono gestiti e amministrati dai fondi pensione, per essere investiti sui mercati finanziari e generare un guadagno.
Due fondi pensione allo stesso tempo: si può?
Dopo aver ricordato perché la previdenza complementare è oggi così importante, possiamo rispondere alla domanda iniziale. E la risposta è positiva: un lavoratore può aderire a due (o più) fondi pensione contemporaneamente, ma attenzione ad avere le idee ben chiare sulle proprie esigenze e ragioni che possono spingere ad avere non un fondo, ma due.
Infatti, differenti possono essere le motivazioni in grado di spingere un singolo individuo ad aprire più posizioni previdenziali - ad es. presso le Poste e con una compagnia assicurativa - a integrazione di quella canonica presso l’Inps. Pensiamo ad es. all’esigenza di conseguire la prestazione finale in forma di capitale al 100%. Proprio così: le regole in materia ci dicono che in queste circostanze l’interessato potrà chiedere il 100% in capitale a patto che, convertendo il 70% della posizione individuale, sia possibile ottenere una rendita annua di ammontare inferiore al 50% dell’assegno sociale.
Ricorda peraltro che, in caso di adesione a due fondi pensione contemporaneamente, i due montanti contributivi non si cumulano, con la conseguenza che per il lavoratore è più probabile conseguire l’intero capitale all’uscita dal mondo del lavoro per la pensione.
Si possono unire due fondi pensione?
Pensiamo ora al caso in cui l’aderente a due fondi pensione intenda unificare i due montanti contributivi, trasferendo quello accumulato in un fondo e concentrando tutto l’ammontare nell’altro. Ebbene ciò è permesso ma attenzione perché sussiste pur sempre il vincolo che vieta il trasferimento prima che siano trascorsi due anni dall’adesione al fondo stesso.
In altre parole, il fondo pensione è trasferibile non prima di un biennio dall’adesione verso il prodotto di previdenza integrativa. Solo dopo questo periodo di tempo è possibile scegliere di spostare la somma accumulata su un altro prodotto pensionistico, conservando peraltro invariata l’anzianità che è stata conseguita nel frattempo.
TFR in due fondi pensione
Cogliamo l’occasione anche per chiarire una ulteriore questione che potrebbero porsi non poche persone. Il proprio TFR può essere destinato a due fondi pensioni? Ebbene, questa volta la risposta è negativa, perché è il meccanismo di destinazione del trattamento di fine rapporto che non permette questa possibilità.
Però il lavoratore può valutare se assegnare il trattamento di fine rapporto a un fondo pensione oppure se lasciarlo in azienda, per poi ritirarlo alla fine dell’esperienza lavorativa. Inoltre chi decide per il versamento del TFR in un fondo pensione può poi considerare se scegliere il fondo previsto dal suo contratto di lavoro, oppure se optare per un piano individuale pensionistico.
Concludendo, appare chiaro che tutte queste scelte in fatto di previdenza implicano attente riflessioni e considerazioni di ambito economico da parte del lavoratore. Questo infatti limiterà il rischio di disperdere i propri fondi pensione, ad esempio nella valutazione sbagliata di differenziare l’investimento per proteggere il capitale e/o massimizzare i rendimenti.
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