Al comparto tech della Silicon Valley assumono con sempre maggiore frequenza un farmaco per il diabete comunemente prescritto, nel tentativo di rimanere in salute il più a lungo possibile. I dettagli
C’è un farmaco che al comparto tech della Silicon Valley prendono in migliaia, tra investitori e operatori finanziari. Si chiama metformina ed è utile al trattamento del diabete di tipo 2, ma di certo non tutti gli impiegati del settore soffrono di questa malattia. Allora perché lo prendono?
A indagare sulla curiosa tendenza ci ha pensato la CNBC, che ha anche analizzato diversi pareri medici a riguardo, tutti contrastanti anche per via della mancanza di vere prove cliniche.
L’unica cosa certa, al momento, è la motivazione che spinge ad assumere il farmaco: la volontà di restare perfettamente sani il più a lungo possibile, e rimandare ogni tipo di malanno alla terza età.
Ma funziona davvero? Perché sta diventando una pratica così diffusa e quali potrebbero essere gli effetti collaterali?
Alla Silicon Valley prendono un farmaco per vivere più a lungo
Ariel Poler, un investitore di cinquant’anni attivo nella Bay Area, racconta di aver dedicato una vita all’alimentazione sana e a una politica quotidiana che mira allo stress zero.
Oltre a questo, da diversi anni prende quotidianamente una minuscola pillola bianca chiamata metformina, tendenzialmente prescritta a milioni di persone affette da diabete, per aiutarle a controllare il livello di zuccheri nel sangue.
Ma Ariel Poler non ha il diabete, prende la metformina per una ragione diversa: spera che lo aiuti a restare sano più a lungo. Crede infatti che il farmaco, unito a una sana alimentazione e al frequente esercizio fisico, contribuirà a ritardare l’insorgenza di gravi problemi di salute.
Ma non è il solo. La metformina è ampiamente conosciuta nel comparto tech della Silicon Valley, dove in tanti la assumono come una sorta di antitodo contro l’invecchiamento.
La CNBC ha intervistato molti dirigenti e investitori che prendono il farmaco. Tra loro, quelli disposti a parlarne pubblicamente hanno evidenziato alcune teorie a sostegno della loro condotta, derivanti dai pareri espressi da figure di spicco in campo medico come il ricercatore Nir Barzilai.
La metformina non è una novità. Il farmaco - molto comune e disponibile nelle sue varianti generiche a 5 centesimi a pillola negli USA - circola da decenni.
Solo negli ultimi anni però i ricercatori ne hanno studiato gli effetti a lungo termine, e hanno scoperto che i diabetici che l’hanno assunto per anni hanno riscontrato benefici non previsti, tra cui un ridotto rischio di cancro. In più, ulteriori test di laboratorio - per il momento effettuati solo sugli animali - hanno posto l’accento sulla possibilità che allunghi la durata della vita.
Secondo diversi esperti infatti il farmaco, imitando alcuni degli effetti positivi della restrizione calorica con la diminuzione della quantità di zucchero che il corpo produce e assorbe, può significativamente aumentare le probabilità di vivere di più.
Tuttavia, ci sono degli effetti collaterali associati all’uso prolungato di metformina, che comprendono problemi gastrointestinali, bassa glicemia e dolori addominali. Il rischio più grave è che l’eccesso di acido nel corpo porti alla cosiddetta acidosi lattica, condizione che predispone a numerose e gravi complicazioni.
Poler non ha avuto nessuno di questi effetti collaterali, e - garantisce - intende continuare ad assumerlo a lungo termine.
Altre persone che prendono il farmaco assicurano di riscontrare numerosi vantaggi, come Zen Chu, importante investitore nel comparto tech:
“Quando un amico mi ha detto che lo stava prendendo, ho avuto una discussione con il mio medico e ho dato un’occhiata agli studi a riguardo. Anche se non sono diabetico, si tratta di un farmaco a basso rischio, quindi l’ho provato e ho potuto percepire rapidamente i benefici sul mio metabolismo”.
Ma molti evidenziano come gli effetti collaterali della metformina siano stati oggetto di poche indagini, prevalentemente per via del fatto che non esistono incentivi finanziari per l’industria farmaceutica che spingano a studiare l’impatto di un farmaco generico estremamente economico.
Questo spiega perché i medici non lo raccomandino abitualmente a persone senza diabete, e perché la metformina non sia di fatto mai diventata mainstream.
Esperti in campo medico manifestano sentimenti contrastanti sul fatto che persone non affette da diabete assumano il farmaco, proprio alla luce di questa mancanza di ricerca.
Secondo Greg Burrell, medico co-fondatore della catena di cliniche Carbon Health, il farmaco ha effettivamente degli effetti collaterali, ma sono di solito tollerati se il paziente aumenta gradualmente il dosaggio nel tempo.
Anche se non avrebbe motivi per distogliere una persona dall’assumere metformina, Burrell spiega che sarebbe opportuno educare i pazienti - o meglio, chi sceglie di prendere il farmaco - sulla mancanza di dati riguardo il suo utilizzo nel tempo.
Quelli di cui si è a disposizione, al momento, sono solo i risultati dei test effettuati su animali; le prove su animali - evidenzia Burrel - hanno un’utilità, ma esseri umani e topi reagiscono spesso in modo diverso ai farmaci.
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