Il governo sta lavorando a un proroga dello smart working per questa particolare categoria di lavoratori. Vediamo chi e fino a quando.
L’Italia ha scoperto lo smart working in occasione della pandemia da covid-19. Nelle fasi più acute del contagio, aziende pubbliche e private hanno capito che i loro dipendenti potevano rendere e lavorare anche stando comodamente da casa. Una prassi già in altri paesi digitalmente avanzati che in Italia ha fatto fatica ad attecchire sopratutto per limiti psicologici di chi pensava che il dipendente non rendesse abbastanza se non controllato. E invece le cose sono poi cambiate e il lavoro agile è stato molto utilizzato in questi ultimi anni.
Cessata l’emergenza però è arrivato il momento di tornare in sede, almeno per alcuni giorni settimanali. Questo però non per tutti perché i dipendenti pubblici e privati considerati fragili, hanno potuto usufruire dello smart working sino ad oggi.
La misura è stata messa in scadenza diverse volte in questi anni ma il governo ha sempre deciso per la proroga. L’ultima scadenza è per il 31 dicembre ma a quanto pare ci si sta già muovendo per prorogarla almeno fino a marzo 2024. Un rinvio dovuto anche alla luce dei contagi da covid che sono in crescita nel nostro paese ed è quindi doveroso proteggere i pazienti più fragili.
Proroga smart working: ecco per chi
Il diritto allo smart working sarà prorogato almeno fino al prossimo mese di marzo per i lavoratori ritenuti fragili. Si stima che sono circa un milione i dipendenti pubblici e privati ritenuti tali. Si tratta di soggetti che soffrono di determinate patologie e che, in virtù di queste, sono considerati particolarmente a rischio. Come immunodepressi, pazienti oncologici in trattamento con farmaci immunosoppressivi e mielosoppressivi, lavoratori che soffrono di tre o più patologie tra cardiopatia ischemica, fibrillazione delle arterie, scompenso cardiaco, ictus, diabete mellito, bronco-pneumopatia ostruttiva cronica, epatite cronica e obesità.
Il nuovo intervento allo studio dell’esecutivo punta a ridurre la disparità di trattamento tra pubblico e privato. Ad esempio per il privato proprio nei giorni scorsi la commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera a un emendamento che estende, per genitori di minori under 14 e fragili, il diritto al lavoro agile nelle aziende. Nel pubblico invece l’accesso allo smart working per i lavoratori con figli piccoli deve essere previsto dai Piao, i piani di organizzazione del lavoro, delle singole amministrazioni. Quindi la proroga non prevede l’allargamento del diritto verso questi lavoratori pubblici.
A beneficiarne saranno i fragili. Nella Pa questa categoria di lavoratori ha diritto al lavoro agile senza accordi individuali con il dirigente incaricato per accedervi. Nel privato c’è bisogno di un accordo dell’azienda sulla base di valutazioni di medici competenti che attestino la patologia.
Insomma si cercherà si uniformare il diritto allo smart working per i soggetti fragili sia impiegati nella pubblica amministrazione che nel privato. La proroga, che va avanti da diversi mesi, comporta comunque dei problemi organizzativi ed economici per la Pa. Servono infatti risorse aggiuntive. Pensiamo alla scuola dove il lavoro agile per un insegnante significa necessità di assumere un altro insegnante per sostituire quello impiegato, per ripiego, su attività da remoto. Al momento il personale docente che svolge la prestazione a distanza si occupa di attività di supporto all’attuazione del Piano triennale dell’offerta formativa.
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