Per lo smart working dei dipendenti pubblici resta in vigore la procedura semplificata fino al 31 dicembre 2021, ma con delle modifiche alle regole come previsto dal decreto Proroghe. Vediamo cosa cambia e come cambierà dopo alla luce delle prime ipotesi sul rinnovo del contratto della PA.
Per lo smart working dei dipendenti pubblici le regole erano state fissate dal decreto del 19 ottobre 2020 della ex ministra per la PA Fabiana Dadone, poi per ben due volte prorogato.
Ora arriva la nuova proroga dello smart working per la PA nella procedura semplificata con il decreto Proroghe n.56/2021 in vigore che rinnova le attuali regole fino al 31 dicembre 2021, data limite, ma con delle modifiche.
Il ricorso al lavoro agile o smart working per i dipendenti pubblici al momento può avvenire in modalità semplificata e deve essere garantito in una percentuale che sia almeno del 50 per cento.
Con la nuova proroga delle regole per lo smart working dei dipendenti pubblici questo limite viene eliminato come già anticipato dal comunicato del ministero per la Pubblica Amministrazione guidato da Renato Brunetta che riassume le misure contenute nel testo ora in Gazzetta Ufficiale.
A spiegare tuttavia come cambia e cosa cambia dopo la nuova proroga per lo smart working dei dipendenti pubblici è stato lo stesso ministro per la PA Brunetta poche settimane fa; sono state anche avanzate delle prime ipotesi per disciplinare il lavoro agile al di là dell’emergenza e portate al tavolo delle trattative con i sindacati per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici.
Vediamo allora quali sono le regole per lo smart working dei dipendenti pubblici fino al 31 dicembre 2021 e come potrebbe cambiare poi con il rinnovo del contratto.
Smart working per i dipendenti pubblici: proroga al 31 dicembre 2021
Per lo smart working dei dipendenti pubblici nella modalità semplificata la proroga è fissata al 31 dicembre 2021 come stabilito dal decreto Proroghe approvato e in Gazzetta Ufficiale.
Il nuovo decreto elimina la soglia del 50 per cento di ricorso nella PA allo smart working, ma prevedendo fino al 31 dicembre 2021 l’applicazione della procedura semplificata di cui all’articolo 87 del decreto legge n. 18 del 2020, decreto Cura Italia prescindendo quindi dagli accordi individuali e dagli obblighi informativi previsti dagli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81.
Si legge nel decreto Proroghe all’articolo 1- “Disposizioni urgenti in materia di lavoro agile” che all’articolo 263 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (Rilancio), relativo alla disciplina del lavoro agile nelle amministrazioni pubbliche, sono apportate delle modificazioni e vale a dire che al comma 1 il secondo periodo è sostituito dal seguente:
“A tal fine, le amministrazioni di cui al primo periodo, fino alla definizione della disciplina del lavoro agile da parte dei contratti collettivi, ove previsti, e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2021, in deroga alle misure di cui all’articolo 87, comma 3, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, organizzano il lavoro dei propri dipendenti e l’erogazione dei servizi attraverso la flessibilità dell’orario di lavoro, rivedendone l’articolazione giornaliera e settimanale, introducendo modalità di interlocuzione programmata, anche attraverso soluzioni digitali e non in presenza con l’utenza, applicando il lavoro agile, con le misure semplificate di cui al comma 1, lettera b), del medesimo articolo 87, e comunque a condizione che l’erogazione dei servizi rivolti a cittadini ed imprese avvenga con regolarità, continuità ed efficienza, nonché nel rigoroso rispetto dei tempi previsti dalla normativa vigente.”
Viene eliminata di fatto la precedente dicitura per lo smart working dei dipendenti pubblici in modalità semplificata e quindi: “applicando il lavoro agile, con le misure semplificate di cui al comma 1, lettera b), del medesimo articolo 87, al 50 per cento del personale impiegato nelle attività che possono essere
svolte in tale modalità.”
Ad annunciare l’eliminazione del limite del 50 per cento lo stesso ministero per la PA a decreto Proroghe approvato.
“Facciamo tesoro della sperimentazione indotta dalla pandemia e del prezioso lavoro svolto dalla ministra Dadone per introdurre da un lato la flessibilità coerente con la fase di riavvio delle attività produttive e commerciali che stiamo vivendo e dall’altro lato la piena autonomia organizzativa degli uffici.”
Ha commentato il ministro Brunetta che ha aggiunto:
“Fino a dicembre le amministrazioni potranno ricorrere allo smart working a condizione che assicurino la regolarità, la continuità e l’efficienza dei servizi rivolti a cittadini e imprese. Un percorso di ritorno alla normalità, in piena sicurezza, concordato con il Comitato tecnico-scientifico e compatibile con le esigenze del sistema dei trasporti.”
Il limite del 50 per cento per lo smart working dei dipendenti pubblici con la nuova proroga viene quindi eliminato e si “rinvia alla contrattazione collettiva (che ha preso avvio proprio in data 29 aprile presso l’Aran) la definizione degli istituti del lavoro agile.”
Smart working dipendenti pubblici: come funziona secondo le nuove regole
Vediamo allora come funziona lo smart working per i dipendenti pubblici secondo le nuove regole con la proroga al 31 dicembre 2021 della procedura semplificata. A riportare le nuove regole è il comunicato del ministero per la PA riferito al testo del decreto Proroghe in Gazzetta. Si legge nel comunicato che la norma:
- non limita, ma anzi esalta - nel perdurare dell’emergenza – la flessibilità organizzativa di ogni Pubblica amministrazione per quanto concerne l’utilizzo del lavoro agile, ancorandola non più a una percentuale ma al rispetto di principi di efficienza, efficacia e customer satisfaction e liberandola dalla rigidità imposta dalla soglia del 50 per cento prima prevista;
- mantiene inalterato il necessario rispetto delle misure di contenimento del fenomeno epidemiologico e della tutela della salute adottate dalle autorità competenti;
- rinvia alla contrattazione collettiva (che ha preso avvio proprio in data 29 aprile presso l’Aran) la definizione degli istituti del lavoro agile, ma ne consente fino al 31 dicembre 2021 l’accesso attraverso le modalità semplificate di cui all’articolo 87 del decreto legge n. 18 del 2020 (quindi senza la necessità del previo accordo individuale e senza gli oneri informativi a carico della parte datoriale);
- mantiene - a regime e dunque fuori dal contesto emergenziale - il POLA (Piano organizzativo del lavoro agile) riducendone dal 60 per cento al 15 per cento la misura minima di attività da svolgere in lavoro agile, aumentando la capacità organizzativa delle singole amministrazioni e prevedendo che, in caso di mancata adozione del POLA, il lavoro agile sia svolto da almeno il 15 per cento del personale che ne faccia richiesta;
- consente implicitamente alle amministrazioni che entro il 31 gennaio 2021 hanno adottato il POLA con le percentuali previste a legislazione allora vigente di modificare il piano alla luce della disciplina sopravvenuta.
Per quanto riguarda lo smart working dei dipendenti pubblici in regime ordinario le nuove regole riducono la percentuale di lavoro agile con ricorso ai POLA dal 60 al 15 per cento e l’adozione dello stesso senza POLA dal 30 al 15 per cento.
Smart working dipendenti pubblici: ipotesi Brunetta
Cosa cambierà dopo il 31 dicembre per le regole dello smart working dei dipendenti pubblici è ancora da chiarire, sicuramente:
- verrebbe meno la modalità semplificata;
- a regime, dall’inizio del 2022, la norma conferma l’obbligo per le amministrazioni di adottare i POLA (Piani organizzativi del lavoro agile) entro il 31 gennaio di ogni anno, riducendo però dal 60 per cento al 15 per cento, per le attività che possono essere svolte in modalità agile, la quota minima dei dipendenti che potrà avvalersi dello smart working;
- verranno applicate le nuove regole della contrattazione collettiva.
Si questo ultimo punto alcune ipotesi sono state avanzate nelle scorse settimane durante le trattative per il rinnovo contrattuale.
Il ministro per la PA Brunetta aveva dichiarato qualche settimana fa che lo smart working: “è stata una risposta emergenziale che ha ci ha fatto imparare una modalità innovativa ma deve essere legata ai contratti, deve essere legata alle esperienze.”
E aveva aggiunto:
“Deve rientrare nei contratti, sulla base delle esigenze delle aziende. Se un’azienda ha bisogno di lavoro a distanza se lo organizza, se un’altra azienda non ha bisogno di lavoro a distanza non lo fa.”
Lo smart working per dipendenti pubblici e statali entrerà quindi nel rinnovo del contratto che porterà anche a un «bonus» in busta paga.
Tra le ipotesi per le nuove regole dello smart working dopo il 31 dicembre 2021 era stata avanzata quella di valutare la produttività dei dipendenti pubblici coinvolgendo anche gli utenti esterni come comuni cittadini o imprenditori, oltre ovviamente ai dirigenti interni.
Era stata già avanzata l’ipotesi di eliminare per lo smart working dei dipendenti pubblici la percentuale del 60 per cento con i POLA, ipotesi che ha trovato conferma e che entrerà a regime dal 1° gennaio 2022. D’altronde non tutte le amministrazioni pubbliche che dovevano presentare i loro POLA entro gennaio hanno rispettato la scadenza, solo una su tre.
Ricordiamo che con il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale firmato a marzo a Palazzo Chigi da Brunetta, Draghi e sindacati, si è andato a definire non solo il prossimo rinnovo contrattuale per i dipendenti pubblici con l’aumento in busta paga, ma anche che lo smart working che dovrà essere definito dai contratti insieme al diritto alla disconnessione.
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