Per gli ultimi sondaggi politici Pd e M5s insieme potevano giocarsela contro il centrodestra sia alle elezioni politiche sia in Sicilia: ora invece Meloni è vicina ai “pieni poteri”.
Gli ultimi sondaggi politici parlano chiaro: il centrodestra salvo sorprese dovrebbe non vincere, ma stravincere le elezioni politiche del prossimo 25 settembre, con Giorgia Meloni che sarebbe vicina anche all’ottenere quei “pieni poteri” derivanti dal possibile raggiungimento di una maggioranza superiore ai due terzi del Parlamento.
Stessa musica anche per le elezioni regionali in Sicilia, che si svolgeranno in contemporanea con le politiche, visto che anche in questo caso i sondaggi sono concordi nell’attribuire un largo vantaggio a Renato Schifani, il candidato del centrodestra.
Leggendo però con attenzione gli ultimi sondaggi pubblicati in questi giorni, da sabato scatterà lo stop alla loro divulgazione in nome della par condicio, ci sarebbe un grosso rimpianto per il centrosinistra.
Se fosse stato siglato un patto tra Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, come avvenuto alle ultime amministrative, il centrosinistra sia alle politiche sia alle regionali in Sicilia sarebbe stato perfettamente in partita e, di certo, a questo punto della campagna elettorale si starebbe parlando di programmi e non di voto utile per evitare che Giorgia Meloni a partire dal 26 settembre possa contare su una maggioranza extra large.
Sondaggi politici: Pd-M5s potevano giocarsela con il centrodestra
Se guardiamo l’ultimo sondaggio di Ixè, il centrodestra sarebbe nettamente in testa con il 46% mentre il centrosinistra non andrebbe oltre il 30,4%. Considerando però l’11,5% attribuito al Movimento 5 Stelle e che un buon 10% degli elettori ancora sarebbe indeciso, i giallorossi sarebbero stati perfettamente in partita: a quel punto veramente sarebbe potuta scattare la caccia al voto utile.
Stesso discorso anche per il sondaggio di Demopolis, con il 12,3% del Movimento 5 Stelle che se sommato al 29,2% del centrosinistra non sarebbe troppo lontano dal 46,8% attribuito al centrodestra. Anche se fosse arrivata una sconfitta, questa sarebbe stata di misura con buone possibilità anche di un ripetersi delle larghe intese.
Questo discorso appare ancora più evidente in Sicilia, dove il Pd e il Movimento 5 Stelle hanno fatto le primarie insieme scegliendo Caterina Chinnici come candidato salvo dividersi a causa del passo indietro dei pentastellati, probabilmente irritati dalla porta chiusa loro in faccia da Enrico Letta alle politiche.
L’ultimo sondaggio di Noto per le elezioni regionali in Sicilia infatti vede Renato Schifani (centrodestra) al 42%, seguito da Caterina Chinnici (Centrosinistra) con il 25%, Nuccio di Paola (M5s) con il 15%, Cateno De Luca (Indipendente), con il 12% e Gaetano Armao (Terzo Polo) il 4%. Anche qui i giallorossi insieme sarebbero stati in scia del centrodestra.
Il regalo di Letta a Meloni
In politica non si possono mai fare le somme algebriche delle percentuali di due partiti che corrono divisi: un elettore infatti potrebbe non digerire una alleanza, ma al tempo stesso altri se ne potrebbero aggiungere soprattutto in caso di concrete possibilità di vittoria.
Guardando i sondaggi il sentore però è che con un centrosinistra allargato al Movimento 5 Stelle, sacrificando magari quel Di Maio che stenta ad arrivare all’1%, l’asse giallorosso sarebbe stato perfettamente in partita sia alle elezioni politiche sia alle regionali in Sicilia.
Enrico Letta però additando la colpa della caduta del governo Draghi ai 5 stelle, non ha voluto neanche aprire un tavolo di trattativa con il Movimento una volta che è stato ufficializzato il voto anticipato.
Il capolavoro del segretario dem però è stato quello di non riuscire a chiudere un accordo anche con l’altro “forno” a disposizione, ovvero quel Carlo Calenda che pochi giorni dopo aver stretto la mano a Enrico Letta ha preferito sfilarsi e correre insieme a Matteo Renzi.
Con una legge elettorale che dovrebbe spingere i partiti a coalizzarsi invece che correre da soli, queste divisioni sono un autentico regalo a Giorgia Meloni visto che il centrodestra, andando incontro a un en plein nei collegi uninominali grazie alla frammentazione degli avversari, stando ai sondaggi sarebbe non troppo lontano dalla soglia della maggioranza dei due terzi del Parlamento che permetterebbe di modificare la Costituzione senza che l’opposizione possa chiedere un referendum confermativo.
Uno scenario questa ora agitato come uno spauracchio da parte di Letta ma, viste le scelte strategiche fatte dal Pd, queste sembrerebbero essere delle lacrime di coccodrillo.
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