Il Decreto Sostegni ha previsto aiuti di minore importo rispetto a quelli erogati dai precedenti decreti Ristori, ma ha ampliato la platea di beneficiari dei contributi. Le novità.
Il decreto Sostegni è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed è in vigore dal 23 marzo.
Rispetto ai precedenti Ristori, il governo Draghi ha voluto introdurre parecchie novità: dal calcolo dei contributi a fondo perduto a partire dal calo di fatturato medio mensile tra il 2020 e il 2019 fino alla cancellazione dei codici Ateco.
Questi nuovi criteri si traducono in una platea più ampia di beneficiari degli aiuti, ma di fatto gli importi del contributo sono ridotti rispetto ai ristori precedenti, legandoli strettamente alle perdite dei corrispettivi. In altre parole, chi ha perso di più avrà un indennizzo maggiore.
Ecco il meccanismo che sottende i provvedimenti del governo Conte, i decreti Ristori, e quello del governo Draghi, il decreto Sostegni.
Sostegni minori, Ristori maggiori: il confronto
La differenza di importi tra il decreto Sostegni e i decreti Ristori, con i primi minori e i secondi maggiori, è legata principalmente alla volontà del governo Draghi di eliminare il meccanismo di assegnazione sulla base dei codici Ateco.
Il nuovo decreto Sostegni, infatti, assegna i contributi a fondo perduto a una platea più ampia di beneficiari.
Due i requisiti: un fatturato complessivo inferiore ai 10 milioni di euro e perdite nel corso del 2020, rispetto al 2019, pari ad almeno il 30% dei corrispettivi (parametro escluso per le attività aperte dal 1° gennaio 2019).
Il calcolo dei Sostegni, a differenza dei Ristori, avviene sulla base media annuale e non mensile e viene suddiviso in 5 fasce di fatturato: ciò significa che verranno inclusi più lavoratori tra i beneficiari, e verrà concesso un contributo maggiore a coloro che hanno perso di più.
Calcolo dei contributi: cosa cambia tra sostegni e ristori
Per chiarire la questione degli importi è utile fornire qualche esempio sul calcolo dell’indennizzo spettante ai lavoratori con il nuovo decreto Sostegni rispetto ai precedenti decreti Ristori.
Per quanto riguarda il primo provvedimento economico di Draghi, occorre partire dal calo del fatturato annuale del 2020 rispetto a quello del 2019 e dividere tale perdita per 12 mesi, ottenendo la perdita media mensile. Questo valore costituisce la base alla quale applicare le aliquote degli scaglioni previsti nel decreto:
- 60% per chi nel 2019 abbia realizzato fatturato non superiore a 100.000 euro;
- 50% per chi nel 2019 ha realizzato un fatturato compreso tra 101 mila e 400 mila;
- 40% per chi nel 2019 ha realizzato un fatturato compreso tra 400.001 e 1 milione di euro;
- 30% per chi nel 2019 ha realizzato un fatturato compreso tra 1.000.001 e 5 milioni di euro;
- 20% per chi nel 2019 ha realizzato un fatturato compreso tra 5.000.001 e 10 milioni di euro.
Il calcolo da realizzare, invece, per calcolare gli indennizzi spettanti dai precedenti decreti, prevedeva il confronto tra il fatturato conseguito nel mese di aprile 2020 rispetto a quello di aprile 2019: si aveva accesso all’aiuto solo con una perdita di almeno il 33%.
Se, per esempio, un lavoratore avesse conseguito un fatturato di 60 mila euro nel 2019 e uno di 30 mila euro nel 2020, la perdita media mensile su base annuale sarebbe stata pari a 2.500 euro.
Con il decreto Sostegni, quindi, riceverebbe un indennizzo pari a 1.500 euro (2.500*60%). Con i criteri dei precedenti decreti, invece, il valore medio della perdita sarebbe stato di 5.000 euro (60.000/12): ciò significa che gli sarebbero stati accreditati 2.000 euro (in seguito all’innalzamento dal 100% al 200% della percentuale di contributo spettante).
Una differenza tra i due aiuti (sostegni e ristori) pari a 500 euro.
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