Spiagge chiuse il 9 agosto? Cosa sappiamo sullo sciopero

Luna Luciano

8 Agosto 2024 - 22:00

Sciopero degli stabilimenti balneari il 9 agosto. Crescono le tensioni con il governo Meloni che ha nuovamente rinviato a settembre la decisione sulle concessioni.

Spiagge chiuse il 9 agosto? Cosa sappiamo sullo sciopero

Scioperano gli stabilimenti balneari e le spiagge.

Il dibattito sulle concessioni balneari è tornato al centro della scena politica italiana con l’annuncio di uno sciopero venerdì 9 agosto da parte dei gestori.

La protesta prevede l’apertura ritardata di due ore degli stabilimenti balneari e rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga controversia che coinvolge operatori del settore, governo e Unione Europea.

Infatti, le concessioni balneari, rilasciate dallo Stato, sono ormai scadute e le proroghe fino al 2024 sono state dichiarate illegittime poiché violano le normative UE. Nonostante ciò, molti Comuni hanno deciso di ignorare queste indicazioni, causando proteste da parte di associazioni come Mare Libero, che chiedono accesso libero alle spiagge.

In questo clima di tensioni, il governo Meloni ha deciso di rinviare ulteriormente la discussione sulla regolamentazione, spostando la questione - ancora una volta - a settembre. Una decisione che non è stata accettata dalle associazioni del settore che chiedono chiarezza e garanzie economiche. Ecco perché scioperano e qual è il futuro delle spiagge italiane.

Sciopero 9 agosto degli stabilimenti balneari: ecco perché

Lo sciopero del 9 agosto è stato indetto dalle principali associazioni di categoria come Sib-Fipe e Fiba-Confesercenti per protestare contro l’incertezza normativa che grava sul futuro delle concessioni balneari.

Ecco quindi che venerdì 9 agosto, gli stabilimenti apriranno con 2 ore di ritardo, un gesto simbolico per esprimere il malcontento degli operatori del settore. La protesta però non si fermerà e proseguirà con con altre giornate di stop, programmate per il 19 e il 29 agosto, se il governo non interverrà con una soluzione concreta.

Le associazioni quindi chiedono:

  • proroga delle concessioni,
  • riconoscimento di un indennizzo economico per le 30mila concessioni attive, fondamentali per garantire la continuità delle attività economiche legate al turismo balneare.

I rappresentanti dei balneari sostengono che l’incertezza sta creando confusione e mettendo a rischio investimenti fatti negli anni, spesso basati su leggi e regolamenti che ora vengono messi in discussione. In un comunicato, il presidente di Fiba-Confesercenti, Maurizio Rustignoli, ha descritto la mobilitazione come un “doveroso segnale” per sollecitare il governo a fornire risposte chiare e a evitare il caos nel settore.

La protesta, tuttavia, è stata criticata da alcune organizzazioni, come Mare Libero, che l’hanno definita una “farsa”, un tentativo di difendere privilegi ormai ingiustificabili che garantiscono rendite ottenute grazie a proroghe illegittime.

Il futuro delle spiagge italiane: cosa farà il governo Meloni

Il governo Meloni si trova ormai in una posizione difficile, stretto tra le pressioni degli operatori del settore balneare e le richieste dell’Unione Europea per una gestione più trasparente delle concessioni demaniali.

Il ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, ha confermato che il dialogo con la Commissione UE continua, scegliendo di rimandare qualsiasi decisione a stagione conclusa, settembre, una mossa che potrebbe aggravare ulteriormente la tensione nel settore, alimentando nuove proteste.

Di fatti la questione delle “concessioni balneari” è di rilevante interesse, in quanto da questo dipenderà il futuro delle spiagge italiane. Se da un lato c’è la volontà di preservare le imprese familiari che da decenni gestiscono gli stabilimenti balneari, dall’altro c’è la necessità di conformarsi alle regole europee, che richiedono gare d’appalto aperte e competitive.

Ancora, in molti rivendicano il diritto ad avere accesso a spiagge libere, ormai sempre più rare, per poter godere a pieno della bellezza della natura, senza dover spendere centinaia d’euro per un ombrellone e un lettino.

Il rinvio a settembre offre solo una breve tregua, che potrebbe però alimentare un fuoco in futuro indomabile.

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