Conbipel in crisi: l’azienda potrebbe chiudere negozi e licenziare nel 2025. C’è un piano di rilancio, ma non salverà tutti.
Conbipel è entrato nella lista dei marchi italiani a rischio licenziamenti e chiusure di punti vendita, ma ora la possibilità di un rilancio industriale dovrebbe essere più concreto.
Spiragli di risanamento si sono palesati a conclusione dell’incontro del 6 febbraio presso il Mimit. Il famoso brand che ha fatto la storia dell’abbigliamento in pelle in Italia potrebbe essere rilevato da una cordata di due aziende, con l’impegno di rilanciare 104 punti vendita e salvaguardare 800 lavoratori sui 1.100 dipendenti attuali.
Non tutto l’organico dei vari punti vendita, quindi, sarebbe salvato, oltre a mantenere le serrande chiuse per decine di negozi. Il destino di Conbipel è appeso al filo da anni, con l’azienda finita in amministrazione straordinaria e sotto la procedura di composizione negoziata della crisi a cercare di scongiurare scenari pessimi, che raccontano di chiusure di negozi e riassetto della manodopera.
Un’altra eccellenza imprenditoriale italiana, quindi, è sotto pressione.
Conbipel: storia di una crisi. Perché l’azienda rischia chiusure e licenziamenti
Dopo essere finita in amministrazione straordinaria nel 2020, Conbipel ha cambiato la proprietà nel 2022 con il controllo finito in mano a Btx Italian Retail and Brand - società con maggioranza di Eapparels Ltd e controllata dalla private equity di Singapore Grow Capital Global Holdings - e all’Agenzia di Stato Invitalia con il 49% delle azioni.
Il cambiamento, però, non si è tradotto in risultati positivi per il business. Il Tribunale di Asti ha infatti avviato la procedura di composizione negoziata della crisi, lanciando da allora un chiaro allarme su circa mille dipendenti impiegati nei 130 negozi ancora aperti in tutta Italia e nella sede principale e storica di Cocconato, dove tutto è nato nel 1958.
Ora, le ultime indiscrezioni parlano di una “newco” formata dall’azienda lombarda Euroseta Fashion (produttrice di intimo e abbigliamento) e da una società esperta di franchaising, con Invitalia ancora socia al 49%. Sarà questa la strada verso la salvezza del marchio?
C’è incertezza al riguardo. Nelle scorse settimane, infatti, sono stati chiusi già due centri Conbipel e le previsioni parlano di altri 48 punti vendita pronti ad abbassare le serrande nel 2025 con l’intento di avviare un riassetto. Tradotto: 400 lavoratori rischiano il licenziamento, mentre gli impiegati nella sede di Cocconato potrebbero finire in cassa integrazione straordinaria.
Quale futuro per Conbipel?
La novità della riunione del 6 febbraio è stata rincuorante, grazie all’ufficialità di una proposta vincolante da parte di una cordata di due imprese italiane del settore tessile con il supporto di Invitalia, che farebbero capo all’imprenditore Andrea Turati e alla comasca Euroseta.
La nota del ministero delle Imprese e del Made in Italy ha però espresso una certa preoccupazione per i punti vendita e per i lavoratori che non rientrano nel piano di rilancio descritto. Chiusure e licenziamenti, infatti, non sarebbero del tutto scongiurati, tanto che la nota sottolinea che la priorità della proprietà uscente deve essere quella di garantire una “gestione non traumatica degli esuberi con l’attivazione degli ammortizzatori sociali per un ricollocamento, anche con il supporto delle Regioni coinvolte”.
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