Le banche reggeranno fino a che lo spread non sfonderà i 400 punti base. Cosa accadrà nel momento in cui il differenziale si riporterà sopra la suddetta soglia?
Il rapporto tra spread Btp-Bund e banche di nuovo al centro del dibattito.
Secondo gli esperti, gli istituti di credito del Belpaese non potranno sostenere in eterno l’allargamento del differenziale tra rendimenti del titolo decennale nostrano e quelli del tedesco di pari scadenza.
Il limite entro il quale le banche riusciranno a convivere con lo spread Btp-Bund sarà quello dei 400 punti base per Credit Suisse. Una vera e propria linea Maginot, oltre la quale gli istituti vedrebbero scendere i propri indici patrimoniali. Alcune banche, però, potrebbero essere più colpite rispetto alle altre.
Banche: cosa accadrebbe con spread sopra 400?
Un quesito lecito, soprattutto alla luce delle recenti oscillazioni del differenziale che, soltanto nella sessione di ieri, lunedì 8 ottobre, si è riportato addirittura sopra i 310 punti base, sostenuto da un rendimento del decennale italico oltre il 3,5%.
È opinione unanime, ormai, quella per cui le banche italiane riusciranno a sostenere la risalita dello spread fino a quota 400 punti base. Una volta superata la citata soglia, e in assenza di misure straordinarie, gli istituti inizierebbero a soffrire e sarebbero chiamati a nuovi rafforzamenti per ricostituire il capitale eroso dal differenziale.
“Lo spread sopra 400 punti base non è sostenibile. Un ampliamento di 200 punti base da fine giugno (238 pb) ridurrebbe il Cet1 di 66 punti base in media, dal 12,53% a 11,87% per l’universo delle banche di CS, facendo scattare aumenti di capitale”,
hanno affermato da Credit Suisse.
Vale la pena di ricordare come le banche siano le maggiori acquirenti di titoli di Stato e dunque le più esposte alle oscillazioni dello spread. Questa esposizione aumenta il loro profilo di rischio: ogni trimestre, ricordano gli esperti, esse devono riportare il prezzo dei Btp detenuti (in fase di deprezzamento) ai livelli di mercato. Un’operazione che va ovviamente ad intaccare il loro patrimonio.
Gli istituti più colpiti
Nel corso delle ultime settimane le banche di Borsa Italiana hanno messo a segno pessime performance a causa della risalita dello spread. Sospensioni a raffica, perdite superiori ai 5 punti percentuali. Questo e molto altro è accaduto sull’azionario nostrano, affossato dalle continue discussioni sul Def e sulla manovra.
Nel momento in cui la Ue ha bocciato il Documento di economia e finanza lo spread ha ripreso a correre con vigore e gli istituti di credito ne hanno risentito in maniera evidente.
Tra le banche più colpite sicuramente Ubi Banca: 100 punti base in più di spread (rispetto alla media del 2° trimestre) valgono 50 punti base in meno di Cet 1, che scende dall’11,4% al 10,9%. Male anche Banco BPM, con un Common Equity Tier 1 dall’11,4% all’11,0%, oltre che Intesa Sanpaolo e UniCredit (-30 punti base di Cet 1 ciascuna).
Per gli esperti, lo spread a 400 punti base allerterebbe gli istituti di credito che potrebbero insomma essere costretti a nuovi, pesanti, aumenti di capitale per far fronte all’erosione dei propri bilanci.
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