Steve Jobs ha dato alla sua segretaria le chiavi della sua nuova Jaguar, ecco perché

Maria Paola Pizzonia

17 Febbraio 2025 - 22:48

E se la puntualità diventasse un lusso, oltretutto pagata dal tuo capo? La curiosa storia della Jaguar di Steve Jobs.

Steve Jobs ha dato alla sua segretaria le chiavi della sua nuova Jaguar, ecco perché

Steve Jobs era famoso per molte cose: la sua visione rivoluzionaria, il perfezionismo ossessivo e, non ultimo, la sua intransigenza nei confronti della puntualità. Chi lavorava con lui sapeva che arrivare in ritardo non era un’opzione: le riunioni iniziavano all’istante, con o senza i partecipanti attesi. Ma in un episodio che ha dell’incredibile, l’iconico co-fondatore di Apple fece un’eccezione. E che eccezione: regalò una Jaguar nuova di zecca alla sua segretaria, così che non fosse mai più in ritardo.

Una segretaria in difficoltà e la reazione inaspettata di Jobs

La storia è stata raccontata da Ron Givens, ex responsabile della qualità di Apple, e riportata dalla rivista Applesfera.com. Secondo Givens, un giorno la segretaria di Steve Jobs arrivò in ritardo al lavoro. Nulla di straordinario, se non fosse che la sua giustificazione era più che valida: la sua auto non voleva saperne di partire. Madre single e dipendente scrupolosa, la donna si scusò con Jobs, che si limitò ad annuire senza commentare. Un atteggiamento sorprendentemente pacato per lui, noto per la sua scarsa tolleranza verso qualsiasi tipo di inefficienza.

Ma la vera sorpresa arrivò qualche ora dopo. Nel pomeriggio, Steve Jobs si presentò nell’ufficio della segretaria e, senza tanti preamboli, le lanciò un mazzo di chiavi. “Ecco, così non farai mai più tardi”, disse. L’auto in questione? Una Jaguar, autovettura simbolo di lusso e dalle ottime prestazioni. Nessuno sa come la segretaria abbia reagito a un gesto tanto eclatante, né se sia mai più arrivata in ritardo. Ma secondo Givens, episodi del genere non erano rari per Jobs: a volte, il suo modo di sorprendere le persone sfiorava l’assurdo.

La retorica del “grande capo” e la realtà del lavoro

L’episodio della Jaguar si inserisce perfettamente nel mosaico complesso della personalità di Steve Jobs. Da una parte, emerge il lato autoritario del visionario che pretendeva la massima efficienza dai suoi dipendenti, senza accettare scuse. Dall’altra, c’è il Jobs imprevedibile, capace di gesti tanto generosi quanto impulsivi. Un capo che non si limitava a pretendere il meglio, ma che, in certi casi, forniva direttamente gli strumenti per ottenerlo.

Si potrebbe azzardare che in fondo era proprio questa la sua grandezza: saper bilanciare genialità e durezza con attimi di disarmante generosità. Anche se, nel caso della segretaria fortunata, resta un dubbio: le Jaguar si rompono meno delle auto comuni, ma il traffico? Quello neanche Steve Jobs poteva risolverlo. Storie come questa rischiano di essere fuorvianti. Anzitutto per via della loro attendibilità, poi anche perché dipingono il leader visionario come un benefattore che premia singoli dipendenti con gesti spettacolari. Ma il vero «buon capo» non si limita a fare regali inaspettati: costruisce un ambiente di lavoro che garantisca stabilità e benessere per tutti.

La puntualità non dovrebbe dipendere dal dono di un’auto di lusso, ma da politiche aziendali che favoriscano equilibrio e sicurezza per i dipendenti. Invece di soluzioni improvvisate e teatrali, chi guida un’azienda dovrebbe assicurarsi che ogni lavoratore abbia gli strumenti e le condizioni adeguate a svolgere il proprio lavoro senza stress e precarietà. Le grandi aziende hanno il dovere di costruire un benessere strutturale, non solo di stupire con atti occasionali di generosità.

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