Fisco, stop ai condoni e compliance incentivata: le raccomandazioni OCSE

Rosaria Imparato

7 Settembre 2021 - 16:17

Tra le raccomandazioni economiche dell’OCSE all’Italia c’è lo stop ai condoni fiscali, per puntare invece sulla compliance: vediamo perché.

Fisco, stop ai condoni e compliance incentivata: le raccomandazioni OCSE

Sono stati pubblicati gli studi economici dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, riguardanti l’Italia.

Nel documento vengono affrontati vari temi: da una panoramica di come la pandemia abbia avuto conseguenze non solo economiche ma anche sociali, alle raccomandazioni da mettere in atto per una riforma fiscale olistica, ovvero che non riguardi un solo aspetto ma che abbracci tutto il sistema tributario.

Il dito è puntato contro l’ultimo condono messo in atto dal Governo Draghi, ovvero lo stralcio delle cartelle fino a 5.000 euro. Vediamo i motivi della condanna e perché, secondo l’OCSE, sarebbe meglio incentivare la compliance, ovvero l’adempimento spontaneo (e come arrivare all’obiettivo).

Stop ai condoni fiscali: l’OCSE contro lo stralcio delle cartelle fino a 5.000 euro

Nel documento di 144 pagine pubblicato il 6 settembre l’OCSE non fa giri di parole:

Sarebbe opportuno evitare la reiterazione di condoni fiscali perché minano il sistema di riscossione delle imposte. Le ricorrenti iniziative di condono fiscale o remissione di debiti fiscali [...] impongono un costo elevato ai contribuenti adempienti e riducono gli incentivi al rispetto delle leggi, quale che sia il tasso sanzionatorio poi applicato.”

Il riferimento è al condono predisposto dall’articolo 4 del decreto Sostegni. L’annullamento avverrà in modo automatico entro il 31 ottobre per le cartelle:

  • fino a 5.000 euro;
  • risalenti al periodo 2000-2010;
  • intestate a contribuenti che nel 2019 avevano un reddito non superiore a 30.000 euro.

Fisco, compliance incentivata per la riforma: le raccomandazioni OCSE

Cosa fare quindi per promuovere la crescita? Invece di investire sui condoni fiscali, l’OCSE raccomanda di migliorare la compliance, cioè l’adempimento spontaneo, e ristrutturare la composizione fiscale.

Inoltre, sottolinea l’Organizzazione, le imposte sui consumi tendono a essere più favorevoli alla crescita di quanto lo siano le imposte sul lavoro, ma è proprio il livello di compliance a ostacolare, in Italia, le maggiori entrate IVA.

Secondo i dati MEF del 2020, nel 2018 c’è stato un divario tra le imposte dovute e quelle pagate del 5,9% del PIL, di cui circa un terzo derivante da un deficit di 33,3 miliardi di euro nel gettito IVA.

Tra le possibili soluzioni prospettate dall’OCSE figurano:

  • il continuo investimento sulla digitalizzazione;
  • la riduzione della soglia di esenzione IVA;
  • la spinta sulla riduzione dell’uso del contante.

Ricordiamo che la legge delega sulla riforma fiscale è attesa per il mese corrente, anche se ancora non c’è una data fissata: seguiranno aggiornamenti.

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