Dopo Amato, con la conferma dell’esistenza di documenti non declassificati e la testimonianza dell’ex maresciallo Dioguardi, emergono nuove rivelazioni sulla strage di Ustica. Ecco cosa è successo.
Nuove rivelazioni squarciano il muro di silenzio che in 43 anni è stato costruito intorno alla strage di Ustica.
Dopo che l’ex premier Giuliano Amato ha rivelato cosa accadde, stando alle sue ricostruzioni, al Dc9 inabissatosi il 27 giugno 1980, nuove voci accendono una luce per illuminare i fatti di quel tragico giorno.
Amato ha spiegato che la teoria della bomba palestinese, così come quella del cedimento strutturale, non ha mai avuto credibilità perché i resti dell’aereo dimostravano i segni di un impatto esterno: secondo l’ex premier l’aereo sarebbe stato abbattuto da un missile francese.
E ora alla sua voce si aggiunge quella dell’ex maresciallo Giuseppe Dioguardi, il quale sostiene di aver letto un dossier del Sismi (Servizio per le informazioni e la sicurezza militare) con due versioni sulla strage di Ustica. Un dossier che non è presente agli atti dell’inchiesta bis sulla strage.
Forse esistono documenti che ancora non sono stati depositati e a confermare questa teoria arrivano le rivelazioni del ministero della Difesa. Ecco cosa è successo e perché queste rivelazioni sono importanti.
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Dopo le ricostruzioni storiche di Amato sulla strage di Ustica a far tremare l’Italia sono le rivelazioni dell’ex maresciallo Dioguardi, il quale nel 2011 ha lasciato una deposizione di dodici ore ai pm di Roma su una relazione segretissima del Sismi su Ustica.
Dioguardi, che ha lavorato nelle segretarie di quattro ministri della Difesa, nel 1986 ricevette un dossier segreto del Sismi dell’ammiraglio Martini - allora capo dell’intelligence militare. Un dossier che dovette consegnare all’allora ministro della difesa Spadolini per controfirmare il documento e inoltrarlo al premier Bettino Craxi.
Una relazione che Spadolini non voleva firmare racconta Dioguardi, il quale ricorda ancora le parole del ministro: “non c’è niente di più schifoso di quando i generali vogliono fare i politici”. Eppure, il dossier, dopo una chiamata di Craxi, fu lo stesso firmato. Ma Dioguardi ha rivelato a Repubblica una parte del contenuto del documento: il dossier conteneva due versioni.
Tra le altre cose si parlava di due Mirage francesi in volo, di un Tomcat americano, di Mig libici…Non posso rivelare nel dettaglio il contenuto, perché è oggetto di una deposizione [...] coperta da segreto istruttorio. Posso però dire che il Sismi aveva messo nero su bianco due versioni: la prima ricostruiva quanto accaduto la notte del 27 giugno 1980 sulla base degli elementi a disposizione dell’intelligence, la seconda era la versione di comodo che il Sismi suggeriva alle istituzioni di rendere pubblica.
E da queste poche parole si può comprendere che la teoria della bomba era forse veramente solo un tentativo di depistaggio e che la ricostruzione di Amato potrebbe non essere lontana dalla verità. Ma di quella relazione agli atti dell’inchiesta non c’è traccia. Eppure, Dioguardi sostiene che il documento non può essere stato distrutto: ogni documentazione classificata rimane all’interno della segreteria speciale del gabinetto del ministro.
A quanto ne so c’erano cinque copie in giro: l’originale, una minuta e un minutario rimasti nell’archivio del Sismi, poi una quarta copia presso la segreteria speciale al ministero della Difesa e l’ultima alla segreteria speciale della Presidenza del consiglio.
Ma allora dove si può trovare il dossier che potrebbe finalmente rivelare la verità su quanto accaduto sulla strage di Ustica?
Strage di Ustica, esistono documenti non ancora declassificati
Le rivelazioni di Dioguardi fanno breccia nel muro di silenzio, ricordando che le documentazioni classificate non abbandonano gli archivi di Stato.
E a questa provocazione risponde il ministero della Difesa ammettendo che dopo 43 anni esistono documenti ancora non declassificati. Non è vero, quindi, che tutto quello che contenevano gli archivi italiani sulla strage di Ustica era ormai noto. Esistono 18 documenti ancora classificati: 11 sono stati consegnati alla procura di Roma il 28 settembre del 2020 per l’indagine sulla strage del Dc9, 7 documenti invece sono tuttora coperti dal massimo livello di segretezza.
Ma come si può risalire alla verità, se non si conoscono tutti i documenti sulla strage, o peggio alcuni di essi sono completamente spariti dagli archivi?
Infatti, come rivelato da Repubblica, a mancare all’appello non sono solo questi 18 documenti della Difesa ma anche l’intero archivio del ministero dei Trasporti, con i documenti inerenti agli anni di piombo e alle stragi. Presso il Ministero non mancano, infatti, solo i documenti della strage di Ustica, ma anche quelli sulla strage alla Stazione di Bologna e sulle bombe fatte esplodere o ritrovate nel ‘69 sui treni a Pescara, Venezia, Milano e Caserta. Non si trovano documenti nemmeno sul massacro dell’Italicus dell’agosto del 1974.
In poche parole è stata creata una voragine che ha inghiottito - o sotterrato - un pezzo importante della storia italiana, quella che va dal 1968 al 1980, gli anni delle stragi fasciste e della strategia della tensione. Una voragine nella quale è sparita anche la storia dell’inabissamento del Dc9.
Le nuove rivelazioni di Dioguardi e del ministero della Difesa accendono nuovamente la speranza affinché si possa scoprire la verità su ciò che accadde quel 27 giugno del 1980. Forse trai 7 documenti secretati del ministero della Difesa c’è anche il dossier del Sismi che rivelerebbe cosa accadde, sollevando quel velo di omertà e silenzio su una strage che colpì il cuore dell’Italia. Una verità che per anni è stata insabbiata.
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