Perché le rimesse degli stranieri non fanno girare l’economia italiana

Alessandro Cipolla

11/07/2019

Un’analisi del Centro Studi ImpresaLavoro ha stimato, dal 2008 al 2018, in 66,4 miliardi il valore delle rimesse inviate dai lavoratori stranieri in Italia verso i loro paesi di origine. Bangladesh, Romania e Filippine in testa.

Perché le rimesse degli stranieri non fanno girare l’economia italiana

Di recente nei vari dibattiti riguardanti l’immigrazione, spesso si è parlato della difficoltà dell’Italia di siglare degli accordi per il rimpatrio degli irregolari nei propri paesi di origine tra numeri e confronti tra i vari governi.

Quello che però il più delle volte viene taciuto è che in molti casi, nei paesi dove c’è un più alto flusso di persone che emigrano, c’è la poca volontà di siglare un accordo simile visto che questo porterebbe a un non indifferente danno economico.

Il perché può essere spiegato da un’analisi del Centro Studi ImpresaLavoro che, mettendo sotto osservazione il periodo 2008-2018, ha stimato in 66,4 miliardi il valore delle rimesse effettuate dai lavori stranieri presenti in Italia verso i loro paesi di origine.

Soltanto nel 2018 per esempio, lavoratori presenti sul nostro territorio hanno inviato denaro verso il Bangladesh per un totale di 730 milioni mentre in Romania ne sono stati mandati 718 milioni.

Le rimesse dei lavoratori dall’Italia verso l’estero

Dal 2008 al 2018 (ultimo dato disponibile) le rimesse dei lavoratori stranieri in Italia ai loro Paesi di origine hanno raggiunto la cifra considerevole di 66,410 miliardi di euro. Lo rivela un’analisi del Centro Studi ImpresaLavoro su elaborazione dei recenti dati Banca d’Italia.

Dalla ripartizione per anno emerge che le rimesse sono cresciute nel periodo 2008-2011 passando da 6.376,9 al pacco massimo di 7.394,4 milioni di euro per poi contrarsi fino a toccare i valori minimi di 5.073,6 milioni di euro nel 2016 e di 5.081,1 milioni di euro nel 2017.

Nell’ultimo anno però si è verificata una consistente ripresa delle somme inviate da questi lavoratori alle loro famiglie di origine: si è arrivati infatti a 6.201 milioni di euro (+22% sull’anno precedente).

Stime prudenziali contenute in alcuni paper pubblicati dalla Banca d’Italia sembrano suggerire che a queste cifre che transitano via intermediari ufficiali (money transfer, banche, poste) vadano aggiunti circa 700 milioni l’anno di rimesse che sarebbero inviate all’estero tramite canali “informali”.

Limitatamente a quest’ultimo anno, i lavoratori stranieri che hanno trasferito in patria il maggior quantitativo di denaro siano stati quelli residenti in Lombardia (1 miliardo e 460,1 milioni, pari al 23,5% del totale), nel Lazio (953,1 milioni, 15,4% del totale), in Emilia Romagna (571,7 milioni, 9,2% del totale), in Veneto (530,4 milioni, 8,6% del totale), in Toscana (515,8 milioni, 8,3% del totale) e in Campania (418 milioni, 6,7% del totale).

Quanto alle diverse nazionalità, nella classifica stilata da ImpresaLavoro risulta che nel 2018 i lavoratori stranieri in Italia che hanno trasferito in patria il maggior quantitativo di denaro sono i bengalesi (730,7 milioni), i romeni (718,2 milioni), i filippini (451,1 milioni), i pakistani (408,7 milioni) e senegalesi (389,4 milioni).

Qui il report completo di ImpresaLavoro

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