Venerdì 2 novembre verranno effettuati gli stress test sugli istituti di credito italiani, a preoccupare maggiormente sono Banca Carige e MPS
Settimana che si preannuncia particolarmente calda per gli istituti di credito italiani. Venerdì 2 novembre l’European Banking Authority (EBA) lancerà i nuovi stress test, che metteranno alla prova la capacità delle banche del Belpaese di far fronte ad un’eventuale crisi.
Sebbene i test del 2018 risultino più impegnativi rispetto a quelli del 2016, non ci dovrebbero essere molte sorprese, dato che i bilanci bancari di fine 2017 (quelli su cui verranno simulati uno scenario di normalità e uno avverso) si sono rinforzati rispetto al passato.
Banca Carige e Banca Monte dei Paschi di Siena risultano i due istituti più fragili del sistema italiano, tanto che Credit Suisse stima che uno spread tra BTP e Bund a 338 punti base farebbe scendere l’indice di solidità patrimoniale (Cet1) delle due banche al di sotto dei minimi richiesti dalla BCE.
MPS, al contrario, si ritiene in grado di far fronte a questo ostacolo, dichiarando che anche con un differenziale tra il decennale italiano e tedesco a 315 punti base il Cet1 sarebbe sopra i requisiti minimi fissati dallo SREP.
Gli stress test dell’EBA, criticati dagli esperti del settore in quanto danno più importanza ai crediti in sofferenza rispetto agli asset illiquidi, si basano su due scenari: normale e avverso.
Nell’ipotesi “normale” viene osservato come si comporterebbero le banche in una situazione in linea con le ultime previsioni rilasciate dalla Banca Centrale Europea.
Lo scenario avverso invece ipotizza il concretizzarsi di quattro rischi sistemici per l’Unione Europea, oltre ad un PIL dell’UE in calo dell’1,2% nel 2018, del 2,2% nel 2019 e in aumento dello 0,70% nel 2020:
- Si assume una ripresa improvvisa e importante dei premi di rischio sui mercati finanziari di tutto il mondo: in questo caso si avrebbe un forte inasprimento delle condizioni finanziarie europee;
- un altro ostacolo che inserisce il test è dato dall’ipotesi di un indebolimento della redditività bancaria dato dal declino dell’attività economica europea.
- si introducono anche rischi di liquidità nel settore finanziario esterno a quello bancario;
- a complicare il quadro, si assume che crescano le preoccupazioni relativamente alla sostenibilità del debito pubblico.
Andando più nello specifico, per l’Italia lo scenario avverso comporta una riduzione cumulata del PIL del 2,7%, un decremento dei prezzi del settore residenziale del 12% e del 14% per quanto riguarda quello commerciale. Viene inoltre simulato un declino dei mercati azionari del 35% nel 2018, del 31% nel 2019 e del 25% nel 2020.
Se dovesse servire, il Governo Conte si è detto pronto ad intervenire per aiutare gli istituti in difficoltà. Quest’ultima ipotesi avrebbe però qualche difficoltà a livello politico visti i dissidi in materia tra Lega e Cinque Stelle, che in caso di emergenza agirebbero in maniera differente.
Il partito guidato da Matteo Salvini utilizzerebbe i 15 miliardi del fondo per il salvataggio delle banche creato dal precedente Governo: è proprio questo il nodo principale, dato che il Movimento 5 Stelle non vuole utilizzare quel denaro che ha tanto criticato negli scorsi anni.
In ogni caso, questo fondo non può essere utilizzato il prossimo anno dato che ciò che rimane dovrà essere stornato (tramite apposito decreto Ministeriale) in un altro fondo atto all’ammortamento dei titoli di Stato.
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