La cessione del credito potrebbe essere a rischio per il superbonus 110% dopo che la Ragioneria di Stato ha bloccato gli emendamenti sul superbonus imprese e bonus mobili. Si attendono chiarimenti da parte dei tecnici del MEF.
La cessione del credito potrebbe essere a rischio anche per il superbonus 110%. Lo stop arriva dalla Ragioneria di Stato, che nella giornata del 6 maggio ha bloccato l’opzione per il superbonus imprese (incentivi per la transizione 4.0) e per il bonus mobili.
Sono state pochissime le misure bloccate del maxi-emendamento sostitutivo del decreto Sostegni, e il blocco della monetizzazione dei crediti d’imposta è fra questi.
La motivazione? Per la Ragioneria di Stato potrebbe avere effetti rilevanti sulla finanza pubblica, viste le incertezze sulla modalità di utilizzo dei crediti.
Superbonus 110%: cessione del credito a rischio? I motivi della Ragioneria di Stato
Facciamo il punto della situazione: il DL Sostegni è in fase di conversione al Senato. Gli emendamenti che prevedevano l’estensione dell’opzione della cessione del credito anche per il bonus mobili e per i beni strumentali sono stati prima approvati e poi, nel giro di sole 24 ore, stralciati.
Che sta succedendo, e com’è possibile un simile dietrofront nell’arco di una giornata? Se lo chiedono a gran voce soprattutto gli esponenti del Movimento 5 Stelle, promotori dei suddetti emendamenti.
Il superbonus imprese prevedeva la possibilità di cedere a terzi (banche comprese) i crediti d’imposta per la Transizione 4.0 fino al 31 dicembre 2022. Il cessionario poteva a sua volta utilizzare il credito d’imposta in compensazione, seguendo le regole ordinarie.
La cessione del credito era prevista anche per il bonus mobili e per l’abbattimento delle barriere architettoniche. In un primo momento i tecnici avevano approvato gli emendamenti, scrivendo nella relazione tecnica che
“alle disposizioni non si ascrivono effetti, considerato che il credito di imposta viene utilizzato dal cessionario con le stesse modalità previste per il cedente.”
In meno di una giornata c’è stato il dietrofront, perché “la cessione al sistema bancario e finanziario comporterebbe poi la registrazione sul debito di Maastricht per l’intero importo ceduto”. Inoltre, spiegano ancora i tecnici, la preoccupazione è soprattutto verso i crediti che prevedono una fruizione in quote annuali (come il superbonus imprese) per le conseguenze sul deficit anticipato al primo anno di utilizzo.
Dunque, i potenziali effetti sulla finanza pubblica sono troppo rilevanti, e quindi vanno stralciati. Il meccanismo però è lo stesso anche per il superbonus: ecco perché è stata gettata un’ombra sull’agevolazione al 110% per la riqualificazione energetica e la riduzione del rischio sismico.
Superbonus 110%, la cessione del credito è in bilico?
Qualora tutto il meccanismo della cessione del credito per le agevolazioni che prevedono quote annuali fosse realmente bloccata la prima grande vittima sarebbe il superbonus 110%.
È facile capire perché: la forza del 110% sta proprio nella possibilità di cedere il credito d’imposta a terzi, banche comprese; terzi che a loro volta possono fare un ulteriore passaggio di cessione.
Le altre due opzioni, sconto in fattura e detrazione in dichiarazione dei redditi in 5 anni, presentano delle difficoltà operative: la prima, necessita di un accordo da fornitore (cioè impresa) e cliente, visto che l’azienda effettua uno sconto sul servizio reso che verrà recuperato solo in un secondo momento tramite credito d’imposta (operazione che non tutte le attività possono permettersi per tempistiche e fondi).
La detrazione con quote di pari importo in 5 anni invece crea problemi agli incapienti. In questa situazione, cioè quando i contribuenti non hanno abbastanza capienza IRPEF per poter usufruire della detrazione, la cessione del credito costituisce un’àncora di salvezza.
Si attendono chiarimenti da parte della ragioneria di Stato: non solo per il dietrofront repentino, ma anche per capire cosa succederà al superbonus 110%.
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