I mercati invertono la rotta e si impennano oggi in Asia: è la Cina che guida il rally, sulle speculazioni degli investitori che il Governo possa allentare la politica zero-Covid.
La Cina è ancora il driver dei mercati asiatici e non solo: c’è il rally dopo la disfatta della giornata di ieri e le Borse della regione stanno archiviando una seduta di importanti guadagni.
Come mai c’è stata la svolta? I motivi sono sempre a Pechino, con nuovi sostegni per gli sviluppatori che hanno dato impulso al settore immobiliare, mentre si sono diffuse voci secondo cui i recenti disordini pubblici contro le severe restrizioni per il coronavirus potrebbero portare a un allentamento anticipato delle misure anti-Covid.
In questo clima di ritrovato ottimismo, il petrolio è rimbalzato dopo il nuovo crollo di ieri. Più debole il dollaro, fiaccato dalla ripresa di interesse nei confronti degli asset di rischio.
La Cina, dunque, si conferma motore dei mercati finanziari mondiali e delle sorti dell’economia: nel dettaglio le novità odierne dal dragone.
Cina sotto i riflettori: perché Pechino oggi spinge i mercati?
Alle ore 8.20 circa, gli indici cinesi Shenzhen e Shanghai chiudono una seduta di forti guadagni, rispettivamente a +2,25% e +2,31%. Anche Hong Kong rimbalza e si impenna di oltre il 4%.
I funzionari sanitari cinesi dovrebbero tenere una conferenza stampa nel corso della giornata per discutere le misure di controllo del coronavirus. Questa ipotesi ha fatto scattare il rally, sulla speranza che possa essere annunciato un allentamento delle misure anti-Covid, anche in seguito alle eccezionali proteste di questi giorni contro il Governo.
“C’è una crescente speculazione che ci sarà un annuncio imminente della fine della politica Covid-Zero e questo sta guidando il sentimento positivo”, ha affermato Kiyong Seong, macro stratega capo dell’Asia presso Societe Generale. “I mercati rimarranno volatili mentre gli investitori valutano qualsiasi cambiamento di politica.”
Inoltre, le azioni delle società immobiliari cinesi sono aumentate dopo che l’autorità di regolamentazione dei titoli del Paese ha revocato il divieto di rifinanziamento azionario per le società immobiliari quotate.
Ciò ha aiutato le blue chip cinesi a balzare di quasi il 3%, nel più grande rally di un giorno in un mese e in una marcata inversione dei forti ribassi di lunedì.
Da evidenziare che l’impatto delle politiche di Pechino si è abbattuto sulle azioni di Apple, che sono scese del 2,6% in seguito alle segnalazioni che le restrizioni avrebbero causato un considerevole calo nella produzione di unità iPhone Pro.
“Stimiamo che Apple ora abbia una significativa carenza di iPhone che potrebbe oscillare tra il 5% delle unità nel trimestre e potenzialmente fino al 10% a seconda di cosa accadrà nelle prossime settimane in Cina su produzione e proteste nello stabilimento di Foxconn”, ha affermato Daniel Ives, analista di Wedbush.
Attenzione alle banche centrali
Non solo Cina. L’altalena dei mercati è alimentata anche dai commenti dei funzionari delle principali banche centrali.
Il presidente della Federal Reserve Bank di Richmond, Thomas Barkin, è diventato l’ultimo funzionario a placare la speculazione secondo cui la banca centrale degli Stati Uniti avrebbe invertito la rotta sui tassi di interesse in tempi relativamente brevi l’anno prossimo.
La Fed non è l’unica aggressiva. Il presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha di nuovo avvertito che l’inflazione della zona euro non ha raggiunto il picco e potrebbe salire ancora.
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