Taglio del gas, a rischio la tenuta socio-economica dell’Italia per i prossimi 3 anni

Redazione

09/08/2022

Un recente studio universitario dimostra la correlazione fra consumi energetici e Pil. A rischio la ripresa economica italiana.

Taglio del gas, a rischio la tenuta socio-economica dell’Italia per i prossimi 3 anni

L’intenzione del Consiglio europeo di ridurre del 15% l’approvvigionamento energetico per i Paesi membri e del 7% per l’Italia mette a rischio la tenuta socio-economica della penisola per i prossimi 3 anni: lo dimostra uno studio congiunto di diverse università - tra cui Unicusano e Roma Tre - che ha messo in correlazione consumi energetici e Pil nel breve periodo.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Energy Reports, evidenzia come la correlazione fra consumi energetici e crescita del Pil sarebbe così stretta da governare lo stato di salute di un Paese e la sua prosperità socio-economica.

L’intenzione di Bruxelles di tagliare i consumi energetici, soprattutto di gas, rischia così di allontanare la possibilità per l’Italia di uscire dalla crisi attuale, con pesanti ricadute sul tessuto economico e sociale.

«Più nel dettaglio» precisano i professori Marco Mele e Cosimo Magazzino, docenti di Politica Economica degli atenei Unicusano e Roma Tre «l’analisi dimostra che se si prendono in considerazione intervalli temporali molto brevi e le relative bande di frequenza, gli effetti dei consumi energetici sulla crescita del Pil sono evidenti. Pertanto una politica volta alla riduzione del consumo di gas potrebbe generare una riduzione del Pil del Paese».

Sempre secondo l’indagine dell’Unicusano:

nel lungo periodo è forte il flusso causale che va dal Pil ai consumi energetici: in quest’ottica qualsiasi politica di risparmio energetico - come l’aumento delle tariffe - di fronte a una politica di efficientamento energetico, non dovrebbe avere un impatto negativo sulla crescita economica.

Il team di ricerca è partito dalle due variabili “Consumo di Energia” e “Pil reale” e ne ha analizzato le reciproche influenze nell’arco temporale dal 1926 al 2008. In questo modo ha dimostrato la relazione bidirezionale tra consumo di energia e crescita economica dell’Italia, e ha gettato le basi per riuscire un domani a prevedere i valori futuri del Pil reale.

«Dimostrati gli effetti dei consumi energetici sulla crescita del Pil» continuano i professori «possiamo affermare che una politica volta alla riduzione del consumo di gas potrebbe generare una riduzione del Pil dell’Italia che va da 2,61/2,85 anni a un massimo di 3,5 anni. Quindi, una riduzione di gas – così come prospettato dal Consiglio Ue – avrà quasi sicuramente un effetto avverso sulla ripresa economica del nostro Paese che verrà scontata nei prossimi anni».

Il lungo arco temporale preso in esame ha come obiettivo principale la registrazione dei break strutturali ripetibili nel tempo come nei casi: del Secondo Dopoguerra, degli anni ’60 dopo il boom economico italiano e in concomitanza dell’annus horribilis, del periodo della crisi petrolifera e dei primi anni ’80. Questi structural break possono essere rappresentativi dell’attuale crisi energetica.

La risposta, secondo gli economisti, potrebbe arrivare dalle fonti rinnovabili e dall’energia nucleare.

«Le fonti rinnovabili oggi sono in grado di produrre poca quantità di energia, ma sono ancora legate a eventi imprevedibili e dipendono dalle condizioni metereologiche. È importante perciò investire su di esse per potenziarle e intraprendere un graduale svincolamento da gas, petrolio e carbone. In questo, è importante rilevare l’urgente bisogno del ritorno dell’Italia al nucleare, come dimostreremo in un nostro studio di prossima pubblicazione».

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