Tari 2025 non pagata, quali sanzioni rischia il cittadino. Nuove norme

Nadia Pascale

17 Aprile 2025 - 09:40

Cosa succede in caso di Tari 2025 non pagata? Quali sono le sanzioni applicate in caso di ritardato pagamento? Vediamo gli effetti del decreto 87 del 2024.

Tari 2025 non pagata, quali sanzioni rischia il cittadino. Nuove norme

La Tari non pagata espone al rischio di sanzioni? Come vengono recuperate le somme nel caso in cui il cittadino abbia dimenticato di versare la Tassa sui rifiuti? Quali sono le conseguenze se un cittadino si accorge di avere un versamento effettuato in ritardo o incompleto? La Tari deve essere pagata anche se non si riceve il bollettino di pagamento? Quali sono le nuove norme previste dal decreto Sanzioni?

La prima cosa da ricordare è che al mancato versamento di tasse e imposte nei termini previsti dalle leggi, corrisponde l’applicazione di sanzioni. Fin da subito però è bene precisare che con il decreto Sanzioni, decreto 87 del 2024, sono state modificate anche le sanzioni applicabili ai tributi locali.

Il decreto Sanzioni ha l’obiettivo di armonizzare il sistema sanzionatorio fiscale avendo come punto di riferimento la normativa europea e cercando di ridurre abnormi sproporzioni tra il tributo non pagato e le sanzioni applicate. Riduce le ipotesi di cumulo giuridico e prevede lo stato di necessità come esimente.

Vediamo cosa fare al verificarsi di questi frequenti disguidi, quali sono le conseguenze se non si paga la Tari e il nuovo sistema sanzionatorio.

Cos’è la Tari e come sono fissate le scadenze?

La Tari è la tassa sui rifiuti, il tributo è destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. L’obbligo di pagamento ricade su tutti i cittadini e le imprese che possiedono o detengono un immobile, sia ad uso abitativo sia a uso commerciale, indipendentemente dall’effettivo utilizzo dello stesso.
Per la casa disabitata, senza utenze allacciate e senza mobili e suppellettili vi è l’esenzione.

La prima cosa da sottolineare è che la scadenza della Tari non è uguale per tutti. Si tratta di una data di scadenza decisa dal Comune, di conseguenza la mancata consegna dell’avviso di pagamento con i bollettini e le scadenze potrebbe essere determinata da un ritardo da parte del Comune.

Generalmente l’importo è diviso in due rate, i Comuni possono però optare anche per la divisione in tre rate, in questo caso l’ultima deve avere scadenza successiva al 30 novembre.
Solitamente gli utenti ricevono i bollettini pre-compilati con le scadenze da rispettare. La dichiarazione Tari è necessaria solo in seguito a primo accesso nell’immobile e in seguito a variazioni o cessazioni. Negli anni successivi sono calcolati in base alla prima dichiarazione Tari.

La Tassa sui rifiuti, in base al regolamento del proprio Comune può essere pagata in un’unica soluzione oppure con diverse rate, generalmente due acconti e un saldo. Non è raro che i Comuni fissino una soglia, bassa, al di sotto della quale non è possibile accedere al pagamento rateale.
Se il contribuente non effettua il pagamento entro la scadenza stabilita, il Comune invia un avviso di sollecito per ricordare l’importo dovuto. Se il pagamento non avviene, l’ente locale invia un avviso di accertamento, applicando sanzioni e interessi aggiuntivi.

Per quanto riguarda l’importo delle sanzioni e i rischi per il cittadino che non paga la Tari dipendono dal ritardo con cui viene regolarizzata la situazione. Vedremo a breve le novità introdotte con il decreto Sanzioni.

Cosa succede se si paga la Tari 2025 in ritardo?

Chi paga la tassa sui rifiuti in ritardo rispetto alla scadenza fissata dal proprio Comune va incontro a una sanzione, il cui importo può essere alleggerito grazie allo strumento del ravvedimento operoso

Il ravvedimento operoso è uno strumento con cui i contribuenti possono regolarizzare omissioni, errori o illeciti di tipo fiscale, in modo spontaneo, versando:

  • il tributo non pagato;
  • una sanzione stabilita in misura ridotta;
  • gli interessi, calcolati sull’importo non pagato al tasso legale vigente.

L’importo della sanzione dipende dalla data in cui si procede con il pagamento di quanto dovuto per la Tari. Due gli elementi presi in considerazione:

  • importo dell’imposta originariamente non pagata;
  • scadenza originaria dell’imposta non pagata.

Prima della riforma introdotta con il decreto Sanzioni, la stessa era pari al 30% dell’imposta o della tassa dovuta (art. 13 del d.lgs. n. 471/1997).
Con l’articolo 2 del decreto 87 del 2024 si è provveduto a ridurre la sanzione dal 30% al 25% intervenendo proprio sull’articolo 13 del decreto legislativo 471 del 1997.
Ne consegue che sono ridotte anche le sanzioni previste nel caso in cui il contribuente provveda con un adempimento tardivo. In questo caso:
per i versamenti effettuati con un ritardo non superiore a novanta giorni, la
sanzione è ridotta alla metà. Pertanto, dal 1° settembre 2024, questa sanzione è pari al 12,5%.

Il decreto Sanzioni interviene inoltre anche sui termini del ravvedimento operoso previsto dal decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 472, ne consegue che secondo le nuove disposizioni per i versamenti effettuati con un ritardo non superiore a 15 giorni, la sanzione è ulteriormente ridotta a un importo pari 1/15 per ciascun giorno di ritardo (pari allo 0,8333% per ogni giorno di ritardo).

Il tasso di interesse legale per il 2025 è stato fissato al 2%, nel 2024 era fissato al 2,5%.

Cosa succede se non si paga la Tari?

Va fatto un discorso diverso se, invece, la Tari non viene pagata. In questo caso le conseguenze diventano più gravi della semplice sanzione amministrativa.
Nel caso in cui l’intero importo dovuto non venga pagato entro 60 giorni dalla data di notifica dell’avviso di accertamento, quest’ultimo diventa esecutivo. A quel punto, oltre all’importo originario, vengono applicate sanzioni, interessi e oneri di riscossione.

Il Comune in tal caso può richiedere l’esecuzione forzata per il soddisfacimento in modo coatto del diritto del creditore nei confronti del debitore, quindi il tribunale può disporre il pignoramento dei beni del debitore, il fermo amministrativo e nei casi più gravi ipoteca sull’immobile.

Cosa fare se la Tari non arriva?

Altre volte, invece, il contribuente non paga la Tari perché non è arrivato il bollettino per effettuare il versamento.

In questo caso il contribuente deve contattare il proprio Comune e chiedere spiegazioni circa il ritardo. In questo modo il cittadino può sapere con certezza se continuare ad aspettare o se procedere con calcolo e pagamento in autonomia.

Nel secondo caso, il calcolo della Tari si può fare online per tutti i Comuni, ma prima vanno consultati dati, aliquote e procedure sul sito del proprio Municipio.

Chi non riceve il bollettino non è esente: deve comunque pagare quanto dovuto per la tassa sui rifiuti tramite modello F24 in banca o presso un ufficio postale. Il codice tributo è 3944 e va inserito nella sezione “IMU e altri tributi locali”.

Ricordiamo, infine, che la Tari è soggetta a prescrizione: se il Comune non invita il cittadino a pagare la tassa sull’immondizia entro 5 anni, non può più pretendere il pagamento degli importi evasi.
Il termine di prescrizione decorre dalla scadenza del pagamento della tassa, ma può essere interrotto da atti interruttivi come solleciti di pagamento, avvisi di accertamento o cartelle esattoriali. In questo caso il termine ricomincia a decorrere da zero.

La Corte di Cassazione con l’ordinanza 17234 del 15 giugno 2023 ha, infatti, ribadito che per il mancato pagamento della Tari si applica la prescrizione breve in 5 anni e non il termine ordinario di 10 anni previsto dall’art. 2946 c.c..

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