Tari attività commerciali, non c’è nessuno sconto in arrivo che alleggerisca la tassa sui rifiuti: nonostante gli appelli al MEF, gli esercenti dovranno pagare lo stesso, anche se non hanno usufruito del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti.
Tari attività commerciali, non c’è nessuno sconto in arrivo. Nonostante gli svariati appelli al MEF, non sono bastati tutti i decreti Ristori per pensare di alleggerire in qualche modo la tassa sui rifiuti per gli esercenti, che si troveranno quindi a dover pagare per un servizio di cui non hanno usufruito.
I Comuni, dal canto loro, non possono più fare sconti, poiché hanno dovuto chiudere i conti a fine ottobre, e non c’è spazio per ulteriori agevolazioni.
L’unico modo per non gravare ulteriormente sulle attività commerciali è un intervento ad hoc del legislatore, com’è successo con la cancellazione della seconda rata IMU, provvedimento che però ad oggi non è arrivato.
Tari attività commerciali, nessuno sconto in arrivo
Lo sconto sulla Tari non è tra le agevolazioni previste da nessuno dei decreti Ristori finora approvati: né dal decreto Ristori, né dal Ristori bis, e questo porta con sé il rischio di un aumento dei prezzi per le attività commerciali.
Tantomeno il Ristori quater si è occupato di uno sconto sulla Tari, nonostante tra le varie misure ci sia la proroga delle tasse di novembre e dicembre.
Il problema è che i Comuni hanno dovuto chiudere i conti entro il 31 ottobre, e quindi non possono più introdurre agevolazioni sulla tassa sui rifiuti. Il rischio quindi è che le attività commerciali dovranno pagare per un servizio di cui in realtà non hanno usufruito.
Per evitare tutto ciò ci sarebbe bisogno di un contributo statale, come accaduto con la proroga delle tasse locali nel mese di marzo, che ha portato a una riduzione della Tari del 10%.
L’associazione degli uffici tributi degli enti locali (Anutel) è intervenuta, chiedendo al ministro dell’Economia Gualtieri una norma ad hoc per evitare che le attività chiuse debbano pagare la tassa sui rifiuti a prezzo pieno, per un servizio di cui certamente non hanno usufruito.
Il Parlamento ha anche provato a risolvere il problema, nato dal fatto che le maggiori restrizioni (con la conseguente suddivisione dell’Italia in zone rosse, arancioni e gialle e la ripartizione degli aiuti in base al colore delle regioni) sono entrate in vigore dopo il 31 ottobre -cioè quando i Comuni hanno chiuso i bilanci-.
Il risultato è che tutte le attività, che abbiano lavorato secondo l’orario standard o in base alle restrizioni, o che abbiano chiuso le serrande, dovranno pagare la Tari come se avessero prodotto rifiuti (e fatturato) a tempo pieno.
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Tari attività commerciali, arriva la proroga in alcuni Comuni
Nel frattempo, alcuni Comuni stanno optando per una proroga della Tari, anche se finora quattro decreti Ristori non sono bastati per ora a trovare una soluzione.
Per ora, ad esempio, il Comune di Ravenna ha rinviato la scadenza per il versamento della tassa sui rifiuti al 31 marzo 2021, mentre Udine ha deciso di rinviare le scadenze al 20 novembre e al 31 gennaio 2021.
I provvedimenti però sono a macchia di leopardo: il consiglio è quello di controllare sul sito del proprio Comune se è stato preso qualche accorgimento.
Infine, è intervenuto anche il Presidente del Consiglio Conte sui tributi locali, in chiusura dell’Assemblea nazionale dell’Anci tenutasi il 19 novembre, lanciando lo stop alle tasse e ai canoni per l’occupazione del suolo pubblico anche nel 2021, con lo scopo di semplificare gli obblighi di distanziamento sociale per bar e ristoranti.
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