Tassa patrimoniale, nuova stangata sui risparmi nel 2019? Un rischio da scongiurare, visto che già oggi ne paghiamo ben 15, con un totale di 45,7 miliardi di euro di incassi per lo Stato.
Una nuova tassa patrimoniale in arrivo? L’ipotesi è concreta dopo la bocciatura da parte della Commissione Europea della Legge di Bilancio 2019.
Il rischio di un nuovo prelievo che andrebbe a gravare sui risparmi degli italiani è da scongiurare, tenuto conto che già oggi sono ben 15 le imposte e tasse patrimoniali dalle quali lo Stato ricava annualmente ben 45,7 miliardi di euro.
A pesare di più sulle tasche degli italiani sono le due imposte sui patrimoni immobiliari, l’IMU e la TASI, che da sole valgono ben oltre 21 miliardi di euro all’anno e che gravano per lo più su seconde case, negozi e capannoni.
A queste si aggiungono ulteriori tasse ascrivibili tra quelle patrimoniali, tra le quali l’imposta di bollo, il bollo auto, il canone RAI, l’imposta su imbarcazioni e aeromobili, così come l’imposta sulle transazioni finanziarie e sulle successioni e donazioni.
Una serie di prelievi che vanno a gravare direttamente su beni mobili e immobili e che, come denunciato dalla CGIA di Mestre, hanno subito un notevole incremento dal 1990 ad oggi: l’aumento del gettito da imposte patrimoniali è stato pari al 400 per cento, a fronte dell’aumento pari al 90 per cento dell’inflazione.
Tassa patrimoniale nel 2019? La stangata sui risparmi già c’è e vale 45 miliardi di euro all’anno
Quella di un nuova tassa patrimoniale su beni mobili e immobili nel 2019 è un’ipotesi da scongiurare secondo la CGIA di Mestre e che fa paura agli italiani. Se dopo la bocciatura della Legge di Bilancio 2019 da parte dell’UE aleggia nell’aria l’ipotesi di una stangata per far quadrare i conti, è il Coordinatore Paolo Zabeo a respingere l’idea.
Già oggi, tra l’altro, sono circa 15 le tasse e imposte patrimoniali (quelle che gravano sulla ricchezza intesa in senso ampio) che gli italiani pagano ogni anno, IMU e TASI in testa, che da sole portano allo Stato 21,8 miliardi di euro all’anno.
A queste si aggiungono ulteriori prelievi su beni mobili, immobili e sugli investimenti finanziari, con un andamento crescente negli anni: il gettito riconducibile alle imposte patrimoniali è aumentato del 400 per cento nel periodo che va dal 1990 al 2017, mentre l’inflazione è cresciuta del 90 per cento.
Patrimoniale in calo solo dal 2016, con l’abolizione IMU e TASI sulla prima casa
Non sarebbe quindi la prima volta che gli italiani si troverebbero a fare i conti con un’imposta diretta rivolta ai propri risparmi e ai propri patrimoni ed è proprio per questo che il rischio di una nuova patrimoniale suscita forti preoccupazioni.
Nei 17 anni presi come riferimento dalla CGIA di Mestre viene ben evidenziato l’andamento dei prelievi sulla ricchezza degli italiani, intesa in maniera ampia come possesso di immobili, di auto, moto, piccoli e grandi risparmi fino ad arrivare al possesso di beni di lusso.
Una curva in salita che soltanto dal 2016 ha registrato una leggera flessione, quantificabile in poco più di 4 miliardi di euro annui, e dovuta all’abolizione di IMU e TASI sulla prima casa, così come dell’IMU agricola e sugli immobili imbullonati.
Una riduzione che, denuncia la CGIA, è ancora insufficiente, “visto che l’incidenza del prelievo sul PIL è ascrivibile alle patrimoniali è al 2,7 per cento”.
Il Governo, è bene chiarirlo, ha scongiurato il rischio di nuove tasse e imposte per rispondere ai diktat dell’UE sul rispetto dei vincoli di bilancio, ma è anche vero che ha ribadito la propria volontà di portare avanti il piano di riforme previsto dalla Legge di Bilancio 2019.
Quali saranno le conseguenze pratiche di questo pericoloso muro contro muro?
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