Intervista al Professore De Masi durante il convegno «Fisco & Futuro» del 23 settembre a Torino che Money.it sta seguendo in diretta. Tra i temi trattati la tassazione della produttività e la necessità di avere più tasse colmare il divario tra ricchi e poveri.
Nuove tecnologie ed impatto sul lavoro e sulle politiche fiscali: questi i temi al centro del convegno Fisco & Futuro organizzato da Eutekne a Torino oggi 23 settembre 2019.
Money.it, che ha partecipato al convegno in diretta, ha intervistato il Professore Domenico De Masi sul tema delle agevolazioni fiscali per la digitalizzazione e sulla possibilità di una Robot-tax.
Sicuramente una situazione contraddittoria, almeno per quanto riguarda le imprese.
Domenico De Masi, sociologo e Professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza di Roma”, ha parlato ai microfoni di Money.it ponendo l’accento sulle grandi contraddizioni che affliggono il sistema sociale italiano, causate da una fiscalità diseguale.
Vari gli argomenti trattati nell’intervista: la necessità di adeguare i criteri di tassazione del lavoro in base ai nuovi mezzi tecnologici a disposizione; la possibilità di ridurre la percentuale di disoccupazione in Italia diminuendo le ore di lavoro pro-capite; la chance che ha il Governo di colmare il divario tra ricchi e poveri introducendo delle tasse che ne riducano le distanze.
Fare, insomma, come la Chiesa: puntare sui poveri e non sui ricchi, anche per ottenere un maggior consenso politico-elettorale.
Più tasse per colmare divario ricchi e poveri: parla De Masi
Intervistato oggi 23 settembre durante il convegno Fisco & Futuro sul futuro del lavoro, almeno così come lo intendiamo oggi, per il professore Domenico De Masi è necessario dare uno sguardo a ciò che succede all’estero e magari trarne spunto, in modo da adeguare la maggiore produttività che deriva dall’utilizzo di nuove tecnologie a una riduzione della percentuale di disoccupazione.
In fondo, tutte le invenzioni dell’uomo, dalla ruota al telefono, sono state create per fare meno fatica e allo stesso tempo migliorare la produttività.
In sostanza, andrebbero spostati i criteri di tassazione verso la quantità di produzione e non sul numero di lavoratori e il numero di ore lavorate.
Ad oggi infatti in Italia si lavora 1800 ore pro-capite, contro le 1400 della Germania, in cui però la disoccupazione è al 3,8%, a differenza di quella italiana che arriva al 10%. La situazione attuale, secondo il professor de Masi intervistato da nostri microfoni, è:
“come se si avesse una torta sempre più piccola con un numero di commensali sempre più grandi: l’unica cosa è ridurre le porzioni per ognuno, cioè ridurre l’orario di lavoro, così come fa la Germania.”
Oltre a far diminuire la percentuale di disoccupazione, sarebbe un modo per dare a molte più famiglie un maggiore potere d’acquisto: negli ultimi 10 anni, circa 6 milioni di abitanti italiani ha visto ridurre del 60-70% la propria ricchezza.
Negli ultimi anni, con le posizioni governative incentrate verso un’economia neo-liberista, si è verificato “un aumento spaventoso, vergognoso di sproporzione tra ricchi e poveri”.
Domenico De Masi si augura quindi un ritorno ad un’economia social-democratica, in cui le necessità dei poveri vengono colmate tramite la tassazione dei ricchi.
“Stato come la Chiesa, che dia importanza ai poveri anche per migliorare il consenso elettorale”: l’intervista di De Masi
Nella sua intervista a Money.it il professore De Masi si è concentrato sulla necessità di colmare il divario tra ricchi e poveri in Italia, che negli ultimi anni si è acuito sempre di più.
La società attuale è caratterizzata da profonda diseguaglianze, tanto che “sei famiglie hanno la ricchezza di sei milioni di abitanti”.
In un contesto del genere, continua De Masi, ridurre le tasse per determinati livelli sociali e aumentarle per livelli più alti potrebbe essere una buona strategia anche a livello politico/elettorale.
“Puntare sui poveri”, insomma, così come fa la Chiesa, che “dura da 2000 anni e si rinvigorisce sempre di più, proprio perché punta sui poveri e non sui ricchi.”
Cambiare il sistema di tassazione in modo da raggiungere una maggiore equità potrebbe essere una scelta non così impopolare per questo Governo, visto che accontenterebbe i 6 milioni di italiani poveri a dispetto della 10 famiglie ricche.
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