Tassonomia, “giusto puntare su gas e nucleare, serve realismo e non ideologia”: l’intervista a Borchia (Lega)

Stefano Rizzuti

06/07/2022

Dopo il voto del Parlamento Ue sulla tassonomia, l’eurodeputato della Lega Paolo Borchia spiega in un’intervista a Money.it perché continuare a puntare su gas e nucleare abbandonando l’ideologia.

Tassonomia, “giusto puntare su gas e nucleare, serve realismo e non ideologia”: l’intervista a Borchia (Lega)

Il Parlamento europeo ha bocciato la risoluzione di rigetto sulla tassonomia. Tradotto in parole semplici, si è deciso di continuare a permettere a pubblici e privati di investire in attività riguardanti il gas e il nucleare, considerandoli sostenibili dal punto di vista ambientale. Sul tema gli europarlamentari italiani sono spaccati: a bocciare la risoluzione Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, a favore invece Pd e Movimento 5 Stelle.

Paolo Borchia, eurodeputato della Lega, spiega in un’intervista a Money.it perché bisogna continuare a puntare su gas e nucleare anche nel periodo della transizione ecologica e chiede maggiore realismo, mettendo da parte le ideologie. Per il futuro, inoltre, Borchia suggerisce di puntare sempre più sulla produzione domestica di gas, anche in Italia.

Con il voto dell’Europarlamento si consentirà a pubblici e privati di finanziare anche attività su gas e nucleare: perché si punta su questi investimenti e non solo sulle fonti rinnovabili?
Intanto voglio fare una piccola premessa: l’impianto attuale della tassonomia va incontro alle esigenze di una realtà come la Germania visto che il testo prevede un limite - l’esempio è dei 240 grammi di emissione per kilowattora quando in Italia la media è del 400 - quindi non si tratta di un approccio che viene particolarmente incontro al nostro Paese. Si tratta di un passo in avanti piccolo in termini di realismo. Si punta su questi investimenti e non soltanto sulle fonti rinnovabili perché in questa fase non sono sufficienti per soddisfare il fabbisogno di energia delle nostre economie, fatto salvo il distinguo che non tutti gli stati europei sono allo stesso livello. Noi come Lega riteniamo che sia il gas che il nucleare siano fonti energetiche necessarie per andare nella direzione della decarbonizzazione, partendo dal presupposto che il green deal andrebbe ripensato in toto.

Può davvero esserci una svolta green puntando su gas e nucleare?
Noi pensiamo che il gas e il nucleare saranno complementari al mix energetico nella quota di rinnovabili. Dobbiamo renderci conto che a oggi le rinnovabili hanno dei limiti in termini di programmabilità, di accumulo...

C’è il rischio che il voto di oggi sia influenzato eccessivamente dalla situazione attuale (quindi i tagli alle forniture di gas russo) e non sia realmente lungimirante nel lungo termine?
Direi di no visto che tra le migliaia di mail ricevute in questi giorni - c’è stata una mail bombing sul tema - la grande maggioranza delle persone sosteneva che il fatto di accettare la tassonomia così com’è adesso rappresentasse un favore alla Russia. Non penso che questa sia un’ipotesi realistica. Il voto di oggi mi auguro sia stato dettato dalle necessità di un approccio più realistico che ideologico.

Sul gas ritiene sufficiente la risposta della Commissione Ue? È già tardi per il piano d’emergenza che arriverà entro fine luglio?
Noi siamo stati sempre molto critici sulle politiche energetiche dell’Ue negli ultimi anni. Ci sarà un Consiglio straordinario energia la prossima settimana, cercheremo di capire che tipo di tematiche verranno affrontate. Vedo che si sta inseguendo tanto l’opinione pubblica su alcune tematiche come la tassazione degli extraprofitti, ma adesso servono soluzioni strutturali e non tampone che stanno iniziando a costare parecchio. Serve un piano a lungo termine, un paniere di soluzioni che parte dal differenziare le diverse fonti. Da un lato ben venga ampliare la platea dei fornitori al di là della Russia, pur conoscendo i limiti strutturali per esempio per il Gnl e per il gas naturale saranno invece importanti i prossimi anni, ma è giusto spiegare che arriverà nuovo gas ma a prezzi maggiori.

Qual è la strategia che l’Italia e l’Ue devono seguire per fronteggiare la crisi del gas: su cosa devono puntare per evitare razionamenti in inverno?
La priorità sia a livello nazionale che comunitario deve essere puntare sulla produzione domestica, in Italia abbiamo potenzialità maggiori rispetto a quello che stiamo facendo adesso. È giusto tenere in considerazione anche le problematiche di subsidenza, ma stiamo parlando di una quota parte minoritaria. Il governo ha cercato di muoversi in anticipo ma nel breve periodo il Gnl non è sufficiente per andare nella direzione di una riduzione delle importazioni, considerando che il nostro Paese ha dei limiti che non si possono superare da un momento all’altro. Se poi l’anno prossimo passiamo da 3 a 5 rigassificatori allora è un’altra storia, ma il Gnl rappresenta una commodity molto globabilizzata e che avrà forniture a prezzi maggiori.

Lei parla di aumentare la produzione nazionale di gas, ma anche in questo caso crede che ci sia una limitazione ideologica?
Assolutamente sì, non dimentichiamoci il referendum sulle nuove trivellazioni. Parto sempre da un presupposto concreto: in alcuni contesti ci sono rischi legati alle subsidenza, ma in altre zone di esplorazione, che non hanno questa problematica, bisogna lavorare in questa direzione.

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