C’è una nuova minaccia per la community europea di Telegram, la nota app di messaggistica potrebbe presto dire addio al mercato dell’Unione Europea.
Per quanto popolare e da sempre considerata la principale antagonista di WhatsApp, per Telegram questi anni non sono stati dei più semplici a livello burocratico. L’ultima minaccia arriva dall’Unione Europea e in particolare da alcuni paesi come la Francia, che starebbero pensando di rendere effettive leggi che permettono alle forze dell’ordine di accedere ai messaggi privati degli utenti.
L’obiettivo è presto detto: combattere i crimini come il traffico di droga, la pirateria e il terrorismo dalla radice. Un fenomeno sempre più diffuso proprio su Telegram, considerata una delle app più libere in assoluto. Il CEO dell’azienda Pavel Durov, una volta esser venuto al corrente della proposta di legge, ha subito lanciato un comunicato sul suo canale ufficiale: che cosa potrebbe succedere?
Addio a Telegram in Europa, i possibili scenari
Una decisione, quella di dar modo alle forze dell’ordine di bypassare la crittografia delle conversazioni, che sarebbe in totale controtendenza con quella che è la filosofia di Telegram. Se da un lato i criminali verrebbero danneggiati, dall’altro a pagarne le conseguenze sarebbero i milioni di utenti che rispettano la legge e le normative vigenti. Un concetto che il fondatore della piattaforma Pavel Durov ha voluto sottolineare più volte.
Nel caso in cui un tribunale dovesse inviare richiesta di dati e informazioni extra, Telegram si impegnerebbe a fornire gli indirizzi IP e i numeri di telefono di tutti i sospettati, ma non i contenuti delle chat. Questo anche perché, parola dello stesso Durov, un criminale difficilmente opererebbe sull’app senza l’ausilio di una VPN, dunque sarebbe più complicato rintracciarlo in ogni caso.
Ma cosa potrebbe succedere in futuro? L’ennesima notizia su possibile modifiche alle leggi legate alla privacy in Unione Europea non sono andate giù a Durov, tanto che ha già minacciato il possibile ritiro del servizio da alcuni mercati spiegando le ragioni sul suo canale Telegram:
A differenza di alcuni dei nostri concorrenti, non barattiamo la privacy per ottenere quote di mercato.
Il futuro della piattaforma in Italia
Sarà realmente così? Dovremo dire addio a Telegram in Italia? Almeno per il momento, questa sembra essere un’ipotesi da scongiurare. Le parole di Pavel Durov suonano più come una minaccia velata agli organi interni dell’Unione Europea e della Francia, che per prima ha proposto il disegno legge per inserire una backdoor alla crittografia delle chat private.
Considerando l’importanza economica e mediatica che i cittadini europei hanno per l’intero business dell’app concorrente di WhatsApp, viene da pensare che – in un modo o nell’altro – si giungerà a un compromesso.
L’Italia per ora sembra essere esente da questa diatriba e solo una decisione a sorpresa dell’UE potrebbe cambiare le carte in tavola. C’è in ogni caso l’AGCOM che prosegue con i suoi lavori a tutela della privacy dei cittadini residenti in Italia, e già in passato non sono mancate critiche e richieste di spiegazioni rivolte proprio a Telegram.
© RIPRODUZIONE RISERVATA