Gli Stati Uniti hanno una sola miniera attiva di terre rare. Con la Cina che stringe le maglie sull’export, la sicurezza nazionale americana è in bilico.
La guerra tra Cina e Stati Uniti non si limita a quella dei dazi ma si estende anche al settore energetico e alle terre rare.
Nel deserto del Mojave, in California, si trova l’unica miniera attiva di terre rare degli Stati Uniti: Mountain Pass. Un luogo poco conosciuto, ma di importanza strategica cruciale. Le terre rare, nonostante il nome ingannevole, non sono così rare da trovare in natura, ma la loro estrazione e lavorazione richiede competenze, investimenti e infrastrutture avanzate.
Questi 17 elementi chimici sono fondamentali per la produzione di veicoli elettrici, smartphone, turbine eoliche, batterie, tecnologie militari e altro ancora. Ed è qui che nasce il problema: attualmente, quasi il 90% dell’offerta globale è controllato dalla Cina, che ne detiene sia le riserve che la maggior parte della capacità di raffinazione.
Negli ultimi mesi, la tensione tra Stati Uniti e Cina ha portato a nuove restrizioni sull’export da parte di Pechino, che ha imposto licenze speciali su sette terre rare pesanti e alcuni tipi di magneti. Questo ha scatenato il panico tra le aziende americane e la consapevolezza che una dipendenza eccessiva dalla Cina possa mettere a rischio interi settori industriali e la stessa sicurezza nazionale.
La risposta degli Stati Uniti è in corso, ma la strada verso l’autosufficienza sarà lunga e complessa. Ecco cosa sta accadendo e quali potrebbero essere le mosse strategiche per gli Stati Uniti.
Mountain Pass: la solitudine strategica di una miniera americana
Nel panorama delle risorse critiche globali, la miniera di Mountain Pass rappresenta sia una risorsa che un limite. È l’unica miniera attualmente operativa negli Stati Uniti per l’estrazione delle terre rare, ma da sola non può soddisfare il fabbisogno interno del Paese.
Dopo essere stata abbandonata per anni, è stata riattivata nel 2017 da MP Materials, che ha iniziato a lavorare il neodimio e il praseodimio – due terre rare leggere utilizzate nei magneti per auto elettriche e turbine eoliche. Tuttavia, la lavorazione del materiale veniva in gran parte effettuata in Cina. Ora, con i nuovi dazi e le restrizioni cinesi, MP Materials ha interrotto l’invio di minerale grezzo in Asia e sta cercando di potenziare la lavorazione sul suolo americano.
Il problema principale non è tanto la disponibilità del minerale, quanto la capacità di lavorarlo. Gli Stati Uniti non dispongono attualmente delle infrastrutture industriali per raffinare le terre rare pesanti, come il terbio e il disprosio, cruciali per produrre componenti in grado di resistere alle alte temperature nei settori militare e tecnologico.
Con il prezzo del terbio già aumentato del 24% in poche settimane, i produttori iniziano a temere interruzioni di approvvigionamento e un’impennata dei costi. Se la Cina continuerà a stringere le maglie sull’export, intere filiere industriali americane rischiano di andare in crisi, comprese quelle legate alla difesa nazionale, che utilizzano le terre rare in maniera selettiva ma fondamentale. L’isolamento di Mountain Pass, quindi, non è geografico, ma strategico.
Gli Stati Uniti rispondono: investimenti, miniere e alleanze
La consapevolezza della dipendenza dalla Cina ha spinto Washington ad accelerare su una serie di strategie per rafforzare la propria autosufficienza nel settore delle terre rare. Già durante la prima amministrazione Trump, MP Materials ha ricevuto circa 45 milioni di dollari in fondi pubblici per migliorare la sua capacità operativa.
Oggi l’azienda sta costruendo un impianto in Texas per produrre magneti in terre rare, con l’obiettivo di internalizzare una fase cruciale della filiera, finora dominata dalla Cina. Ma non basta: la Casa Bianca ha firmato ordini esecutivi per semplificare le autorizzazioni per l’apertura di nuove miniere, incentivando gli investimenti nel settore minerario nazionale. Due progetti sono attualmente in fase di sviluppo: NioCorp in Nebraska e US Critical Materials in Montana.
NioCorp, in particolare, punta a costruire una miniera a Elk Creek per estrarre niobio, scandio, titanio e diverse terre rare. L’azienda sta cercando di raccogliere 1,1 miliardi di dollari e ha firmato un contratto per ulteriori trivellazioni esplorative, con l’obiettivo di ottenere un prestito federale da 800 milioni di dollari. Anche se i tempi sono lunghi (si parla di fine mandato per vedere operativa la minier) l’iniziativa rappresenta un passo importante verso la diversificazione dell’approvvigionamento.
Nel frattempo, aziende come Boeing e Lockheed Martin, direttamente colpite dalle restrizioni cinesi, osservano con attenzione l’evolversi della situazione, consapevoli del rischio strategico. Il messaggio è chiaro: la sovranità tecnologica passa anche dal sottosuolo.
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