Stangata per il terzo settore: partita IVA obbligatoria per le associazioni di volontariato dal 2021, per effetto di una novità prevista in Legge di Bilancio dovuta alla necessità di superare una procedura di infrazione UE. Ecco cosa prevede la manovra e cosa cambia.
Associazioni di volontariato con obbligo di partita IVA: nella Legge di Bilancio 2021 c’è una novità importante per il terzo settore, che rischia di trasformarsi in una vera e propria “stangata”.
Alla base della misura, che individua come soggetti IVA anche le associazioni del no profit, c’è la necessità di adeguare la normativa italiana a quella europea, e superare la procedura di infrazione n. 2008/2010.
Pur prevedendo l’applicazione del regime di esenzione IVA, per le associazioni di volontariato la Legge di Bilancio 2021 introduce l’obbligo di rispettare gli adempimenti fiscali in materia di imposta sul valore aggiunto. Un costo non indifferente, con la necessità di gestire la contabilità al pari di tutte le imprese.
Terzo settore, partita IVA obbligatoria per le associazioni: cosa prevede la Legge di Bilancio 2021
Dal Forum del Terzo Settore arriva l’appello a modificare la novità prevista in Legge di Bilancio 2021 per il mondo delle associazioni di volontariato.
Nel mirino c’è l’articolo 108 che rischia di minare alla sopravvivenza delle associazioni del terzo settore. La principale novità prevista consiste nell’obbligo anche per le associazioni di rispettare gli adempimenti IVA previsti per la generalità delle imprese commerciali.
In sintesi, l’articolo 108 del disegno di Legge di Bilancio 2021 cancella una serie di operazioni da quelle escluse dall’applicazione dell’IVA, ridisegnando in parallelo il regime di esenzione.
Se la modifica verrà approva così come prevista attualmente, sarà obbligatorio per le associazioni di volontariato aprire la partita IVA, emettere fattura elettronica ed eseguire tutti gli adempimenti fiscali che ne conseguono.
Ma cosa prevede nello specifico la norma?
Associazioni come soggetti IVA: cambiano le regole su operazioni escluse ed esenti
La modifica riguarda le norme contenute nel decreto IVA n. 633/1972, contestate dall’Europa in quanto violano gli obblighi comunitari in materia di IVA per quel che riguarda le operazioni escluse ed esenti.
Per superare la procedura di infrazione, nelle schede di lettura alla Legge di Bilancio 2021 si legge che l’articolo 108:
- elimina la norma che riconosceva l’esclusione del requisito della commercialità alle cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate ai soci, associati o partecipanti verso pagamento di corrispettivi specifici, o di contributi supplementari, determinati in funzione delle maggiori o diverse prestazioni alle quali danno diritto, in conformità alle finalità istituzionali, da associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali sportive dilettantistiche, di promozione sociale e di formazione extra-scolastica della persona, anche se rese nei confronti di associazioni che svolgono la medesima attività e che per legge, regolamento o statuto fanno parte di un’unica organizzazione locale o nazionale, nonché dei rispettivi soci, associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali;
- viene soppressa la parte della disposizione in cui, in contrasto con gli articoli 2, 9 e 132, par. 1, lett. l), e o), della direttiva IVA, si prevede che non si considerano effettuate nell’esercizio dell’attività di impresa, e come tali non rientrano nel campo di applicazione dell’IVA, le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate in occasione di manifestazioni propagandistiche dai partiti politici rappresentati nelle assemblee nazionali e regionali nonché le cessioni di pubblicazioni delle associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantistiche, di promozione sociale e di formazione extra-scolastica della persona cedute prevalentemente ai propri associati;
- viene abrogata la norma che prevede l’esclusione dal campo di applicazione IVA per la somministrazione di alimenti e bevande presso le sedi delle associazioni di promozione sociale, anche se effettuate verso il pagamento di corrispettivi specifici, sempreché strettamente complementari alle attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali e effettuate nei confronti dei soci, associati o partecipanti.
Se da un lato le associazioni vengono riconosciute come soggetti IVA, la Legge di Bilancio 2021 prevede in parallelo un’integrazione delle operazioni esenti, a specifiche condizioni e a patto di non provocare distorsioni nella concorrenza, a danno delle imprese commerciali.
Rientrano tra le operazioni esenti IVA:
- cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate da associazioni di interesse pubblico a favore di soci, associati e partecipanti;
- cessioni di beni e prestazioni di servizi ai membri di organismi senza fini di lucro; prestazioni di servizi strettamente connesse con la pratica dello sport;
- cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate in occasione di manifestazioni propagandistiche, incluse quelle per la raccolta di fondi;
- somministrazioni di alimenti e bevande presso le sedi delle associazioni di promozione sociale.
Associazioni, partita IVA obbligatoria: un aggravio di burocrazia e costi in Legge di Bilancio 2021
Passare “da esclusi ad esenti” non è una minuzia, se si guarda alla complicata normativa fiscale ed in particolare a quella in materia di IVA. Nella pratica, il passaggio previsto dalla Legge di Bilancio 2021 per le associazioni comporta l’obbligo di farsi carico di nuovi oneri, necessari per la gestione della contabilità.
Ed è proprio per evitare che il mondo del no profit si trovi sommerso dagli adempimenti previsti per i titolari di partita IVA, che il Forum del Terzo Settore ha lanciato un appello accorato al Governo, per evitare di veder soccombere molti enti di volontariato, soprattutto quelli più piccoli:
“Il Terzo settore è stato duramente colpito dalla crisi della pandemia, moltissime attività sono state sospese e rischiano di non riaprire più; questa iniziativa rischia di dare il colpo finale a gran parte del non profit. Da una parte viene stanziato un fondo straordinario per il Terzo settore non commerciale, intervento positivo anche se ancora insufficiente, dall’altra gli si complica la vita con nuova burocrazia e nuovi costi: una scelta francamente incomprensibile”
Come evidenziato dalla portavoce del Forum Nazionale, Claudia Fiaschi, alle complicazioni previste dalla Legge di Bilancio 2021 si affiancano quelle previste dal Codice del Terzo Settore, con norme che ancora oggi appaiono confuse e contraddittorie.
Se da un lato vengono promosse e apprezzate le norme che promuovono la trasparenza del settore, dall’altro è forte la preoccupazione che il mondo delle associazioni non riesca a sostenere il costo dell’innovazione, soprattutto in materia fiscale.
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