Il vicepresidente della Camera, il forzista Giorgio Mulè, spiega a Money.it perché alzare il tetto al contante non è una priorità e cosa è necessario fare nella prossima legge di Bilancio.
“Ho detto che alzare il tetto al contante non è una priorità, perché prima vengono bollette e caro-vita, ma in legge di Bilancio si deve fare, assieme a un intervento per alzare le pensioni minime e le retribuzioni dei contratti di apprendistato”. Così Giorgio Mulè, esponente di prima fila di Forza Italia e vicepresidente della Camera, chiarisce a Money.it quanto detto ieri sul limite ai pagamenti in contante.
Una dichiarazione che, seppur contestualizzata e spiegata, ha scatenato qualche malumore nella maggioranza di governo, soprattutto tra i leghisti. Proprio un esponente del Carroccio, il senatore Alberto Bagnai, ha presentato una proposta di legge per portare il limite per pagamenti e transazioni in contanti dagli attuali 2mila euro (che diventerebbero mille a gennaio) a 10mila euro. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, poi, ha confermato che il governo alzerà il tetto, ma non ha chiarito quando.
Cosa intendeva quando ha detto che il tetto al contante non è una priorità?
Nessuna polemica: quello che ho detto è molto chiaro. Il tetto non è una priorità perché le priorità sono le bollette e il caro-prezzi, con la necessità di nuovi aiuti immediati a famiglie, imprese e lavoratori. Dobbiamo dare agli italiani la certezza di accendere la luce e il forno, la stufa, perché al momento non tutti hanno i soldi per pagare le bollette. Prima del tetto è ovvio che in cima alle priorità c’è altro. Poi quella è certo una battaglia storica del centrodestra ed è grazie ad un emendamento della nostra coalizione se abbiamo mantenuto il tetto a 2mila euro rispetto alla proposta del governo Draghi di ridurlo a mille. L’innalzamento al limite del contante, comunque, non è una misura che ha effetti immediati, ma una modalità dal punto di vista pratico che consente di essere più liberi, per chi ha quella disponibilità di denaro, di poterlo spendere.
La Lega propone una soglia di 10mila euro e ha presentato un’apposita proposta di legge. Da Fratelli d’Italia il ministro Ciriani dice di valutare un massimo di 5mila euro. Forza Italia che soglia propone?
Innanzitutto dico: dopo i primi interventi su caro-bollette e inflazione, il tetto sia messo in legge di Bilancio. Non è cosa che si può fare in un decreto, perché mancano i caratteri di necessità e urgenza, mentre se si fa tramite legge impieghiamo un anno. La materia non mi appassiona, ma il principio che va salvaguardato è che ognuno se vuole spendere soldi in contante li spende, altrimenti no. Ovviamente suona difficile pensare che qualcuno possa andare in giro con diecimila euro in tasca o con i rotoloni di Paperon de’ Paperoni. Se l’attuale tetto di 2mila si porta a 3mila, 4mila o 5mila, che già sono tanti soldi in tasca, potrebbe essere più che sufficiente.
A proposito di legge di Bilancio, dal discorso in Parlamento della presidente Meloni sembra che non ci sia spazio per le promesse fatte in campagna elettorale da Silvio Berlusconi. Rischiano di saltare: dentista gratuito agli anziani meno abbienti, aumento delle pensioni minime e retribuzioni più alte per gli apprendistati dei giovani. Siete delusi?
Dobbiamo essere molto chiari: ci sono elementi dell’assistenza sociale e del Welfare che sono imprescindibili, anche a costo zero dal punto di vista fiscale, altri che sono in parte rinviabili. Ci vuole un intervento immediato sul fisco che sia un segnale per una riforma futura più strutturale, allargando la flat tax per le partite Iva fino a 85-100mila euro. Poi sulle pensioni minime: è un baluardo non ideologico, ma necessario e anche qui il segnale di aumento va dato, soprattutto per chi ha assegni fino a 500 euro. L’obiettivo può essere di legislatura, ma la legge di Stabilità può iniziare a farlo. Lo stesso vale per i contratti di apprendistato per i giovani, da portare ad almeno mille euro. Questi, poi, sono soldi che non tira fuori lo Stato, ma le imprese: su questo le aziende vanno sostenute, in vari modi.
Anche sul cuneo fiscale bisogna agire subito per alzare gli stipendi dei lavoratori?
Sì, bisogna rafforzare quanto fatto da Draghi e va fatto subito. L’obiettivo, come spiegato da Meloni, è tagliare di almeno 5 punti il cuneo per lavoratori e imprese.
Il rischio, però, è che non ci siano abbastanza soldi, dove intendete trovarli? Si può alzare la tassa sugli extraprofitti delle società energetiche?
I conti li vedremo, rispetto anche a costi di bilancio che possono essere spostati, ad esempio tramite la riforma del Reddito di cittadinanza. Poi ci sono la pace fiscale e una seria revisione della spesa pubblica, che realizzano risparmi già in un anno. Noi nel nostro programma avevamo previsto spese per 90 miliardi, individuando coperture per 100 miliardi, agendo su tutte le leve. Quanto agli extraprofitti, partiamo dalla revisione e correzione normativa della legge attuale. Va riaperto immediatamente un confronto con le aziende energetiche per concordare una norma che dia certezza di riscossione.
Per la formazione del governo ci sono state molte polemiche rispetto ai veti di Meloni su alcuni nomi di Forza Italia. Perché secondo lei, in particolare su Licia Ronzulli? Ha vinto l’area del partito che fa riferimento a Tajani ed è più vicina alla premier?
Sarebbe sciocco negare che ci sono state discussioni. Direi che è nella natura umana che durante la fase di costruzione di governo c’è chi brama, chi trama e chi trema per fare il ministro. Convergono duemila sensibilità e poi bisogna fare sintesi, ma noi l’abbiamo fatta. Il problema è qualificare come veti dei confronti che ci sono stati su alcune posizioni, tuttavia alla fine quello che conta sono i fatti. Questo è un governo con un’anima importante di Forza Italia anche tra i ministri e la fiducia è stata votata senza defezioni.
Berlusconi, nonostante rimanga il vostro primo punto di riferimento, ha un’età avanzata. Ora che il vostro coordinatore Tajani è diventato anche ministro degli Esteri e vicepremier, non ci sarebbe bisogno di una nuova figura di coordinamento o di una nuova co-direzione tra i dirigenti del partito?
Berlusconi è il nostro leader indiscusso e anche l’ultima campagna elettorale dimostra quanto lui sia straordinariamente giovane a dispetto dell’età. Quello che devono fare i dirigenti di Forza Italia è aiutare Berlusconi a far muovere le gambe al partito sui territori, in modo autonomo. Servono quindi energie dedicate e tutti dobbiamo farlo.
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