The Rock Trading, cosa succede? Oggi si riuniscono gli azionisti per fare il punto della situazione riguardo all’interruzione del servizio e l’elezione del nuovo direttivo.
La società che controlla The Rock Trading, ossia Digital Rock Holding si riunirà oggi, 21 marzo, ed eventualmente domani a Milano per fare il punto sulla vicenda che vede l’exchange di criptovalute bloccato ormai da un mese. In un comunicato diffuso dalla società si apprende che gli obiettivi dell’incontro sono principalmente due: quello di nominare il «nuovo organo amministrativo a seguito di decadenza del Consiglio di Amministrazione per venir meno della maggioranza degli amministratori nominati dall’assemblea» e fare il punto sulle«vicende occorse, nonché sulle misure adottate e sulle azioni intraprese con riferimento all’interruzione dell’operatività della piattaforma The Rock Trading».
Attualmente non è possibile sapere se durante questa riunione le cose cambieranno in positivo o in negativo. Le prime novità si avranno, al più tardi, entro domani alle 14.00, quando gli incontri saranno sicuramente terminati. Ma cosa sta succedendo a The Rock Trading e come siamo arrivati a questa situazione?
The Rock Trading: cosa succede?
The Rock Trading è una piattaforma per l’exchange di criptovalute nata a Milano nel 2011 da due fondatori: Andrea Medri e Davide Barbieri. La piattaforma, che è stata una delle prime di questo genere a nascere in Italia, conta circa 34mila utenti registrati.
I problemi sono iniziati il 17 febbraio quando, con un comunicato stampa, l’azienda ha riferito una mancanza di liquidità e l’incapacità di fare fronte a tutte le richieste di prelievo. Da quel momento, gli utenti non hanno più avuto la possibilità né di prelevare, né di depositare criptovalute, né di controllare il proprio saldo, salvo poi acquisirla nuovamente il 21 febbraio.
A questi eventi sono seguite le dimissioni di Stefania Barsalini, presidente di The Rock Trading, arrivate il 23 febbraio, e poco dopo la dichiarazione da parte del SITI (Sindacato Italiano per la Tutela dell’Investimento e del risparmio) di voler avviare una class action per tutelare coloro che possedevano delle criptovalute sull’exchange, nonché coloro che avevano partecipato al crowfunding lanciato nel 2020 dalla società che controlla l’exchange, Digital Rock Holding.
Dato l’eco mediatico riscontrato dalla vicenda, la Procura di Firenze prima, e quella di Milano dopo, hanno deciso di aprire un fascicolo ciascuno sull’accaduto e iniziare a investigare. Le investigazioni hanno portato alla perquisizione degli uffici dell’azienda e delle abitazioni dei fondatori e sono attualmente in corso. Le ipotesi di reato che per ora sono state formulate sono diverse: truffa, frode informatica, appropriazione indebita e falso in bilancio.
The Rock Trading: misteri irrisolti e possibili soluzioni
Le ragioni che hanno portato al blocco dell’operatività di The Rock Trading sono ancora avvolte nel mistero, su di esse stanno investigando le Forze dell’Ordine. Non sono chiare, ad esempio, le dinamiche che hanno visto la società perdere 900mila euro in ether a causa di un attacco hacker registrato nel bilancio del 2021.
A questo si aggiunge poi la questione degli hardware wallet, ossia le chiavette in cui la piattaforma teneva le proprie riserve sociali. Questi hardware, poi ritrovati vuoti, sono stati svuotati di un contenuto di cui non si conosce l’esatta entità.
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, a doversi occupare di questi wallet sarebbe dovuto essere Barbieri, uno dei due fondatori che, a causa di una sedicente malattia, si sarebbe assentato per mesi prima che accadessero tutti i fatti in oggetto.
Sempre secondo la stessa fonte, pare che i due fondatori, oggi in aperto conflitto tra loro, abbiano utilizzato i fondi degli utenti della piattaforma al fine di coprire alcuni investimenti diretti fatti in criptovalute. Il crollo di mercato che si è poi manifestato nel 2022 avrebbe poi peggiorato ulteriormente la situazione.
In un documento che è circolato tra i membri della società nelle scorse settimane è poi stata ventilata un’ipotesi per cercare di risollevare la situazione. L’idea sarebbe quella di creare un token rappresentativo del debito che si è venuto a creare, quotarlo separatamente e sperare che permetta alla società e ai clienti di tornare in possesso dei loro investimenti.
Pare tuttavia improbabile che questa proposta venga effettivamente portata sul tavolo del dibattito odierno, specialmente perché per fare in modo che questa soluzione sia fruttuosa è necessaria la fiducia degli utenti, che adesso come non mai sembra mancare.
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