Il caso delle trivelle oltre ai movimenti infiamma anche il governo: ecco cosa sta succedendo e quali sono i motivi della lite Lega-M5S.
Come se non bastassero TAV e TAP, adesso anche le trivelle spaccano il “governo del cambiamento”. Dopo l’ennesimo pasticcio delle autorizzazioni prima concesse e poi pronte a essere stoppate, Lega e Movimento 5 Stelle si trovano di nuovo su due posizioni completamente differenti.
Ma cosa riguarda questa vicenda delle trivelle? Dal Referendum del 2016 fino alla recente polemica politica vediamo tutte le tappe di una vicenda che, ancora una volta, vede le due anime del governo distanti.
La questione delle trivelle
La questione delle trivelle balzò per la prima volta agli onori della cronaca nel 2016 quando, un po’ in sordina, ad aprile i cittadini vennero chiamati a esprimersi su un Referendum che proponeva lo stop al rinnovo delle concessioni per estrarre idrocarburi in mare, entro le 12 miglia nautiche dalle coste italiane, fino all’esaurimento dei giacimenti.
Alle urne però si recarono soltanto il 31,19% degli aventi diritto, così il Referendum non riuscì a passare il quorum del 50% nonostante la schiacciante vittoria del Sì che ottenne l’85,85% dei voti.
Tutto rimase invariato quindi con il Movimento 5 Stelle e la Lega che si erano apertamente schierati con il Sì in merito al Referendum. “Il 17 aprile vota Sì stop trivelle alla faccia di Renzi” era uno degli slogan social del carroccio.
Per il Movimento 5 Stelle il tema è sempre stato una autentica battaglia da portare avanti, come ribadito anche nell’ultima campagna elettorale dove i pentastellati hanno fatto il pieno di voti in Puglia e in Basilicata.
Il comportamento del nuovo governo
Con questi presupposti, si pensava che le trivelle potessero avere i giorni contati dopo la nascita del governo gialloverde. Lo scorso 5 gennaio invece ecco che i Verdi scoprono come il Ministero dello Sviluppo Economico, guidato da Luigi Di Maio, aveva dato il via libera a nuove autorizzazioni.
“Il Ministero dello Sviluppo Economico di Luigi Di Maio - ha accusato Angelo Bonelli dei Verdi - ha dato il via libera alle trivelle per la ricerca del petrolio nel mar Ionio. In data 31 dicembre 2018 è stato pubblicato sul BUIG (bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle geo risorse) che autorizza tre nuovi permessi (F.R43-44-45.GM) di ricerca petrolifera su una superficie complessiva di 2200 km/q a favore della società americana Global MED LLC, con sede legale in Colorado, Usa”.
Sempre secondo Bonelli “la ricerca autorizza l’uso dell’air gun, le bombe d’aria e sonore, che provocano danni ai fondali e alla fauna ittica”. Con la diffusione di questa notizia, grande è stato l’imbarazzo nei 5 Stelle.
Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa si è subito affrettato a puntualizzare di “non aver mai firmato autorizzazioni a trivellare il paese”, mentre Luigi Di Maio si è giustificato dicendo che “le autorizzazioni le aveva concesse il precedente governo”.
Si arriva così al 9 gennaio, quando il Movimento 5 Stelle presenta un emendamento al Decreto Semplificazioni che prevede uno stop di tre anni “ai permessi di prospezione e di ricerca già rilasciati, nonché i procedimenti per il rilascio di nuovi permessi di prospezione o di ricerca o di coltivazione di idrocarburi”.
Il governo quindi sarebbe pronto a rimediare fermando tutte le autorizzazioni pendenti, sarebbero al momento 40 in totale, smentendo di fatto la versione che nulla si poteva fare per fermare l’iter avviato dal precedente governo.
Lo strappo tra Lega e 5 Stelle
La retromarcia del Movimento 5 Stelle però non sembrerebbe essere piaciuta alla Lega, nonostante che come abbiamo visto Salvini e il carroccio nel 2016 si siano espressamente dichiarati a favore del Referendum sull trivelle.
La prima a smarcarsi è stata Vannia Gava, sottosegretaria all’Ambiente della Lega, che ha dichiarato come sia sbagliato bloccare le autorizzazioni in quanto “non possiamo consentire che la paura blocchi lo sviluppo”.
Posizione personale? Neanche per idea visto che a stretto giro è arrivata anche la stoccata da parte di Matteo Salvini: “Trivellare vicino alla costa no, ma dire di no a ricerche in mezzo al mare per partito preso rimettendo in discussione contratti già fatti non mi sembra molto intelligente”.
Resta da capire adesso cosa ne sarà dell’emendamento annunciato nel Decreto Semplificazioni per fermare le trivelle. Lega e Movimento 5 Stelle si ritrovano quindi di nuovo su posizioni opposte.
Anche sul fronte TAV il carroccio ha annunciato la propria presenza nel sit-in in programma a Torino in favore dell’opera. Screzi questi che si uniscono a quelli sui migranti, tanto che anche i decreti per il Reddito di Cittadinanza e Quota 100 sono fermi con il tutto rimandato alla prossima settimana.
Finora Di Maio e Salvini sono sempre riusciti a sciogliere i vari nodi giungendo a dei compromessi. Questa volta però la distanza sembrerebbe essere abissale: il governo cadrà sul petrolio come ha ipotizzato Bonelli? Non resta che aspettare di vedere se l’emendamento verrà approvato o meno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA